GREVE IN CHIANTI – Le battaglie interne a Forza Italia, che hanno visto alcuni militanti chiedere (subito respinte) le dimissioni al consigliere comunale Carla Cavaciocchi, sarebbero la prova di un "inciucio alla grevigiana" fra partito azzurro e Pd, con la "regia" del grevigiano più famoso del momento, quel Marco Carrai in procinto di raggiungere a Roma Matteo Renzi.
A dirlo è il MoVimento 5 Stelle di Greve in Chianti, che dà la sua lettura al caos scatenatosi in questi giorni nei berlusconiani di Greve.
"A Greve in Chianti – sintetizzano – feudo di Marco Carrai, prove ulteriori di “ inciucio “ tra Pd e Forza Italia verso il Partito della Nazione".
"I fatti – proseguono ci dicono che alle elezioni amministrative del 2014 Forza Italia ha ottenuto un consigliere con l'8,28% dei voti, rispetto al 20,96% del 2009, quando annoverava ben tre consiglieri, tra i quali Giuliano Sottani".
"Per individuare le cause di questa clamorosa sconfitta – rimarcano – non c'è bisogno di scomodare politologi famosi, basta chiederlo a Giuliano Sottani che, avendo già dichiarato la sua fede” renziana” fin dal 2014, oggi si direbbe in transito verso il Pd, insieme probabilmente ad altri elettori forzisti, molti dei quali erano già stati visti partecipare alle ultime primarie del Pd che decretarono la vittoria dell’attuale sindaco".
"L'unica eletta di Forza Italia dunque – continuano quelli del M5S grevigiano – è stata Carla Cavaciocchi, residente a Firenze che, per varie motivazioni ha partecipato a pochissime sedute del consiglio comunale, risultando assente non giustificata sicuramente per più di tre sedute consecutive, violando così oltre ogni limite il “Regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale" senza che né il presidente del consiglio comunale né il sindaco abbiano assunto le iniziative opportune per far cessare uno stato palese di irregolarità".
"La questione è diventata adesso di dominio pubblico – tengono a dire – nel momento in cui a chiedere le dimissioni della consigliera è stato il capolista di Forza Italia, Simone Verniani. La sua presa di posizione politica è netta e assai critica, in quanto dice che la Cavaciocchi, “si è resa responsabile di una riprovevole e continuata assenza dai banchi del consiglio… venendo meno all'impegno preso in campagna elettorale". Se non avesse sollevato la questione Simone Verniani, quanto saremmo andati avanti con questo silenzio-assenso?".
La ricostruzione dei pentastellati grevigiani prosegue: "L'ultimo tassello del mosaico lo ha aggiunto proprio la consigliera Cavaciocchi che dichiara che non ha nessuna intenzione di dimettersi, lodando apertamente il lavoro del sindaco, anche se per ora non può schierarsi palesemente".
"Quando però la Cavaciocchi parla di un cambio di passo della politica grevigiana – dicono – dovrebbe spiegarsi meglio, perché noi non abbiamo visto niente di tutto questo. Le questioni urbanistiche proseguono l’iter impostato nel passato, senza discostarsi di una virgola da ciò che era stato messo in evidenza, come per esempio la necessità di un nuovo piano regolatore".
Ricordano che "a iniziare dall'attuale segretario del Pd, Paolo Saturnini, vi erano molti contrari alla scelta fatta dal sindaco Bencistà di aprire un nuovo capitolo con la redazione di un nuovo Piano Strutturale e di un nuovo Regolamento Urbanistico, scelta mantenuta invece dall'attuale amministrazione, che dunque non ha svoltato ma ha… assecondato".
"Per la vicenda del Ferrone – rilanciano – ci sembra che l'unica cosa certa sia la necessità di salvaguardare l'abitato da future inondazioni con il potenziamento delle casse d'espansione, con interventi sulle situazioni di pericolosità e di fragilità, diminuendo la pressione edilizia a vario titolo e intervenendo invece sulle carenze infrastrutturali. Sottani ribadisce la necessità di una cassa d’espansione, cancellata nei progetti durante l’amministrazione Hagge, motivo per cui tutta la lottizzazione subì un arresto forzato durante il mandato di Bencistà. Oggi se la questione Ferrone si è sbloccata è solo grazie alla fine di tutti gli iter burocratici, che hanno, guarda caso, sancito la necessità di quella famigerata cassa d’espansione, causa di tanti litigi ed accuse. Dunque niente cambio di passo ma prosecuzione dei progetti e delle politiche intraprese nel passato".
"Ecco perché – tornano a dire – Carla Cavaciocchi non ci ha convinti e ci siamo rafforzati nell'opinione invece che esista un accordo tra Pd ed il capogruppo di Forza Italia per non far scattare le norme previste dall'art 12 cap II del Regolamento che recita: “…i consiglieri decadono in caso di assenza ingiustificata a più di tre riunioni consecutive del Consiglio comunale…Ciò può avvenire anche su istanza di ogni cittadino elettore”".
"E adesso veniamo a Marco Carrai – sottolineano tirando di nuovo in ballo il grevigiano… sulla bocca di tutti – Siamo convinti che, da un punto di vista politico, ci sia anche la sua manina in questo accordo. Seguendo negli anni la politica grevigiana ci siamo imbattuti in una frase che riassume perfettamente il concetto e che spesso ci torna alla mente, "a Greve non si muove foglia che Marchino non voglia". Il tutto è poi certificato da quello che accade in Parlamento con il gruppo di Verdini: il Pd e soprattutto Renzi, pur di mantenere il potere, sono disposti a tutto".
"Qui a Greve – concludino – il Pd non ha problemi di numeri, ma un consigliere d’opposizione silente, anzi, consenziente, è un’opportunità sia per il Pd che per Forza Italia, per i motivi sopra esposti. Attenti a non scoprirsi troppo però, altrimenti non si potrà più negare l’evidenza!".
di Matteo Pucci
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