SAN CASCIANO – Ultime ore per una bottega storica di via 4 novembre, centro storico di San Casciano: dal nuovo anno si spengeranno le luci e le porte rimarranno chiuse chissà per quanto tempo.
Stavolta tocca all’artigiano sessantacinquenne Omero Soffici, un vero artista nella lavorazione del legn,o che è riuscito a creare tanti piccoli e grandi oggetti. Lo abbiamo incontrato.
Com’è arrivata la decisione di cessare l’attività?
"Sono stati più fattori che mi hanno spinto nell’arco di tre mesi a prendere questa decisione. Per questo settore la crisi è arrivata più tardi rispetto ad altri, ma a un certo punto mi sono reso conto che la situazione non sarebbe migliorata, così ho fatto questa scelta".
Quando iniziò questo lavoro?
"All’età 14 anni andando al “Conventino” a Firenze come allievo di Edoardo Fallaci, padre della giornalista Oriana. Essendo poi negli anni il suo ultimo allievo, mi lasciò la bottega e le sue sgorbie. Dopodiché arrivò lo sfratto e così mi trasferii a Casellina (Scandicci) dove abitavo, fino al ’77, per poi arrivare a San Casciano nella bottega dove mi trovo oggi".
Una storia lunghissima…
"Quando arrivai a quarant'anni di contributi decisi di andare in pensione, per poi lavorare per altri dieci anni. Se non ci fosse stata questa crisi e altre problematiche l’idea era di continuare ancora, ma visto la “giungla” burocratica che diventa sempre più intricata è arrivato il momento di dire basta. Ho tentato, anche come dirigente per due mandati nella Cna, di esporre quelle che erano e sono le problematiche dei colleghi artigiani. Ma nonostante questi sforzi, l’impegno, nessuno ci ha dato ascolto".
Quali le problematiche principali?
"La crisi ha sconvolto i rapporti tra la committenza e chi esegue i lavori, perché ci siamo standardizzati su quelli che sono i prezzi della grossa distribuzione con cui un artigiano non può competere".
In questi anni nessun giovane ha provato a entrare nella sua bottega per imparare la sua arte?
"Alcuni anni fa ho avuto alcuni giovani per fare degli stage, però li ho potuti accettare fino al 2007. Poi è cambiata la legge: ad esempio se nella bottega non c’è l’antibagno, il bagno, e non c'è lo spogliatoio, non ti è concesso di insegnare a lavorare. E non si capisce perché negli altri Paesi europei, per esempio in Francia, non stanno a vedere tutte queste cose. Non dico che non siano giuste, ma tutti i maestri artigiani lavorano in botteghe come la mia, di 40 metri quadri in affitto, e non è possibile ampliare i locali".
Accanto a lei c’è stata sempre la famiglia:..
"Mia moglie, mia figlia, persone importanti. Oggi anche… il nipotino!".
Le mancherà questa bottega?
"Sicuramente, perché questa negli anni è stata una seconda casa, un punto fisso d’incontro per altri artigiani e non solo… anche per i ciclisti".
C’è qualcuno che si sente di ringraziare?
"In modo particolare le persone che in questi anni si sono affidate a me, i miei clienti".
Concludendo, Omero da “grande” cosa farà?
"Mi sono arrivate importanti offerte che dovrò valutare, vedremo…".
Intanto domenica 29 dicembre Omero ha voluto congedarsi assieme a tanti amici, conoscenti, clienti. E per un giorno quel banco dove ha imparato l’arte d’intagliatore è stato ripulito dai trucioli e apparecchiato a festa con varie delizie.
di Antonio Taddei
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