SAN CASCIANO – Si apre oggi, sabato 18 settembre al Museo “Giuliano Ghelli”, capofila del Sistema Museale del Chianti e Valdarno fiorentino, con il patrocinio del Comune di San Casciano, la prima di due esposizioni di opere di Franco Rossi.
“Fuori dal coro” è il titolo delle due esposizioni, titolo che definisce il genere di pittura introspettiva e autobiografica dell’autore.
Tecnica e tematica particolare traducono in immagine metaforiche le emozioni più profonde dell’anima e pongono fuori dal coro ogni lavoro dell’artista.
Franco Rossi nasce a Firenze il 24 luglio 1947, dipinge ormai da cinquantotto anni e le sue opere sono sparse in tutto il mondo: porta la sua esposizione per la prima volta a San Casciano, con circa quarantacinque dipinti selezionati tra i lavori eseguiti negli ultimi venti anni.
Autodidatta, non ha mai frequentato alcuna scuola di pittura. Lasciato il disegno dopo le scuole dell’obbligo, ha coltivato quest’arte per pura passione. L’inizio della sua attività pittorica risale al 1963.
All’inizio i paesaggi si alternavano alle nature morte, finché nel 1973 la tipologia monocolore prese a caratterizzare le sue tele. Dopo un iniziale serie di nudi e paesaggi, le immagini più varie cominciarono a rappresentare per l’artista un mezzo per esternare un’emozione, una sensazione non diversamente comunicabile.
Pertanto al periodo monocolore (documentato su www.franco-rossi.it) possiamo far riferimento come inizio di ciò che la sua pittura è oggi in grado di raggiungere.
Da allora, passato dalla tecnica della pittura a olio a quella acrilica, agli inizi degli anni ’80, la sua costante progressione nella ricerca è stata spesso accompagnata a una produzione di paesaggi e nature morte di piccole dimensioni, dipinti che venivano effettuati tra una composizione e un’altra di grandi dimensioni, quest’ultime descrittive appunto delle emozioni più profonde.
La pittura di Franco Rossi non può più da anni essere definita semplicemente una pittura per hobby o per passione, ma è determinata unicamente dalla necessità di raffigurare metaforicamente con un’immagine un sentimento, uno stato d’animo, un’emozione celata nel profondo dell’anima, e lì destinata a restare.
In quel profondo che, secondo l’artista, è uguale per tutti, risiede tutto ciò che generalmente non vogliamo mostrare di noi stessi, per capacità, per paura, per pudore. Cercare delle immagini che ne mostrino metaforicamente il contenuto e imprimere su di una tela è lo scopo di questa pittura introspettiva.
Uno scopo generato dalla necessità di esternare un messaggio, di liberare un’emozione, di capire e far capire che forse nessuno è nel profondo, diverso dagli altri. Per tale motivo può darsi che chi osserva questi dipinti, riveda una situazione che ha già vissuto, un’emozione che tiene nascosta nel profondo, oppure che abbia la sensazione di guardarsi in uno specchio che riflette non la sua immagine, ma la sua anima.
Le circa mille tele dipinte in oltre mezzo secolo di attività, sono sparse nelle collezioni pubbliche e private di mezzo mondo.
La mostra che si trova al quarto piano del Museo “Giuliano Ghelli” sarà aperta da sabato 18 settembre, dal giovedì alla domenica con gli orari del Museo: 10-13 e 16-19.
La seconda esposizione con opere diverse, si terrà a Mercatale dal 20 novembre al 9 gennaio 2022, presso il Centro Lotti in piazza Vittorio Veneto.
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