SAN CASCIANO – Ex direttore di Avvenire, pacifista, Marco Tarquinio è candidato per il Partito democratico alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno prossimi. Ieri, lunedì 20 maggio, nel suo tour all’interno della Circoscrizione Centro, ha fatto tappa anche a San Casciano.
Classe 1958, a lungo direttore del quotidiano di ispirazione cattolica (dal 2009 al 2023), si è fermato anche nell’ufficio di redazione del Gazzettino del Chianti. Per raccontare l’Europa che ha in mente. Quella che per la quale ha deciso di candidarsi.
“L’Unione Europea – ha iniziato – è una entità che a volte sembra lontana, ma i territori non sono solo nomi, sono storia, tessuto urbano, reti. Uno dei compiti dell’Europa, da quando ha deciso di essere la terra della pace e non delle guerre, è stato quello di valorizzare quello che prima veniva sistematicamente distrutto e occupato. Ed è la dimensione dei cittadini europei quando considerano le città europee raggiungibili e ben vivibili. In un percorso virtuoso di formazione, lavoro, valorizzazione delle competenze”.
“E i territori – ha rimarcato – ne sono un valore fondante. Soprattutto in un’Europa che, come il resto del mondo, di sta concentrando in grandi città”.
Un’Europa, ammonisce Tarquinio, che non va data per scontata: “Darla per scontata non è mai conveniente, perché quando lo si fa si inizia a perdere diritti. Chi va in Europa dicendo quanto è bello essere padroni a casa propria, essere padroni di procedimenti normativi, prepara le condizioni per sminuzzare quello che si è costruito. Che, caso mai, va migliorato, non certo distrutto. Federando le nostre libertà e sovranità, lette in termini positivi, in una cornice comunitaria. Da soli non si vive bene, si sta bene in relazione con gli altri”.
E la Brexit quindi, ha cambiato in meglio o in peggio la vita del popolo britannico? “Se la interpretiamo bene fa capire cosa accade a un popolo se rompe la solidarietà con gli altri. Se qualcuno pensava che per gli inglesi potesse essere un affare, se si informa un po’, capisce che ci hanno rimesso in termini economici, sia i grandi che i piccoli. In un Paese nel quale, soprattutto in alcune zone, si è rimasti vittime degli slogan”.
“Se gli europei lo sanno che non va fatto a pezzi quello che si è costruito? Spero di sì – risponde Tarquinio – soprattutto in Italia. Ma la tendenza attuale è preoccupante. Vorrei che i nostri concittadini fossero consapevoli che i procedimenti europei producono 8 norme su 10 di quelle che regolano la nostra vita. E non partecipare al voto significa non voler incidere su questo. Con la consapevolezza che l’Europa fa anche tante cose giuste: ad esempio sta ponendo il problema della irresponsabilità delle multinazionali che non pagano le tasse nei Paesi in cui realizzano i profitti. Oppure, è la prima unione di Stati che ha affrontato la questione dell’intelligenza artificiale, con rischi e pericoli, perché l’AI sia a servizio delle persone e non viceversa”.
Il tema della pace è, poi, la linea guida della candidatura di Tarquinio: “Vedo rischi così grandi che dopo oltre 40 anni di giornalismo ho deciso di candidarmi. Vedo un’Europa che cammina su un precipizio drammatico, per le guerre in corso e per il coinvolgimento degli europei in questi conflitti. Anche sulle guerre “per procura”, ovvero fornendo le armi. Il bivio verso il quale ci stiamo dirigendo? E’ terribile”.
“L’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Joseph Borrell – sottolinea – ha avvertito che ci stiamo preparando a mesi di guerra convenzionale ad alta intensità nel continente europeo. E’ un altro modo di dire… come la prima e la seconda guerra mondiale. Guerre di trincea, distruzione delle città, arruolamento di figlie e figlie: come sta accadendo in Ucraina”.
“E lo vediamo – dice ancora – con l’annuncio di un piano di riarmo europeo, con un debito comune per la guerra: io vorrei invece che si facesse debito comune su case green, per aiutare la gente a cambiare in senso sostenibile la propria vita”.
“Vanno capovolte le logiche – esorta Tarquinio – L’Europa è nata capovolgendo le cause per le quali ci si ammazza. Ci sono stati uomini politici e pensatori che hanno saputo vedere quello che non c’era, l’inimmaginabile. Hanno preso quanto di atroce era avvenuto, perfino la Shoah, e l’hanno trasformato in un processo che ha integrato il continente. L’hanno fatto perché hanno visto quel che non c’era”.
“La pace – conclude – è la strada che non c’è ancora, ma che si può tracciare e percorrere. Una strada che l’Europa ha già inventato in passato. Dove è oggi, con quello che sta accadendo, la diplomazia europea? A mediare invece sono altri. Io sogno e voglio un’Europa che è protagonista delle azioni diplomatiche: usando il suo metodo, che ha mostrato di saper creare e utilizzare in passato”.
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