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sabato 20 Aprile 2024
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    Il sindaco di Impruneta: “La chiusura alle 18 di ristoranti, bar, pizzerie è una presa in giro”

    Durissimo sfogo di Alessio Calamandrei: "Si vuole attuare una regola ferrea poiché la tracciabilità sta saltando (è così, diciamocelo nella massima onestà)? Chiudiamo tutto allora"

    IMPRUNETA – Affida a un lungo post su Facebook tutta l’amarezza per le decisioni del Dpcm del 24 ottobre, in uno sfogo personale che esce dal ruolo di primo cittadino.

    Alessio Calamandrei, sindaco di Impruneta, lo premette: “Sono esternazioni personali, anche i sindaci sono… umani”.

    E la sua critica è focalizzata sulle chiusure alle 18 per tutto il comparto ristoranti-bar-pasticcerie-pizzerie.

    “Ho un ruolo istituzionale – inizia – ok, ma provengo da una famiglia che per decenni ha lavorato nel commercio, in particolare una famiglia che ha avuto un ristorante-pizzeria a Firenze, all’interno del quale sono cresciuto, e che, per chi l’ha conosciuto, non era certo di nicchia. Dipendenti: dai 12 ai 17, in circa 35 anni, dato lavoro a circa 380 persone (molti studenti in maniera pro tempore, ma anche altrettanti lavoratori che ne facevano un punto di passaggio, così come professionisti del settore)”.

    “Essendo cresciuto all’interno dell’attività dei miei genitori – riprende – dopo un pomeriggio di richieste di chiarimenti e “incazzature” sul nuovo Dpcm, voglio dire la mia. Personalmente, trovo fuori luogo il punto ee) del Dpcm odierno dove si impone la “chiusura alle ore 18 di Pub, Bar, Ristoranti e Gelaterie”. Nel Dpcm del 18 ottobre scorso, si rimandava “la palla” ai comuni su chiusura piazza e zone a rischio. Capendo bene le difficoltà dei grandi centri (vedi Firenze per quanto ci riguarda), ora il Governo si arroga il diritto (legittimo), di indicazioni restrittive, che danno il colpo di grazia ad un economia locale che sommata per tutti i comuni italiani, dà la serrata definitiva nei piccoli-medi comuni”.

    “Mi auguro – dice rivolgendosi pubblicamente a Eugenio Giani – che il neo presidente della Regione Toscana si renda conto di quel che vuol dire l’applicazione del Dpcm nel punto ee art.3 pagina 8 e prendere provvedimenti (così come prevede lo stesso Dpcm), diversi o meno restrittivi, con tutte le difficoltà del caso. Personalmente la trovo una sconfitta su tutti i fronti possibili, ed una presa in giro per tutti i ristoratori italiani. Si dica chiaramente che i pub, bar, ristoranti e gelaterie, dovranno restare chiusi per cena. L’orario di chiusura delle 18 è un’offesa all’intelletto. Non siamo in Svezia”.

    “Si diano regole chiare – prosegue – magari dovendo diminuire la presenza di persone all’interno dei locali (obbligando le autorità a controllare… basta sapere chi deve farlo), e magari imponendo l’uso di mascherine “al chiuso” mentre si aspettano le pietanze, anche col distanziamento sociale in atto, ma ritengo che il governo sui pubblici esercizi, abbia sbagliato”.

    “Si vuole attuare una regola ferrea – incalza – poiché la tracciabilità sta saltando (è così, diciamocelo nella massima onestà)? Chiudiamo tutto. I pranzi di lavoro, che, anche se di rado, sono il punto di forza di alcuni pubblici esercizi, non creano possibilità di Covid-19? Qualcuno si prenda la responsabilità di dirlo. Sapendo che mente”.

    “Non possiamo dare – dice ancora – ai clienti la responsabilità di una mancanza di tracciabilità (punto fondamentale di controllo del contagio), perché le strutture sanitarie hanno fallito sulla prima linea di guardia, che era la “tracciabilità del contagio”, e che, ad oggi, è completamente saltata per i ritardi dovuti ad un lavoro straordinario di “igiene pubblica” non in grado di sopportare il quantitativo di tamponi che il laboratorio riceve con lo stesso personale di una gestione ordinaria”.

    “Le singole Regioni – dice ancora Calamandrei – facciano in modo di far sentire la propria voce a seconda dei territori coinvolti. La conferenza Stato-Regioni deve dare le linee guida di massima, ma poi ogni regione deve responsabilizzare i singoli territori, visto che il Governo era stato così bravo nel farlo nel Dpcm del 18 ottobre scorso, scaricando ai Comuni il controllo delle piazze e strade dei propri territori”.

    “Si tenga una linea – aggiunge – O i comuni sono responsabili delle scelte “sempre” (ed è una decisione) o non lo siano affatto (scelta anche questa). Noi sindaci siamo tutti i giorni a confrontarci con i singoli cittadini, proprietari di attività commerciali, attività turistico-ricettive, singoli commercianti ed artigiani, di attività familiari, e siamo stufi di essere la “cartina di tornasole” per prendere schiaffi da mattina a sera. Nessuno ci ha obbligato (verissimo) a fare i sindaci, ma nessuno ha obbligato altri a darci responsabilità che non abbiamo”.

    “Noi – riflette amaramente – continueremo tranquillamente a metterci la faccia, a prendere schiaffi dai cittadini, commercianti, ed operatori vari dei nostri territori, quello che non siamo più disposti a fare è metterci la faccia per prendere gli schiaffi al posto di altri. A tutto c’è un limite di sopportazione”.

    “Cari cittadini – conclude – scusate lo sfogo, non vuol essere un’accusa a nessuno, ma uno sfogo che fra colleghi, nel pomeriggio, è stato spesso condiviso, ma che, visto il nostro ruolo, rimane estremamente difficile da esternare e condividere, senza dover passare per deboli o incompetenti su materie delle quali non abbiamo nessun margine di manovra”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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