IMPRUNETA – “L’Opera Pia Leopoldo e Giovanni Vanni ci sta negando da mesi il diritto di accesso agli atti”.
Lo affermano i consiglieri comunali di opposizione Gabriele Franchi (Cittadini Per Impruneta) e Matteo Zoppini (Fratelli d’Italia).
“Nonostante l’art. 43 comma 2 del D.Lgs. 267/2000 – sostengono – dica che “i consiglieri comunali e provinciali hanno diritto di ottenere dagli uffici, rispettivamente, del comune e della provincia, nonché dalle loro aziende ed enti dipendenti, tutte le informazioni e le notizie in loro possesso, utili all’espletamento del loro mandato” (principio ribadito anche dall’art.19 comma 2 del Regolamento del consiglio comunale di Impruneta), la principale società controllata del nostro Comune si rifiuta di concedere gli atti che le sono stati chiesti e persiste nel violare la legge”.
La richiesta di Zoppini risale al 30 settembre, quella di Franchi al 22 aprile, “ma dall’Opera Pia – continuano – non è giunta alcuna risposta né nei trenta giorni di tempo previsti né tantomeno in seguito”.
“Abbiamo denunciato questo intollerabile atteggiamento al consiglio comunale – fanno sapere – alla giunta ma soprattutto alla Prefettura, a cui abbiamo indirizzato due esposti: nella risposta ad uno di questi, è stata descritta una “particolare e perdurante situazione concernente il diritto di accesso agli atti negato”. L’immobilismo dell’amministrazione ci ha spinti adesso a presentare una mozione”.
“E’ il momento – incalzano – che il consiglio comunale assuma una posizione politica, con la quale o si condanna l’operato dell’Opera Pia o si difende una violazione delle legge”.
“La nostra richiesta – fanno sapere – è che venga formulata entro sette giorni una direttiva espressa ai soggetti nominati dal sindaco nel consiglio d’amministrazione dell’Opera Pia, affinché sia rispettata la normativa sull’accesso agli atti”.
“Chiediamo inoltre – concludono – che sia richiesta al presidente una relazione scritta nella quale venga chiarito per quali motivi si sia inteso violare in modo persistente una legge dello Stato e ledere i diritti di consiglieri comunali”.
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