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giovedì 23 Gennaio 2025
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    Castelnuovo Berardenga: “Cosa fare dell’Acqua Borra? Certamente non un nuovo ristorante…”

    "Siamo all'interno di una delle aree più pregiate della Berardenga e simbolo millenario per la comunità senese. Però..."

    Acqua Borra e il polo culturale per Montaperti e Dofana.

    Da qualche decennio all’Acqua Borra nascono e muoiono ristoranti, verrebbe da pensare che non sia l’uso più conveniente e forse neppure quello più opportuno.

    Siamo all’interno di una delle aree più pregiate della Berardenga e simbolo millenario per la comunità senese.

    Montaperti della battaglia, il distretto del martirio di Sant’Ansano con la cappella, la chiesa, il villaggio di Santa Maria, che insieme compongono lo straordinario insieme di Dofana (spesso tradotto in Duo Fana-due luoghi sacri).

    Appena più in là Fontalpino che ci richiama all’epoca romana, con i resti archeologici di una grande Villa con annesse Terme, e poi Pancole con gli eccezionali reperti etruschi scoperti già nel settecento. Potrei continuare, ma non sfugge a nessuno di cosa stiamo scrivendo.

    E quindi veniamo all’Acqua Borra, l’archeologia ci conferma l’uso di queste acque sicuramente in epoca romana, nel Medioevo il luogo fu quasi oggetto di culto, in particolare per i senesi e nel circondario, ma la bontà di questa fonte venne colta ben oltre il nostro territorio.

    Si pensi che per un lungo periodo medievale, ogni 25 Luglio vi si svolgeva una grande festa, partecipata in modo massivo, a base di buon cibo, musica e ballo.

    Troviamo documentazione fin dal 1181 quando venne chiamata “il bagno della Malena”, oppure nel 1289 quando viene citata come “l’Acqua di Dofana”.

    Nel 1412 è il governo senese a proporre nuove condizioni per la ricerca e lo sfruttamento di questa preziosa acqua calda, mentre nel 1475 i Savi dell’Università chiesero un cospicuo finanziamento ai Paschi per modificare il corso della Malena che esondando aveva arrecato danni.

    La motivazione fu che l’Acqua di Dofana faceva comodo ai poveri e ai ricchi.

    Nel Seicento venne realizzato anche un Trattato medico per l’uso corretto di quest’acqua, pubblicato nel 1984 e anche nel 1987 nei Quaderni della Biblioteca Comunale.

    All’inizio del ‘900 si era anche pensato alla realizzazione di un vero stabilimento termale, la cosa abortì, come altre in seguito, anche a causa di una portata che non è mai stata eccezionale.

    Chi ha qualche capello bianco si ricorderà il notevole ricorso che dell’Acqua Borra facevano anche i castelnovini, almeno fino a tutti gli anni ’70 e per curare i più svariati malanni.

    Ma non è dell’acqua che vorrei dire, certamente il suo valore potrà essere riscoperto, quanto sul cosa fare nell’immobile e nell’ambiente circostante, che possa risultare valorizzante per l’acqua medicamentosa e nel contempo rappresentare un luogo simbolo, di raccolta e di salvaguardia dei valori storici immensi che tutta quell’area esprime, cosa della quale non sempre siamo stati all’altezza.

    Perché, ed è questa la provocazione di cui abbiamo discusso all’interno del nostro Gruppo Storia e Arte, non pensare all’immobile come a un Centro Culturale dove possano svolgersi le più svariate attività, un po’ quello che da tanti anni anche Mario Ascheri propone, il punto perfetto, anche per ragioni logistiche a rappresentare ed in continuo, il legame fra Siena e la Berardenga che come sappiamo è forte e indissolubile per le ragioni che la storia ci ha consegnato.

    Potrebbe, in questo ambito svilupparsi la testimonianza concreta di una grande memoria, dagli aspetti museali a quelli di racconto e confronto, gli spazi sembrano ampi e le idee per renderli armoniosi e fruibili non mancherebbero di sicuro.

    Si dovrebbe pensare a come rendere piacevole e di richiamo l’area prospicente il complesso (oggi un piazzalone polveroso d’estate).

    Un luogo ideale anche per le iniziative all’esterno, le fonti e il gigantesco e bellissimo specchio di travertino multicolore, si prestano per spettacoli teatrali estivi, dibattiti e altre rappresentazioni, il fronte strada potrebbe essere un lussureggiante “Orto Felice”e la Malena verso Montaperti una occasione per la mobilità dolce.

    E’ evidente che ci vuole un progetto e più soggetti a concorrere alla sua realizzazione, dalle associazioni di volontariato alle Istituzioni e ora come non mai, la comunità senese potrebbe ritrovare in questo, un senso di appagamento e di convergenza.

    Noi la vediamo così, un ulteriore ristorante, in specie dopo i ripetuti fallimenti, non ci sembra l’ideale, mentre un’idea più visionaria potrebbe risultare molto importante per tutti.

    Andrea Pagliantini

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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