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sabato 20 Aprile 2024
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    San Casciano ha celebrato con un pomeriggio speciale questo sacerdote (94 anni): “Il mistero della vita del prete”

    SAN CASCIANO – La comunità di San Casciano (domenica 29 giugno) ha festeggiato il 70° anniversario dell’ordinazione sacerdotale del proposto emerito don Renzo Pulidori, 94 anni, compiuti sabato 28 giugno.

     

    A concelebrare la Santa Messa erano presenti i sacerdoti sancascianesi; don Massimiliano Gori proposto della Propositura Collegiata di San Cassiano che ha diretto il coro parrocchiale, don Bleader Pio, don Alfredo Iacopozzi, don Marco Fagotti, don Giancarlo Lanforti, Fra Artemio e Fra Emanuele, il diacono Mario Fusi e tanti chierichetti.

     

    E’ stato don Marco Fagotti a porgere i saluti a don Renzo prima della celebrazione: "Carissimo don Renzo tocca a me, l’ultimo dei giovani che lei ha accompagnato all’altare, indirizzarle gli auguri di tutta la comunità riunita in occasione del suo 70° anniversario di sacerdozio".

     

    "Il sacerdozio è un dono grande – ha ricordato – Quanti battesimi avrà amministrato in questi anni, quante coppie avrà sposato, quante persone sono venute in tutti questi anni a confidarsi, a chiedere aiuto, a chiedere il perdono e a conoscere Dio. Così come chissà quante persone avrà accompagnato nell’ultimo tratto di strada mettendole nelle mani di Dio".

     

    "Mi ha sempre colpito – ha detto don Fagotti – nella sua spiritualità, una certa ricerca nella solitudine. Una solitudine però abitata da Dio: e solo con l’intimità con il Signore si può essere fedeli a lui e alla sua Chiesa, quella Chiesa che lei ha servito per questi 70 anni".

     

    "In questo momento – ha concluso – non possiamo non ricordare chi da sempre l’ha aiutato a servire con dedizione il suo sacerdozio, e che da qualche tempo ci ha proceduti in paradiso, sua sorella Gabriella. Sicuri che da lassù non si perderà certo questa celebrazione. Auguri proposto, il Signore le ha voluto davvero bene, le ha dato la vita lunga con tante soddisfazioni".

     

    Dopo la lettura del Vangelo, don Renzo nella ricorrenza di San Pietro e Paolo, ha fatto la sua omelia: "Dio mi ha chiamato quando avevo l’età di 12 anni – ha ricordato – ero un bambino come tanti altri e chissà tra i miei compagni quanti erano quelli più bravi. Ma dentro di me avevo la gioia di pensare che un giorno sarei diventato un prete. Pensate, lasciare la mamma e il babbo per andare in seminario, affrontare gli studi per dodici anni, vedere i genitori una volta l’anno".

     

    "Guardate – ha ammonito – la vita del prete è davvero misteriosa, una vita fatta di meraviglie. E come non ricordare quel 25 giugno del ’44 dopo gli orrori della guerra nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, disteso per terra di fronte all’altare maggiore insieme ad altri venticinque confratelli, il cardinale Dalla Costa mi impose le mani. Sentii un brivido: diventavo prete".

     

    "Nel tempo – ha proseguito don Renzo – la mia gioia è stata anche quella di avere nella mia comunità cinque giovani preti, Marco, Fabrizio, Alfredo Luciano e un’altro Marco. Per cinquantaquattro anni sono stato in mezzo a voi, passati accanto anche a mia sorella Gabriella, una donna intelligente che mi dava tanta sicurezza, e oggi ho voi che mi volete tanto bene".

     

    "Però – ha ripreso -c’è un’altra festa da celebrare. E mi direte: pretende di fare l’80° di sacerdozio? No, la festa è quando sarò lì (indica con la mano il centro di fronte all’altare maggiore dove trovano posto i defunti, n.d.r.) e qualcuno mi chiederà: lei vuol morire? Nessuno è eterno, per noi fedeli morire è vivere, il morire è entrare nella gloria di Dio. Quel giorno quando sarò lì, sarete ancora di più. Sia chiaro, non lo pretendo perché nessuno lo merita, ma in paradiso ci si va perché Dio lo vuole".

     

    "Cari fratelli – ha esortato – amate i preti perché sono un dono di Dio. E anch’io lo ringrazio per avermi permesso di stare per cinquantaquattr’anni in mezzo a questa bella famiglia".

     

    Un grande applauso ha poi manifestato l’affetto di tutti i presenti per il loro prete, che anche alla fine della celebrazione nella sacrestia e sul sagrato non finiva più di abbracciare la sua gente; ricevendo anche alcuni doni come album fotografici che lo ritraevano in mezzo ai suoi ragazzi, ai pellegrinaggi con la “Prinz” fatti a Camaldoli.

     

    Un rinfresco ha poi concluso la festa. Le offerte in occasione della celebrazione sono state raccolte per la Missione di don Crispino, un sacerdote che per un certo periodo e stato a fianco di don Renzo e  altrettanto amato da tutta la comunità.

    di Antonio Taddei

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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