GREVE IN CHIANTI – “Sospesa l’ordinanza di rilascio provvisorio. Il centro culturale vivrà ancora”.
Lo annunciano Duccio Trassinelli e Demetria Verduci, che dalla Pieve di San Cresci, da dove si stanno battendo da mesi per non essere sfrattati, danno questo aggiornamento.
“L’avvocato Francesca Sbragia – dicono – nostra legale, ha ottenuto la prima vittoria. Il giudice ha sospeso l’ordinanza di rilascio a seguito dell’opposizione da lei presentata”.
“Il prossimo 27 ottobre – rimarcano – non si presenterà l’ufficiale giudiziario con la forza pubblica a mettere fine a trenta anni dedicati a mantenere e curare un immobile della Diocesi”.
“In una lettera al vescovo di Fiesole – ricordano – mesi fa avevamo scritto che la stessa tenacia e forza che abbiamo messo per ricostruire San Cresci, l’avremmo utilizzata per portare avanti questa battaglia, fino al riconoscimento di ciò che è stato fatto”.
“San Cresci – sottolineano ancora – con il suo centro culturale e residenza per artisti internazionali continuerà ad esistere”.
“Non cesseremo di tenere alta l’attenzione su questo caso – dicono da La Macina di San Cresci – la petizione ha raggiunto quasi 15.000 firme , tante persone hanno lasciato commenti di profonda solidarietà, artisti da tutto il mondo si sono mobilitati inviando lettere e testimonianze video che presto saranno pubblicate, un cartoonist inglese sta elaborando la storia”.
“Il cardinale Gianfranco Ravasi – sono ancora parole che arriva da La Macina – in una recentissima lettera, spera ancora che la sua mediazione morale con il vescovo, non sia invano”.
“Sarà una nuova vita – rilanciano – piena di iniziative che sanciscano la cultura e l’arte come linfa e cibo della vita e non la ricchezza materiale”.
“La causa legale continuerà col mutamento di rito. E’ una prima vittoria – commentano i
coniugi Trassinelli – anche se finora, e per di più con la mancanza di lavoro dovuta alla
pandemia, abbiamo speso circa 12.500 euro per spese legali e oneri per la mediazione
obbligatoria”.
“E altrettanti immagiamo ne abbia spesi il parroco – concludono – soldi che certamente potevano essere destinati a qualche fine migliore”.
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