IMPRUNETA – Piazza Buondelmonti, Impruneta, lunedì 8 agosto. Poco dopo le 21 iniziano ad arrivare sotto al palazzo comunale le prime persone.
Lo scopo del ritrovo è quello di manifestare contro la violenza sulle donne, in modo particolare riferita all’episodio della presunta violenza sessuale di cui è rimasta vittima una turista canadese in vacanza a Impruneta, nella notte fra venerdì 29 e sabato 30 luglio.
C’è chi indossa qualcosa di rosso: una borsa, un vestito, una maglia. Per chi non indossa qualcosa di quel colore, ci sono i fiocchetti rossi da applicare sul petto.
In silenzio s’inizia a srotolare un lenzuolo con la scritta “Basta!!! *violenza* sulle donne” e vengono posate sull’asfalto grigio le scarpe rosse con i tacchi, da ginnastica, semplici sandali.
E, sotto, dei fogli dattiloscritti: “Victim blaming: quando la vittima diventa colpevole – Gli Stereotipi di Genere e la violenza contro le donne”.
In silenzio arrivano circa un centinaio di persone. C’è chi si sofferma a fotografa le scarpe rosse, chi parla e chi si limita a osservare da lontano.
Un gruppetto di donne impugna un cartello; “Ricordiamo un principio: lo stupro è un atto ignobile che non ammette giustificazioni”.
Mentre una signora su una sedia a rotelle, completamente vestita di rosso con un NO disegnato sulla fronte, tiene tra le mani un foglio: “Non insegnare a tua figlia come vestirsi insegna a tuo figlio il rispetto”.
La manifestazione è stata organizzata da Bettina Ricceri, di Impruneta, una ragazza dal volto pulito e sincero.
“Penso di aver semplicemente dato voce a una sensazione generale – dice – e ho pensato che fosse necessario prendere una posizione rispetto a quello che è successo. Quindi ecco che è nata questa manifestazione ad ampio raggio, anche per condannare il “Victim blaming”, che è la colpevolizzazione delle vittime che inizia a serpeggiare in maniera inquietante”.
“Siamo qui – dice ancora – perchĂ© pensiamo che non sia giusto andare a demonizzare la vita di una parte lesa in qualsiasi caso, togliendo parte della colpa ai carnefici in generale. Questo è stato anche un momento per ritrovarsi e scambiarci delle idee, delle parole, e speriamo di creare dei momenti di scambio e riuscire a dare un piccolo contributo rispetto a questa tematica”.
Prima della fine della manifestazione, il gruppo si riunisce. E le voci si fanno sentire gridando per varie volte: “Ogni donna offesa, siamo tutte parte lesa!”.
Poi un grande applauso e, piazza Buondelmonti, torna nel silenzio della notte.
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