GREVE IN CHIANTI – Una lettera aperta, inviata al Gazzettino del Chianti dai medici di medicina generale del comune di Greve in Chianti.
Firmata da Andrea Aristippo, Matteo Baldini, Giulia Bonciani, Andrea Bonucci, Barbara Dal Borgo, Ilenia Falai, Fulvio Fusi, Maria Cecilia Porciatti.
E’ una riflessione sulla telemedicina. E sulla volontà, opposta, di esserci.,.. in carne ed ossa. La riceviamo e, molto volentieri, la pubblichiamo.
In questo periodo di campagna elettorale si è parlato molto di medicina del territorio, spesso senza alcuna cognizione di causa.
Ecco perché, come medici di medicina generale, ci sembra opportuno condividere una nostra riflessione su un tema che per noi è particolarmente importante.
Cos’è la telemedicina di cui tutti parlano? E cosa vuol dire incentivare la telemedicina a Greve?
Molti pensano che la telemedicina sia una webcam, un email o una videochiamata in grado di portare ad una diagnosi ed a prescrivere una terapia. In realtà il nostro lavoro di medici di medicina generale è esattamente il contrario.
La conoscenza del paziente, delle sue abitudini, della famiglia e della sua storia, la possibilità di vedersi in ambulatorio o a casa e di parlarsi faccia a faccia.
E il momento della visita medica, poter ascoltare, vedere e toccare il nostro paziente. Tutto ciò secondo noi non può essere sostituito da una videochiamata o da un’intelligenza artificiale.
Nella nostra opinione di medici “di campagna” la telemedicina può trovare applicazione solo ed esclusivamente in alcuni settori specialistici, ma non nel nostro lavoro.
La medicina generale è prossimità, non distanza e quello che ci preoccupa è che questa tendenza a fare i medici a distanza iniziata durante il Covid possa coinvolgere anche il nostro lavoro di medici di famiglia.
Questo purtroppo sta già succedendo in altri Paesi, vedi ad esempio l’esperienza di un servizio sanitario simile al nostro, quello inglese (https://www.nhs.uk/nhs-services/gps/videoconsultations).
Infine, si è parlato da più parti di carenze nell’assistenza territoriale e qualcuno ha addirittura pensato a gazebo dove visitare pazienti bisognosi.
Ma ci sono veramente queste carenze numeriche nella medicina del territorio e come è organizzato il nostro lavoro a Greve?
Ci troviamo in un momento storico di grave carenza di medici in Italia, un momento in cui la politica nazionale ed il PNRR spingono per la formazione di un unico ambulatorio centralizzato a cui far afferire la popolazione di tutto il comune.
Negli ultimi anni, invece, noi medici di medicina generale che operiamo nel comune di Greve in Chianti abbiamo fatto una precisa scelta in controtendenza, mantenendo aperti in uno dei comuni più estesi d’Italia, più ambulatori possibili, riuscendo ad arrivare a coprire i territori di Panzano, Greve, Strada e San Polo.
Nello stesso periodo, in altri comuni si è assistito alla chiusura di numerosi ambulatori periferici (per citarne solo alcuni Romola, Chiesanuova, San Pancrazio, Pozzolatico).
Siamo convinti dell’utilità della nostra decisione di poter essere il più possibile vicini anche
alle frazioni del nostro Comune, nei limiti delle nostre possibilità, nonostante questa scelta significhi per noi dover sostenere spese maggiori e una maggiore complessità organizzativa.
©RIPRODUZIONE RISERVATA