Lontani dalle loro famiglie e dai loro amici, i due giovani, lui 25 e lei 24 anni, stanno vivendo il periodo di emergenza sanitaria da Covid-19, rispettando tutte le regole di protezione attuate dallo “shelter in place warning”.
Tra gli stati Usa la California è stata la prima a emettere l’avviso di sicurezza il 16 marzo scorso, in particolare a protezione di San Francisco e di tutta la “Bay Area”, per rallentare la diffusione della pandemia.
“Shelter in place significa rifugio a casa – spiega Lapo – le persone devono rimanere nelle proprie abitazioni e lasciarle solo per motivi di fondamentale necessità, come rifornimento di cibo e di medicinali; quindi bar, ristoranti take away, supermarkets e farmacie restano aperti, purché siano rispettate le normative di sicurezza”.
In seguito alla proroga del provvedimento fino al 3 maggio prossimo, le direttive per la sicurezza dei cittadini sono diventate più rigide: si può uscire di casa solo per necessità indossando guanti e mascherina, mantenere distanza di sicurezza di almeno un metro e sono vietati assembramenti di gruppo di qualsiasi tipo.
“Quando usciamo – dice Marta – non disponiamo di un’autocertificazione come in Italia, ma dobbiamo dimostrare alle autorità i nostri spostamenti da casa, altrimenti si rischiano multe salate e anche la prigione. Tutte le attività ricreative e di gruppo all’aperto sono ora vietate ed è concessa solo attività ricreativa individuale sempre indossando mascherina e guanti”.
La coppia sancascianese doveva rimpatriare il 26 marzo, ma dopo che le compagnie aeree hanno cancellato i voli per l’Italia, i due hanno contattato l’ambasciata italiana di San Francisco, la quale non ha dato loro buone notizie, perché i voli di rimpatrio sono operati da Alitalia a New York.
“L’ambasciata – prosegue Marta – ci ha consigliato di andare a New York per prendere il volo di ritorno per l’Italia, ma da San Francisco a New York ci sono 3 ore di fuso orario e non ce la sentiamo di intraprendere questo viaggio eterno prendendo un volo né tanto meno in treno. Poi da New York avremmo lo scalo a Francoforte per imbarcarci sull’aereo diretto Roma e da Roma il treno per Firenze; cioè mi prende l’ansia solo a dirlo!”.
In seguito all’emanazione dello “shelter in place” nelle piccole città della contea come Carmel-by-the-Sea si sono registrati notevoli spostamenti di persone in arrivo dalle grandi metropoli di San Francisco e Los Angeles.
“Per fortuna- dice Lapo – ci troviamo in una zona economicamente ricca, dove la vita costa abbastanza e gli arrivi a Carmel sono più contenuti rispetto ad altri luoghi”.
“In tutta la contea di Monterey – prosegue – che conta più di 400.000 abitanti, ci sono circa trenta casi di Covid-19, ma a Carmel non sappiamo di malati e ci sentiamo al sicuro”.
“Non viviamo nella paura – conclude la coppia – siamo tranquilli per il momento, perché abbiamo stipulato un’assicurazione sanitaria prima di partire. E per adesso non ce la sentiamo di tornare a casa”.
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