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sabato 20 Aprile 2024
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    Impruneta: “Mia suocera, positiva al Covid, morta in Rsa. Fra regole incomprensibili e disumane”

    "Vorrei solo che i nostri legislatori, prima di promulgare leggi e divieti, si mettessero una mano sulla coscienza, e pensassero alle reali esigenze e bisogni a chi dovrà poi sottostarvi"

    IMPRUNETA – Il tema è quanto mai importante, centrale nella vita di tantissime famiglie. Nel nostro territorio ma, ovviamente, non solo.

    Stiamo parlando della vicinanza alle persone care, in particolare in contesti delicati come quelli degli ospedali o delle Rsa, in questi anni di pandemia.

    E, ancora più nello specifico, quando purtroppo la malattia (legata più o meno direttamente al virus) porta verso conseguenze definitive.

    Riceviamo e pubblichiamo a questo proposito un intervento, la testimonianza di un imprunetino.

    Garbata, civile e piena di spunti di riflessione su cui tutti, in particolare chi le regole le detta, dovrebbe riflettere. Una volta di più.

    Visto che Il Gazzettino del Chianti ci dà la possibilità di esprimere opinioni e valutazioni in merito a fatti, anche personali, che accadono e interessano il nostro territorio, volevo raccontare brevemente e esprimere alcune opinioni, in merito a quanto accaduto in questi giorni, dopo e a causa del decesso di mia suocera, la quale era ricoverata ormai da diversi anni presso l’Opera Pia Vanni di Impruneta.

    Mi rendo conto che possa essere un argomento ostico, e quindi di difficile pubblicazione, ma che sicuramente in quest’ultimo periodo ha riguardato molti cittadini, non solo residenti nel Chianti.

    Nonostante che l’Opera Pia abbia in questi ultimi due anni, a causa del Covid, adottato misure atte a contrastarne il contagio, purtroppo mia suocera è rimasta contagiata nel periodo subito dopo le ultime festività natalizie.

    Non voglio, nonostante ciò, entrare nel merito di come possa essere successo, né muovere nessuna critica.

    A causa delle misure e quindi delle restrizioni che impedivano le normali visite agli ospiti della struttura, in questi due anni mia suocera, benché quasi centenaria ma ancora pienamente cosciente e consapevole della situazione in cui si trovava, è stata costretta, come del resto tutti gli altri ospiti, a rinunciare al contatto assiduo e puntuale dei figli e parenti stretti.

    Ma tutto ciò avveniva o dietro un vetro o telefonicamente, provocandole un senso di abbandono e di ulteriore stress dovuto alla mancanza del contatto costante, ma soprattutto della vicinanza fisica, con i propri familiari.

    In quest’ultimo mese, a causa del contagio, le sono venuti a mancare anche questi rapporti, che benché minimi, sono molto importanti per assicurare il benessere psichico, ma direi anche fisico, a queste persone anziane, anzi vecchie, ormai prossime al termine della loro vita, ma che non meritano certo di essere abbandonate.

    Un rapporto direi che non è solo importante e necessario per l’anziano, ma anche per i loro cari, che non possono più avere, anzi sono costretti, a rompere qualsiasi rapporto affettivo con un padre, con una madre o un fratello.

    Purtroppo in questi ultimi giorni la situazione è andata via via peggiorando, portandola inevitabilmente alla morte.

    Ed è a questo punto che siamo stati costretti a sottometterci a norme e regole, non certo dettate dall’Opera Pia ma regolamentate da leggi nazionali, regionali o comunali, incomprensibili e disumane.

    Non ci è stato possibile recarci ad assistere mia suocera durante le ultime ore di vita, se non una breve concessione pochi minuti prima, e di questo devo ringraziare, senza entrare nello specifico, una delle poche persone che si è dimostrata sensibile alla nostra situazione.

    Dopodiché da parte nostra non vi è stato più nessun contatto, non solo fisico, ma ci è stato impossibile anche poterla vedere da lontano.

    Per il funerale, anche per questo norme ancora più incomprensibili, nonostante ci venga sempre detto da eminenti virologi, che un virus vive e prolifica solo all’interno di cellule vive altrimenti muore anche lui, mia suocera è stata messa in un sacco e chiusa nella bara in tutta fretta, impedendoci di fatto anche di piangerla standole accanto, benché fosse chiusa e protetta da qualsiasi rischio di contagio.

    Per non parlare poi dell’inumazione. Anche questa non nella terra viva, se non dentro una bara zincata. Siamo quindi stati costretti alla cremazione, nonostante le sue volontà in vita fossero state altre. E qui mi fermo.

    Vorrei solo che i nostri legislatori, prima di promulgare leggi e divieti, si mettessero, come si suol dire, una mano sulla coscienza, e pensassero alle reali esigenze e bisogni a chi dovrà poi sottostare a quelle leggi.

    Non esiste solo il bianco e il nero, ma nel mezzo ci sono mille sfumature, nelle quali il cittadino deve muoversi e vivere.

    Mauro Muscas

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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