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martedì 23 Aprile 2024
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    Pare che si sia trattato di diagnosi sbagliata: viveva a Campoli insieme al compagno

    CAMPOLI (SAN CASCIANO) – Ci sono voluti alcuni giorni per riuscire a rintracciare i familiari della 52enne (M.L.) deceduta all’ospedale di San Giovanni di Dio a Torregalli il 13 settembre scorso, dopo che era stata ricoverata per forti dolori addominali con la diagnosi di calcoli alla colecisti.

     

    Ma la donna, nonostante il ricovero in ospedale, riesce a fare l’ultima telefonata ai familiari nel pomeriggio dicendo di stare sempre più male. E, all’arrivo dei familiari in reparto, la triste notizia:  M.L. era deceduta.

     

    Diagnosi sbagliata? Sottovalutazione del caso? I familiari non ci stanno, vogliono andare fino in fondo, capire le cause di questo decesso, e per questo decidono di sporgere una denuncia ai carabinieri: da lì partono l’indagini.

     

    Adesso il caso è in mano alla Procura della Repubblica di Firenze, e su disposizione del pubblico ministero è stata disposta l’autopsia della 52enne. Al momento, come atto dovuto, ci sono sei medici dell’ospedale di Torregalli iscritti nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Firenze, con l’accusa di omicidio colposo in concorso per la morte di M.L..

     

    La notizia, riportata su tutti i quotidiani e i telegiornali, ha sconvolto i residenti di Mercatale e della frazioni delle Quattro Strade, Campoli, in quanto la donna risultava essere residente in via di Campoli.

     

    Una via che s’inerpica per diversi chilometri, portando in strade sterrate di campagna: ma nessuno conosceva questa giovane donna, nessun funerale era stato celebrato né alla Pieve di Campoli né alla chiesa di Mercatale.

     

    Anche Il Gazzettino del Chianti ha tentato per diversi giorni di rintracciare questa famiglia per dare loro la possibilità di parlare, spiegare: "Guardi – ci dice uno dei più anziani ancora residente a Campoli- una volta ci conoscevamo tutti, le campagne erano ancora popolate, ci ritrovavamo la domenica alla messa, alle varie feste, le persone circolavano a piedi e di conseguenza prima o poi ci incontravamo e scambiavamo anche qualche parola".

     

    "Adesso – conclude – le campagne sono diventate residenze per benestanti, la maggior parte delle persone è tornata qui dalle grandi città se non addirittura all’estero e si “blinda” nelle loro abitazioni".

     

    "Lungo la strada – prosegue – non passa più nessuno a piedi, sono tutti chiusi “ermeticamente” in auto, non viaggiano più nemmeno con il finestrino aperto perché in auto c’è l’aria condizionata e lo stereo alto che isola dal mondo circostante. Non sappiamo davvero chi possa essere questa signora".

     

    Non ci siamo fermati, dopo vari "non so", "mi spiace non la conosco", alla fine della strada sterrata abbiamo fatto l’ultimo tentativo, trovando la persona giusta.

     

    "Sì, quella signora sfortunata abitava qui insieme al suo compagno – ci dice una donna – erano i casieri della villa dove vi erano tornati da circa tre anni".

     

    Chiediamo così se è possibile parlare con il compagno: "Qui non c’è più nessuno, tra l’altro si dovevano anche trasferire".

     

    Insistiamo per avere un numero di telefono per contattare il compagno. Ci riusciamo, ma l’uomo preferisce non fare dichiarazioni: comprensibile, dal momento che le indagini sono in corso. Lo ringraziamo lo stesso e rispettiamo il suo silenzio.

     

    Riprendiamo via di Campoli, chiusi nella nostra auto, con l’aria condizionata. Lasciando dietro di noi la polvere della strada sterrata senza incontrare nessuno.

    di Antonio Taddei

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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