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sabato 20 Aprile 2024
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    Mentre state a discutere di chi apre e chi chiude, di colori, la Toscana è già travolta dal virus

    I dati, le parole di chi opera in prima linea, il senso comune: tutto ci sta dicendo che la situazione è gravissima. Ma in molti vivono una sorta di sogno a occhi aperti...

    Mi sono sbagliato. Lo ammetto. Nei giorni scorsi parlando con le persone, scrivendo un post sul mio profilo personale su Facebook, avevo detto che stavamo andando velocemente a sbattere contro un muro chiamato Covid-19. Anche in Toscana.

    Mi sono sbagliato. Ero ottimista. L’impatto con il muro è già (ampiamente) avvenuto, e adesso possiamo solo (e solo se cambiamo subito registro) raccogliere meno cocci possibile. Ma saranno comunque cocci. Dolorosissimi.

    E lo voglio scrivere. Di nuovo. E di nuovo mi arriveranno messaggi quasi intimidatori. Offese. Addirittura lettori che mi scrivono il famoso: “Ma te chi ti paga per scrivere queste cose?” (PS; Il Gazzettino del Chianti si paga da solo, con la pubblicità delle aziende del territorio, dal lontano 2012, non ci pagano né “Big Pharma” né Governi o forze di strani Imperi). Ma lo voglio mettere ancora nero su bianco.

    E’ quel che penso (e qui in questo spazio, L’Editoriale, non facciamo cronaca ma si esprimono le nostre opinioni e la linea editoriale del giornale). E’ quello che voglio rimanga impresso anche in futuro per quel che ci riguarda.

    Perché viviamo un momento storico senza precedenti. E sarà la Storia a giudicarlo. E a giudicarci. Ciascuno di noi.

    Prima di tutto i freddi numeri.

    Anche oggi, sabato 7 novembre, la Toscana registra quasi 2.800 nuovi casi positivi. E una percentuale di positivi/nuovi testati vicina al 30%. Una enormità. Segno di una capacità di tracciamento fuori controllo: e con questi numeri anche i 500 nuovi tracciatori che hanno iniziato a lavorare da qualche giorno nelle tre Ausl serviranno a poco.

    Pensate che si considera che ogni nuovo contagiato abbia in media fra i 10 e i 15 contatti diretti, ovvero persone da sottoporre a tampone. Moltiplicate per i 2.800 nuovi positivi e, solo per oggi, avrete l’idea dell’enormità di cui parliamo.

    Decessi: oggi sono 30. In settimana abbiamo raggiunto il triste record di 43 morti (sì, morti, decessi mi sembra che vi abbia assuefatto, vi fa poco effetto) notificati in una giornata.

    Sono numeri evidentemente destinati a mantenersi a questi livelli (ormai ben superiori a quelli di marzo aprile) o, molto più probabilmente visto l’andamento dei contagi, a salire ancora.

    Veniamo alle ospedalizzazioni: i ricoverati nei reparti Covid degli ospedali toscani sono 1.582, dato anche questo ormai ben superiore al picco raggiunto durante la prima ondata (1.437).

    Di cui 214 in terapia intensiva: e le terapie intensive toscane sono fra quelle più occupate, in percentuale, a livello nazionale (qui l’info data in tempo reale de Il Sole 24 Ore).

    # Ausl TC: ecco la situazione degli ospedali di Firenze, Prato e Pistoia alle 15 di oggi, sabato 7 novembre

    Se non vi bastano i numeri in questo senso, vi basterà (o forse no, ormai sinceramente inizio ad aver perso la speranza) aver preso coscienza che la Regione sta allestendo un ospedale da 400-500 posti negli spazi fieristici di Prato (per una operazione che potrebbe essere clonata su altre aree della nostra regione, visto che anche quelli saranno pochi).

    O che la stessa Regione ha stretto (delibera di ieri) accordo con la sanità privata per altri 400-500 posti Covid.

    Le Rsa, pur con tutte le precauzioni del caso (e conosco personalmente almeno una decina di Rsa e chi le amministra, e so come lavorano), difficilmente possono rimanere indenni. E quando il virus entra lì dentro si stima una percentuale di decessi fra il 20 e il 25% dei contagiati (ma anche oltre).

    Gli ospedali scoppiano. In tutta la regione. E scoppiando non riescono a “digerire” la massa dei pazienti Covid. E, inoltre, riducono in modo drastico le loro capacità di cura su tutte le altre patologie (di questo vediamo gli effetti nell’immediato, ne vedremo ancor di più nei prossimi mesi e anni).

    Leggevo questa mattina le parole di Roberto Tarquini, primario di medicina interna, responsabile del reparto Medicina 1 dell’ospedale San Giuseppe di Empoli, pubblicate da La Nazione: “La gente deve capire che potrebbe aver bisogno di prestazioni extra-Covid e non trovare posto”.

    “Arriviamo a 144 pazienti Covid a Empoli – dice ancora Tarquini – Si tratta di pazienti più gravi rispetto alla prima ondata: se a primavera, i colpiti erano soprattutto gli anziani, oggi abbiamo a che fare anche con giovani, parlo di persone sotto i 40 anni, intubati. Abbiamo, a reparto, un numero medio di soggetti ventilati fra 10 e 12. Dati da subintensiva”.

    “Tutto il personale – aggiunge – al quale va il mio grazie, sta lavorando oltre il limite delle possibilità, in un clima di paura, stanchezza, di scoramento, e faccia a faccia con la carenza di operatori”.

    Se non vi bastano i numeri o le valutazioni pubbliche dei primari come Tarquini (io ogni giorno parlo con medici, rianimatori, infermieri, radiologi, e tutti concordano), pensate un attimo alle vostre singole situazioni locali. A come sono cambiate rispetto a marzo-aprile.

    A quel che succede fuori dall’uscio di casa vostra. A quanti conoscenti, parenti, amici di amici, hanno avuto o stanno avendo a che fare con il Covid-19. Notate differenze rispette alla prima ondata?

    Lo dicono i numeri. Lo dice il senso comune. Lo dice tutto: a marzo aprile il contagio esplose nelle regioni del nord, e il lockdown durissimo riuscì a riparare (in buona parte) sia il centro che il sud.

    Stavolta invece il contagio è esteso a tutto il Paese. E la Toscana è uno degli epicentri. Al di là del Risiko dei colori del Dpcm.

    In molti paventano il passaggio a regione arancione nei prossimi giorni. Non me ne vogliate, ma io spero si passi direttamente al rosso. Serve un lockdown totale, cercando di salvare solo la scuola se si può.

    E i ristori alle attività che chiudono? La politica non ve lo può dire molto chiaramente, io ci provo. Fino a marzo-aprile, quando forse vaccini e cure potranno farci iniziare la riscossa, c’è da so-prav-vi-ve-re. Lo sillabo perché vorrei che fosse chiaro.

    Pretedendo quel che si può (e si deve) pretendere dallo Stato (pensate che all’improvviso l’Italia sia diventata il Paese dei sogni?). E poi arrangiandosi. Come hanno fatto i nostri nonni negli anni ’40. E no, di fame non morirà nessuno. Non in Toscana (rimango al locale). Non nel 2020.

    Oggi vuol dire cassa integrazione per i lavoratori che non potranno lavorare. Che è stata prorogata fino al 31 marzo, e deve arrivare in tempi giusti: i sindacati e le associazioni di categoria sono lì – anche – per questo.

    E ristori per le imprese (commisurati alle dichiarazioni dei redditi degli anni scorsi, non me ne vogliate) che possano dare respiro. Ma si tratta di so-prav-vi-ve-re, facendosi forza l’un l’altro. Cercando di arrivare alla primavera più o meno in piedi. E da lì, spero, penso, provare a rimettersi davvero in piedi nel corso del 2021.

    Ma se proseguiamo così, vivendo come se il virus quasi non ci fosse, come in una sorta di sogno ad occhi aperti, in una regione dove ormai ha dilagato, che con quel colorino giallo ha al momento misure di contenimento enormemente sottodimensionate per il contagio in atto, la primavera sarà un miraggio.

    Non basteranno tutti i Dpcm del mondo se non prendiamo noi per primi la profonda consapevolezza di quanto sta accadendo. 

    La curva dei contagi deve essere raffreddata in modo drastico. E senza pensare a quel che non è stato fatto in estate (personalmente trovo indecorosi soprattutto due aspetti, quello sulla diagnostica – tamponi e tracciatori – e quello sul Tpl) prepararsi (stavolta davvero bene) a quel che accadrà quando riapriremo.

    Ora, se avete letto fino a qui, vi faccio una semplice domanda, per vedere se avete capito: siete una famiglia, babbo, mamma, due bambini. Tutti e quattro immersi, per quel che si può, nel mondo, fra lavoro e scuola. Quindi a contatto con altri.

    Domani, anche se ancora il Governo, la Regione, l’ordine galattico e interstellare non ve l’hanno espressamente vietato, è domenica: andate tutti a mangiare a casa dei nonni?

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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