MELETO (GREVE IN CHIANTI) – Nonostante la bonifica effettuata fino a tarda notte di ieri, lunedì 1 agosto, del terreno coltivato a vigna, olivi, e parte di bosco, di proprietà dell’azienda Castel Ruggero Pellegrini, andato a fuoco fra Meleto e Sezzate, nella tarda mattina di oggi sono dovuti intervenire di nuovo i vigili del fuoco di Figline e i volontari de La Racchetta del Ferrone.
Motivo? Spegnere i focolai che si erano riaccesi da quello che rimaneva dei grossi ceppi degli alberi, andati carbonizzati.
Niente di particolare rispetto all’inferno che si era sviluppato ieri, ma l’intervento è stato necessario affinché il fuoco non riprendesse ad attaccare altre parti.
Purtroppo in alcune abitazioni al momento non ci sono né acqua né luce; sul posto tecnici di E-distribuzione devono sostituire i cavi andati distrutti, e riportare così quanto prima l’energia elettrica nelle abitazioni.
Tantissimi i danni, compresa una rimessa agricola dove si trovavano i vari mezzi per i lavori agricoli. Per fortuna le case coloniche non sono state toccate dal fuoco, sebbene momentaneamente non vi abiti nessuno.
Tanto spavento da parte anche delle varie aziende della piana artigianale di Meleto, separate dal rogo dalla SP119 del Palagione: ci sono stati lunghi minuti nei quali sembrava proprio che le fiamme potessero raggiungerla.
“I nostri operai erano tutti fuori dall’azienda con le gomme dell’acqua – ci dice la titolare dell’azienda più vicina all’incendio – eravamo terrorizzati, ma pronti a salvare i capannoni insieme ai vigili del fuoco e ai volontari antincendio”.
“Per fortuna il fuoco non ha oltrepassato la strada – racconta ancora – ma la paura era anche che il vento potesse spingere sul tetto, dove tra l’altro abbiamo i pannelli solari, i tizzoni accesi. Sarebbe stato un bel dramma: ma per fortuna eccoci qua”.
L’odore di bruciato entra ancora in gola. E ci vengono alla mente le parole di un volontario de La Racchetta che abbiamo sentito ieri sera.
“Quando siamo riusciti a evitare che le fiamme arrivassero ad attaccare le case – ci aveva raccontato – siamo andati subito a fare il rifornimento dell’acqua. Sembrava che fossimo riusciti a sconfiggere il fuoco, ma una folata di vento improvvisa ha cambiato tutte le nostre speranze, rinforzando e attaccando di nuovo i campi”.
“E’ stata una giornata lunghissima – aveva proseguito – e forse per la prima volta abbiamo temuto di non farcela: il fumo, il calore del fuoco e anche il tremendo caldo. Era insopportabile: ma grazie alla nostra unione ce l’abbiamo fatta”.
“Saltato il pranzo – erano state ancora le sue parole – abbiamo fatto in tempo a cenare. Poi sul letto, stremati, ma con ancora accanto, sul comodino, la radio. Che ha gracchiato a lungo. Ogni momento era buono per uscire di nuovo”.
“Quest’anno è un vero inferno – aveva concluso – speriamo che presto arrivi l’acqua dal cielo a darci una mano”.
Questo è il pensiero di uno dei tanti volontari, decine e decine anche nel nostro territorio fra La Racchetta e Vab, che si prodigano a partire con le “campagnole” e i vari mezzi dove c’è bisogno. Semplicemente fondamentali.
@RIPRODUZIONE RISERVATA