IMPRUNETA – Era una sentenza attesa, ed è andata confermare quanto si pensava: Dario Capecchi, il 44enne imprunetino che nel giugno 2018, nella casa di via Longo, uccise il padre, Osvaldo Capecchi, e la convivente Patrizia Manetti, è stato assolto per vizio totale di mente.
Nel processo con rito abbreviato, presieduto dal giudice Gianluca Mancuso, è stato però deciso (anche in questo caso come da previsioni) che viste le sue condizioni mentali, Capecchi debba rimanere per almeno dieci anni in una Rems (Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza).
Ne avevamo parlato proprio alcuni mesi fa con l'avvocato difensore di Capecchi, Simona Salamò, che ci aveva anticipato che al processo si sarebbe arrivati con una perizia psichiatrica, depositata a settembre scorso ("Sulla quale non c'è stata opposizione da parte di nessuno"), che aveva definito il 44enne di Impruneta completamente incapace di intedere e di volere al momento del duplice omicidio.
"Nell'intera regione però – aveva proseguito l'avvocato Salamò anticipando quella che è stata poi la decisione del giudice ed indicando una problematica importante – l'unica Rems è quella di Volterra, attualmente piena e con una lista di attesa di circa 20 persone. Prospettive? La sua collocazione in una struttura psichiatrica diversa dalla Rems non è per lui adeguata (ce ne sono anche su Firenze). Siamo in attesa che si liberi un posto, anche fuori regione: ma il problema è che ci sono regioni che non ne hanno neanche una".
Capecchi, in carcere dal giugno 2018, a Sollicciano è tuttoa ospitato, come ci aveva confermato l'avvocato, "in un nuovo reparto psichiatrico che effettivamente ha delle caratteristiche che lo rendono più simile a una Rems che a un istituto penitenziario vero e proprio".
Rimane quindi da capire quando e dove si libererà un posto in una Rems: struttura in cui Capecchi potrà essere seguito in maniera migliore, anche dal punto di vista delle cure psichiatriche.
di Redazione
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