GREVE IN CHIANTI – “E’ sempre piĂą evidente come la crisi del cementificio di Testi, oggi Buzzi-Unicem, un tempo Sacci, sia una crisi voluta dalla proprietĂ per utilizzare al meglio gli altri loro impianti dopo essersi assicurata una fetta molto importante del mercato toscano del cemento”.
A dirlo è Sinistra Civica Ecologista Chianti Fiorentino, che tiene i riflettori puntati sulla vicenda dei lavoratori e delle loro famiglie.Â
“Per parte nostra – proseguono – esprimiamo la solidarietĂ assoluta di Sinistra Civica Ecologista – Chianti Fiorentino ai lavoratori dello stabilimento da settimane in presidio lungo la SP 33 di Testi, impegnandoci nelle istituzioni ed a ogni livello perchè la proprietĂ receda da questo disegno di smobilitazione di un impianto che da oltre cento anni ha dato lavoro a tanti cittadini chiantigiani”.
E domani, sabato 28 novembre, alle 12 al presidio arriverĂ Serena Spinelli, assessore regionale alle politiche sociali, edilizia residenziale pubblica e cooperazione internazionale.
“Siamo e saremo a fianco delle istituzioni locali e delle organizzazioni sindacali – annunciano – nelle iniziative che si stanno mettendo in atto per salvare i posti di lavoro. In particolare crediamo sia necessario ed importante far capire che vigileremo affinchĂ© Buzzi-Unicem non possa smobilitare… senza pagare il conto: metteremo in campo ogni azione per obbligare la proprietĂ a mettere in atto la bonifica completa del sito produttivo”.
“Un’attivitĂ che nella peggiore delle ipotesi – precisano – che non auspichiamo, garantirebbe l’occupazione per alcuni anni, oltre ad essere la precondizione per una riconversione produttiva della zona verso nuove opportunitĂ produttive nel segno della sostenibilitĂ . Per queste azioni che l’azienda dovrĂ compiere, sarĂ determinante il ruolo della Regione Toscana che non ci stancheremo mai di richiamare e sostenere in questo impegno forte e continuo”.
“La crisi derivata dalla pandemia di questo maledetto 2020 – rimarcano – ha messo ben in evidenza che al nostro “Chiantishire” non può bastare un’economia basata esclusivamente sui (pur importanti) turismo ed vino, settori troppo legati a instabilitĂ derivanti da fattori esterni: crisi internazionali, dazi”.
“Il Chianti – dice ancora SCE – una terra conosciuta nel mondo come luogo di bellezza e qualitĂ può promuovere un nuovo modello di sviluppo realmente sostenibile che parta dall’intelligenza e dalle capacitĂ dei suoi imprenditori e dei suoi lavoratori e che tenga assieme agricoltura, manifattura e turismo e servizi”.
“I fondi che arriveranno anche in Toscana dal Recovery fund europeo – suggeriscono – possono essere indirizzati anche per riqualificare e rilanciare il manifatturiero ed i siti produttivi esistenti nel senso della sostenibilitĂ ”.
“E’ una sfida a tutto tondo per la politica locale – concludono – da affrontare assieme ad imprenditori e organizzazioni sindacali e che mette assieme tantissime questioni: infrastrutture, urbanistica, sicurezza idrogeologica, formazione professionale continua, capacitĂ finanziaria, ascolto e condivisione”.
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