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venerdì 29 Marzo 2024
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    Le risposte date alla casa del popolo da Lazzerini, Bianchi, Calamandrei, Vannicelli Casoni

    Confronto pubblico fra quattro dei cinque candidati a sindaco che il 26 e 27 maggio si contenderanno la vittoria alle elezioni amministrative di Impruneta, organizzato per le celebrazioni del primo maggio da casa del popolo di Impruneta, sezione soci Coop Impruneta e Spi Cgil, nell'auditorium della casa del popolo imprunetina.

     

    Assente solo Maria Teresa Lombardini (candidata per Fratelli d'Italia), in quattro hanno risposto alle domande poste del moderatore Matteo Pucci, direttore responsabile de Il Gazzettino del Chianti: Riccardo Lazzerini (Il Coraggio di Cambiare), Alessio Calamandrei (Pd), Francesco Bianchi (MoVimento 5 Stelle), Piero Vannicelli Casoni (Obbiettivo Comune).

     

    A introdurre il confronto Marco Mantelli, coordinatore della Cgil del Chianti: "Pensiamo ancora – ha detto Mantelli – pur con tutti i tagli derivati dalle Finanziarie, che il Comune sia il fondamento, che può risolvere problemi e dare degli indirizzi. Anche nel nostro, che è un territorio complesso ma un bel territorio, con il cuore pulsante nel manifatturiero".

     

    "Essendo a Impruneta – ha detto ancora – non si può non parlare del cotto, che in questi anni ha visto tenere botta nelle vertenze, nelle difficoltà, ma oggi dobbiamo cercare di dare una prospettiva a queste imprese: i capannoni vuoti devono darci lo spunto per capire tutti insieme quel che si può fare. Bisogna abbandonare i campanili: ormai si parla di Europa, di mondo. Da sempre abbiamo detto che il sindacato da solo non ce la fa. Dobbiamo fare squadra, lanciare un messaggio verso quelle istituzioni che hanno risorse da investire in quelle aziende virtuose, che fanno innovazione e buona occupazione".

     

    "Poi – ha concluso – c'è la contrattazione sociale, per tutelare i più deboli, coloro i quali sono maggiormente in difficoltà: sapendo che le risorse non sono tante va fatto un ragionamento di priorità. Parliamo di cose concrete: di tariffe sui rifiuti, di mensa scolastica, di trasporto pubblico… . Parole chiave devono essere universalità e solidarietà".

     

    Poi il via al confronto, con quattro domande e quattro minuti per ogni risposta.

     

    Settori produttivi. Nel cotto come avete intenzione di muovervi? Aprire anche a Greve oppure serrare i ranghi a Impruneta?


    Calamandrei: "Come più volte ho dichiarato credo che il dubbio su aprirsi o chiudersi va discusso con le aziende del territorio. Non si può che partire dalle aziende: credo che il disciplinare sul cotto dell'Impruneta vada fatto. Bisogna aprire a un cotto di area ma con diversificazioni. E' chiaro che questa diatriba sul chiudersi o aprirsi vada risolta: mantenendo però i due livelli. Nel cotto le parole d'ordine devono essere ricerca, innovazione, sviluppo, tecnologia. Bisogna ripensare le forme, i materiali, andare oltre gli orci e i vasi. Trovando un uso diverso anche nelle nostre abitazioni. La tecnologia può servire anche ad abbassare i costi di produzione. Poi c'è la Fornace Agresti, che deve diventare la fucina delle idee sul cotto dell'Impruneta. Ad esempio sull'inserimento delle tegole del solare termico sui tetti dei centri storici: pare che ci sia qualche spiraglio in questo senso. Può essere un buon punto di ripartenza".

    Bianchi: "Secondo noi del M5S è necessaria la concertazione con le imprese e l'innovazione. Quando un mercato va male si serca di spingere con la promozione, per la quale però servono investimenti. Le aziende devono raccoglierne di nuovi e cercare nuovi mercati. Tutti dobbiamo fare squadra: la creazione di un marchio è fondamentale, quando c'è crisi ci si deve spostare dal materiale al marchio per dare forza. Non sono per l'apertura al Chianti in generale e a Greve in particolare. Credo nella valorizzazione del nostro prodotto che purtroppo in questi anni ci ha visti adagiare su noi stessi: si è pensato che il cotto si vendesse da solo. L'amministrazione deve coordinare un tavolo con le aziende che devono trovare delle soluzioni che facciano del bene a tutti. Vanno trovate delle idee da condividere e ampliare. Due le direttrici: una macro, un tavolo di concertazione fra imprese per iniziative di creazione del marchio e promozione; uno micro, ovvero promuovere la diffusione a livello locale, penso alle targhe dei rioni in cotto. Se il cotto decolla va meglio il turismo, il settore enogastronomico. Serve l'impegno da parte di tutti".

    Vannicelli: "Io sono per il protezionismo assoluto. L'Impruneta ha un nome e i comuni limitrofi lo stanno utilizzando. Non si può più regalare il nome dell'Impruneta a quelli che abbiamo intorno, ad aziende che delocalizzano, che se ne vanno e commerciano comunque cotto dell'Impruneta. Credo che il Comune possa fare in modo che il disciplinare, fermo a Roma da due anni, si sblocchi: Greve vuole il cotto dell'Impruneta? Ci diano il vino Chianti Classico allora… . Noi lotteremo per questa tradizione, non si può regalare, aprire al mercato globale che protegge solo le grandi aziende. Va riqualificato il lavoro, vanno riqualificate le persone. Gli altri hanno i loro problemi, noi abbiamo i nostri: possiamo collaborare, ma ognuno deve pensare ai propri. Credo si tratti di buon senso. Solo Obbiettivo Comune lotterà per questo: non siamo legati a logiche di partito, non dobbiamo chinare il capo con nessuno. Dobbiamo difendere l'Impruneta e le aziende che vi sono nate. In un anno ci deve essere il disciplinare: chi vuole produrre il cotto dell'Impruneta deve venire all'Impruneta a farlo".

    Lazzerini: "Da imprunetino, con tutti i difetti che questo comporta, dico che abbiamo una bella caratteristica. Ci improvvisiamo architetti, designer, … figuriamoci sul cotto che è un pezzo del nostro dna. Io credo che nella domanda ci sia anche la risposta: serrare i ranghi forse è la prima fase che ci può portare alla definizione di un marchio e di un disciplinare. Ma l'istante dopo dobbiamo aprirsi: chiudersi è un'operazione antistorica. La Calosina divide i Comuni di Greve e Impruneta dal punto di vista amminsitrativo, non certo geologico. Finalmente anche il sindacato ha fatto un'operazione di apertura, l'unica cosa per rilevarci le gambe. Poi non c'è peggior cosa che pensare che dentro la Fornace Agresti ci sia una tegola che ricordi che un tempo qui c'era una grande produzione di cotto… . Non posso immaginarmi il museo come una stanza chiusa in cui si ricorda qualcosa che non c'è più. Nel '98 c'era Impruneta "Cotto e Design", iniziativa di innovazione… . Roba che è rimasta nei cassetti. Aprirsi è per l'Impruneta, non contro: se continuamo così ci facciamo del male".

     

    Trasporti pubblici: vera emergenza o falso problema vedendo spesso interi pullman vuoti? Servizio da potenziare o da ottimizzare?

    Bianchi: "Io penso che le corse vadano ottimizzate più che potenziate. Partendo dal dato di fatto della pochezza delle risorse economiche. Abbiamo tantissime frazioni, e tantissimi abitanti sono purtroppo senza mezzi pubblici per muoversi. Un processo più semplice da affrontare a parole che nei fatti: ci sono dinamiche provinciali, regionali. Per tenere un costo basso ci sono iter burocratici difficili da scardinare: bisogna mettere sul piatto anche l'idea, spesso l'abitudine ci uccide in tutti i casi. Ci lamentiamo di una corsa che non è soddisfacente senza proporre. Farlo da semplici cittadini in una forma di democrazia partecipata è possibile: se ci sono frazoni scollegate ad esempio è bene farlo presente, ma fornendo anche una possibile risposta. Penso a un servizio privato calmierato nei prezzi, per dare una risposta che ad oggi non c'è. A Impruneta c'è fervore e polemica, ma spesso ci si ferma lì. Due direttrici: una la parte relativa agli incentivi provinciali e regionali; l'altra portando delle idee, car-sharing, taxi sociale. Cose nuove che per diffidenza si dice che non funzionano. Facciamo almeno degli esperimenti per capire se e come possono essere delle valide alternative".

     

    Vannicelli: "Il discorso è difficile poiché il Comune non ha autonomia in questo senso. Possiamo proporre una tariffazione unica che unisca i biglietti Cap-Ataf. E fare una statistica di presenza sui mezzi pubblici, portando dei numeri per essere presi in considerazione. Non possiamo esserlo se su quella tratta ci sono 3-4 persone. Forse potrebbe essere possibile ri-attivare una tratta che va verso l'ospedale Santa Maria Annunziata. Poi inviterei tutti a guardarci negli occhi: chi usa costantemente il mezzo pubblico? O iniziamo ad utilizzarlo tutti pensiamo a potenziarlo, altrimenti se ognuno di noi usa la mobilità privata è difficile cambiare il sistema. Ataf e Cap non ci chiedono quello che vogliamo fare, ma come e a quali costi. Per avere un peso sulla bilancia serve innanzitutto conoscere i numeri".

    Lazzerini: "Noi abbiamo un osservatorio costante che ci dà in tempo reale le vere esigenze. L'osservatorio è il gestore del trasporto, che ogni giorno registra le presenze: sa anche bene quanti sono coloro che non timbrano il biglietto e sa anche quali sono le lamentele. In questi giorni ho parlato con un po' di autisti della Cap. Il primo dato interessante è un aumento del 30% dell'utilizzo dei mezzi, legato alle difficoltà che le famiglie stanno vivendo, non certo per un vezzo ecologista. Altro elemento che emerge è una richiesta importante verso Ponte a Niccheri. Dobbiamo tirare la coperta e coprire l'esigenza prioritaria. Tenendo conto anche della composizione anagrafica del comune di Impruneta. Poi c'è il biglietto unificato Cap-Ataf, ma aggiungo anche chilometrico. Chi scende a Mezzomonte non dovrebbe pagare quanto quello che scende a Firenze. Serve un contatto diretto fra l'amministrazione e il gestore".

    Calamandrei: "Io sono pendolare e il trasporto pubblico lo uso quasi quotidianamente. E' da sempre stata una mia passione, tanto che sono responsabile al tavolo provinciale per i sei comuni del Chianti fiorentino. Con la crisi economica è diventato uno strumento di salvaguardia sociale: molte persone non riescono ad arrivare a fine mese mantenendo una automobile. La Regione Toscana sta facendo il bando unico regionale per il gestore unico: senza il binomio Cap-Ataf sarà più facile far quadrare conti e orari, al momento mettere insieme le due cose è difficile. Impruneta è stata inserita nell'ambito urbano, per cui si pagherà il biglietto unico come si faceva fino a un po' di tempo fa quando la Provincia copriva la differenza con l'integrazione tariffaria. Pare che il biglietto andrà a 1,50 euro: l'amministrazione comunale dovrà impegnarsi in questo senso sugli abbonamenti di studenti e lavoratori, per mantenere il costo più basso possibile. Da quest'anno inoltre i Comuni pagano per il servizio effettivamente ricevuto: Impruneta pagherà per corse e chilometri effettivamente ricevuti sul proprio territorio. Qualsiasi disservizio o salto di corso va segnalato all'Urp".
     

    Il ruolo dell'agricoltura nel comune di Impruneta: stato dell'arte e sviluppi possibili per quanto concerne l'attività dell'amministrazione comunale.

    Vannicelli: "Ho conosciuto tantissime persone che facevano contratti a tempo, anziani che integravano in questo modo la pensione. Con la riforma del lavoro questo settore è stato ammazzato. L'agricoltura è rimasto il settore trainante, che a caduta rilancia il resto. Turismo, cotto: non si può pensare al settore agricolo in maniera disgiunta da quello del turismo. Dobbiamo essere presenti a livello nazionale e internazionale con le aziende che promuovono i loro prodotti e, di conseguenza, il territorio. Niente nasce da niente, serve promozione, marketing, servono aziende che vadano a farsi conoscere nel mondo. Lo sviluppo e il lavoro non viene dai fiorentini che acquistano i nostri prodotti. Ma spesso le aziende si trovano strozzate, devono decidere se pagare le tasse o i dipendenti. E non possono nemmeno pensare di investire in promozione. Riducono senza poter crescere: e il Comune in questi anni non ha dato nessun supporto in questo senso. Magari ha prodotto qualche guida e qualche opuscolo rimasto nel raggio di pochi chilometri. Noi pensiamo ad esempio che partecipare al Vinitaly sia importante: per le aziende agricole e per tutto il comparto turistico. Noi lo faremo, magari risparmiando su alcune consulenze idecenti. Ci impegniamo a far conoscere la tipicità del prodotto e del territorio imprunetino".

    Lazzerini: "Il Comune mai ha dato un contributo e mai lo darà. Per due motivi: se noi dovessimo realizzare tutto quello che c'è nel Ruc rimane forse un metro quadro per metterci in piantina. Spero di vincere per stravolgere questa previsione. Secondo: il Comune per agire deve fare un censimento sulle colture, sulle proprietà e sui dissesti idrogeologici. Se non ho il controllo del territorio non posso agire su questo. Quali sono le imprese? Quali sono i campi incolti che magari potrebbero essere dati alle cooperative di giovani? Prima di agire devo sapere se e dove devo agire. Questo dà l'idea del mancato controllo del territorio che c'è stato fino ad oggi. Poi servono operatori, professionlità, forze sindacali. Non si può tirare indietro nessuno. Ma partendo dal controllo del territorio che non c'è e non c'è mai stato a Impruneta. Forse perché manca la passione verso questo territorio".

    Calamandrei: "L'agricoltura sul nostro territorio sta dando buoni segnali, si stanno ri-avvicinando alcuni giovani. E' il segnale di un ricambio generazionale che in passato si era interrotto. La tendenza sta cambiando, molti giovani fanno prodotti di eccellenza. L'amministrazione non solo dovrà aiutare le aziende agricole per il lavoro, ma anche per il paesaggio: il Chianti è il Chianti perché i campi sono stati modificati con continuità dall'uomo. L'Impruneta deve proporre una nuova cartolina, un nuovo benessere che arriva anche dall'agricoltura. Più volte si dice fare squadra, fare rete, fare sistema: ci credo fermamente. L'agricoltorua va legata al turismo, alle fornaci, ai commercianti. Anche qui serve un portale internet aggiornato: dove far  conoscere l'agriturismo, l'azienda agricola, i prodotti, le cantine, le fornaci. Migliorando dal punto di vista economico, culturale e sociale. Ri-avvicinando noi stessi alle nostre aziende, alle nostre fornaci. Anche il singolo cittadino può fare la differenza".

    Bianchi: "Credo che nel settore agricolo qualcuno ci si ritrova, spesso dovendo far buon viso a cattivo gioco, re-inventandosi. Troviamo nuovi interlocutori, spesso senza formazione. Io mi occupo di marketing: oltre ad avere l'idea ci vogliono gli strumenti per fare le cose. Non cercare il sovvenzionamento ma dare lo strumento per realizzare l'idea. Per incentivare l'agricoltura penso sia utile creare un prodotto e promuoverlo con degli strumenti: se si parte da un prodotto a km 0 bisogna cercare di aiutarlo e sostenerlo, fare da "volano", creando nuova occupazione, una imprenditoria agricola strutturata. Il "made in Impruneta" non è fare protezionismo, ma dare valore al nostro prodotto. Va costruita un'immagine biologica, di prodotto a km 0, di utilizzo di energie rinnovabili. Creare un mercato apposito per vendere. All'idea devono seguire i fatti: purtroppo la politica ci insegna che si fanno tanti bei discorsi che rimangono lì".
     

    Capitolo welfare: sostegno alle categorie deboli e investimenti nella scuola, dettate le vostre priorità.
     

    Lazzerini: "Intanto si potrebbero liberare delle risorse. Come mai in questi dieci anni nessuno ha pensato di installare pannelli fotovoltaici su scuole e palestre? Come mai in cinque anni si è speso più di un milione di euro in incarichi esterni: in questo ballo di soldi che volavano dalla finestra si è pensato bene di vendere i verdi pubblici. Sul welfare dobbiamo cambiare rotta: non possiamo permetterci incarichi esterni da 120-70-60mila euro all'anno. Capisco che in  una amministrazione comunale ci sono dei ruoli fondamentali: un direttore generale serve, ma perché non si prende in gestione associata? Noi in questo senso siamo ancora una volta i più indietro del mondo: guardiamo Bagno a Ripoli con diffidenza, Greve in Chianti no perché lì sono contro l'inceneritore. Io guarderò a Greve perché sono contro l'inceneritore: e Impruneta è fanalino di coda sulla raccolta differenziata. Mentre tutto crolla qui l'orchestrina suonava sul Titanic. Sulle scuole sono stati investiti in modo cieco 3 milioni di euro: e a Impruneta non c'è una scuola dove non piova dentro. E nel frattempo non è stata avviata nessuna procedura nemmeno per l'individuazione del plesso scolastico su Impruneta. All'interno dell'amministrazione comunale non si è stati in grado di fare nemmeno questo: le risorse sono ristrette, ma qui sono pure state buttate dalla finestra. Va invertita la rotta della politica: e chi l'ha gestita, sia stato in consiglio comunale o in giunta, doveva differenziarsi. Come ho fatto io in Provincia sull'inceneritore".

    Calamandrei: "Sulle scuole si poteva fare di più? Verissimo. Nel primo anno della mia amministrazione verrà individuato definitivamente il luogo per il plesso scolastico di Impruneta: purtroppo l'amministrazione uscente non è stata in grado di mantenere questo impegno. E' stato uno dei miei cavalli di battaglia alle primarie e manterrò la promessa. Welfare e politiche sociali: un'amica dell'Istat a Roma mi dice che un terzo della popolazione imprunetina è over 65 e inattivo. Siamo il terzo comune più anziano della Toscana e l'unica cosa che ci salva è il reddito pro-capite, poco meno di 16mila euro, aumentato di 2mila euro nell'ultima quinquennio. Dobbiamo tutelare gli anziani, investendo molto anche su volontariato e associazionismo. E investire sui giovani passando dalle scuole. E invertire la tendenza di un comune in cui non esiste più natalità: i giovani quando mettono su famiglia devono… emigrare".

    Bianchi: "Io ho pregi e difetti del non aver fatto mai politica. Sono un cittadino che ha sempre sentito dire che ci sono dei problemi e poi soluzioni proposte solo sui grandi temi. Si parla spesso di grandi temi ma non si tocca alla fine quel che si farà e con quali soldi. E se pensiamo che il bilancio comunale qui è "secretato"… . Come Impruneta 5 Stelle per capire come poter dare mano a qualcuno abbiamo cercato di capire quali soldi sono a disposizione, senza successo per ora. Alla fine però se non ci sono idee concrete non si arriva a niente. Sulla scuola l'unificazione del plesso scolastico a Impruneta e a Tavarnuzze è fondamentale. Non possiamo pagare mutui a lungo milionari per strutture fatiscenti. Più che occuparsi delle grandi direttrici mettiamo i punti saldi: fare il plesso scolastico unico a Impruneta e a Tavarnuzze, tagliando spese. E al tempo stesso la cittadinanza, i volontari devono avere un ruolo ancor più fondamentale. Visto che dal livello centrale dello Stato manca il sostegno in questo settore".

    Vannicelli: "Sulle scuole vorrei tornare alla realtà dopo il Paese delle meraviglie dipinti dagli altri. Il plesso scolastico possiamo scordarcelo, non ci sono i soldi: l'unica cosa che si può fare realmente è ottimizzare quel che abbiamo. Rimettere a posto i locali attuali, in particolare quelli di Impruneta. Non potendo riguardare il patto di stabilità dobbiamo fare con quel che abbiamo. Abbiamo poi spazi che si possono utilizzare per il sociale, si può pensare a una scuola per l'età libera, laboratori. Magari una scuola di arti e mestieri. Poi c'è l'Opera Pia: va potenziata e bisogna controllare su come vengono spesi i soldi all'interno, ma la struttura funziona bene ad oggi".

    di Redazione

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