Caro direttore,
le proteste dei dipendenti comunali di Impruneta offrirebbero l’occasione per riflettere sulla missione dell’ente e sul modo di lavorare della macchina comunale alla luce delle trasformazioni in atto dell’economia e della società.
Purtroppo il partito dominante, timoroso di perdere potere, rivendica la gestione del Comune come suo giardinetto e, mimando il machismo del suo capo, esclude dalla discussione pubblica i rappresentanti di quel popolo che con le tasse mantiene in piedi la traballante baracca.
C’è anche il pericolo che si confonda, more solito, le sacrosante rivendicazioni sindacali dei dipendenti con gli interessi dei cittadini contribuenti.
Il problema è che di soldi ce ne saranno sempre meno. La paralisi finanziaria impedisce gli investimenti e rende irrilevanti molti servizi privi delle risorse minime per funzionare.
D’altronde alcuni servizi sono trasferiti a consorzi, Province e Regione, e molti altri concessi ad aziende e società separate o private.
Trasformatasi la “missione” del Comune, la riorganizzazione dovrebbe occuparsi principalmente di pianificazione delle risorse, direzione e controllo.
I cambiamenti da fare sarebbero tanti: la separazione dei ruoli di assessore e dirigente, il contenimento delle autonomie interne entro una strategia unitaria, la redazione di un budget unico che impedisca la competizione per l’accaparramento di risorse limitate, l’adozione di decisioni collegiali che contrastino la polverizzazione e dispersione della spesa, la revisione annuale degli interventi in base al rapporto costi/risultati, un sistema premiante dei dipendenti che valorizzi la capacità di iniziativa e di semplificazione piuttosto che il raggiungimento di target discutibili, l’imposizione di tempi di risposta alle istanze dei cittadini.
La situazione è complicata dalla gestione con Bagno a Ripoli di parte dei servizi senza aver apparentemente definito i rispettivi ruoli e quelli dell’Unione che si sovrapporrà con una propria organizzazione.
Senza armonizzazione né dei ruoli né delle procedure, si moltiplicano i centri decisionali col conseguente frazionamento delle responsabilità, rischiando di aumentare le spese e di affondare le due burocrazie i cui dirigenti e funzionari hanno interessi e aspettative diverse, spesso contrapposte.
Questi sono temi fondamentali dalla cui soluzione dipende la possibilità di tradurre in realtà le decisioni politiche.
La preparazione del piano organizzativo è responsabilità del sindaco, supportato da tecnici interni ed esterni, ma è ovvio che il consiglio deve essere subito coinvolto trattandosi di burocrazia istituzionale che permane quale che sia la maggioranza di governo.
La riorganizzazione impatta sui dipendenti che passano da istruttori di pratiche a gestori, programmatori e controllori: maggiori responsabilità e autonomie quindi ai ruoli intermedi e alleggerimento dei vertici, ora ingolfati da decisioni minute.
Disquisire solo di organici, mansionari e posti di ruolo invece che di competenze e creatività significa estraniarsi dalla realtà.
Nessun cedimento sui principi seppur da attuare con prudenza e gradualità, ma anche coinvolgimento dei lavoratori nella ricerca di maggiore produttività e nella lotta agli sprechi.
Non dovrebbe essere difficile: un’organizzazione efficiente consente di lavorare meglio e libera risorse finanziarie con beneficio di tutti.
Da come riuscirà questa giunta a impostare la macchina burocratica con il supporto dei lavoratori si potranno giudicare finalmente la sue reali capacità per ora solo annunciate.
di Giuseppe Aglietti
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