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venerdì 13 Giugno 2025
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    Giorno del Ricordo: la celebrazione a San Casciano. Con un ospite speciale e la sua storia tutta da ascoltare

    Fra i presenti al cimitero del capoluogo alla commemorazione anche il dottor Luigi Mulaz, esule di Fiume, che ha accompagnato la delegazione di Fratelli d'Italia di San Casciano

    SAN CASCIANO – E’ stata una celebrazione speciale quella del Giorno del Ricordo 2025 a San Casciano. Che ieri, lunedì 10 febbraio, si è svolta presso il cimitero del capoluogo.

    Giorno del Ricordo istituito nel 2004 dallo Stato Italiano per ricordare le vittime delle foibe durante la seconda guerra mondiale, e l’esodo delle popolazioni giuliano-dalmate di lingua italiana dai territori ora ricompresi in Slovenia e Croazia.

    “Dopo un silenzio che è durato quasi 60 anni – dice Francesca Calamandrei, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale a San Casciano – nel 2004 il Parlamento approvò la “legge Menia” (dal nome del deputato triestino Roberto Menia, che l’ha proposta) sulla istituzione del Giorno del Ricordo. Una solennitĂ  civile che viene celebrata il 10 febbraio di ogni anno”.

    Nel 2011 al Comune di San Casciano fu regalata una lapide, e 5 anni fa l’amministrazione comunale decise di inserirla nel cimitero del capoluogo: lì ieri il sindaco, Roberto Ciappi, ha portato una corona di alloro.

    “Noi di Fratelli d’Italia San Casciano – prosegue Calamandrei – presenti alla commemorazione, abbiamo portato un mazzo di fiori, con i colori della bandiera italiana”.

    Con due ospiti speciali: “Ad accompagnarci il dottor Luigi Mulaz, esule di Fiume, che si è così incontrato con il dottor Riccardo Simoni, anch’egli esule, abitante a San Casciano”.

    “Terminata la commemorazione – fa sapere Calamandrei – abbiamo avuto modo di parlare con il dottor Luigi Mulaz, che ci ha concesso i suoi ricordi”.

    “In realtĂ  – ha iniziato Mulaz – piĂą che miei ricordi, perchĂ© sono nato nel 1943, sono i racconti dei miei familiari. Dei quali ho cercato di salvare materiali e documenti. Vorrei che questo materiale potesse servire, e lo sto proponendo ad alcuni musei, perchĂ© questa tragedia non venga dimenticata. Molto è giĂ  andato perso dopo così tanti anni di silenzio”.

    “I primi a finire in foiba nel 1945 – precisano da Fratelli d’Italia San Casciano, ricordando cosa furono le foibe – furono carabinieri, poliziotti e guardie di finanza, nonchĂ© i pochi militari fascisti della RSI e i collaborazionisti che non erano riusciti a scappare per tempo (in mancanza di questi, si prendevano le mogli, i figli o i genitori). Le uccisioni avvenivano in maniera spaventosamente crudele. I condannati venivano legati l’un l’altro, con un lungo filo di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena. I quali, precipitando nell’abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sĂ© gli altri sventurati. Condannati così a sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze inimmaginabili”.

    “Vorrei aggiungere – ha aggiunto Mulaz – che vennero uccisero anche tanti preti, che tentarono di aiutare. Spesso è stato grazie ai preti superstiti siamo riusciti a ritrovare i corpi dei nostri cari”.

    “Oltre agli omicidi con i corpi buttati nelle foibe – ha proseguito – difficili da ritrovare perchĂ© spesso sopra vi buttavano animali morti per non farle scoprire, un altro sistema di eliminazione da parte dei titini era di prendere gli italiani, portarli su uno scoglio (non mancano dalle nostre parti) li abbracciavano e trascinavano in acqua, affogandoli. Poi il corpo veniva lasciato tra gli scogli e loro tornavano alle loro occupazioni come niente fosse successo, tanto avevano la copertura totale per questi crimini. Una pianificazione bene organizzata di distruzione etnica per motivi politici”.

    “Luigi Mulaz – dice ancora la consigliera comunale di FdI Francesca Calamandrei – ci ha fatto vedere i documenti, è stato un fiume in piena di ricordi. Non solo della parte di famiglia che scappò, ma anche di una parte, la zia Liberata, che avendo sposato un ungherese rimase lĂ ”.

    “La zia che abitava in Ungheria veniva ogni tanto a trovarci – sono stati i suoi ricordi in proposito – con tutte le difficoltĂ  per i permessi. Ricordo in che condizioni arrivava, malnutrita malgrado il marito avesse un buon lavoro, con vestiti da vergogna. Dovevamo curarla nel poco tempo che passava con noi, perchĂ© le cure mediche erano solo per pochi eletti. Mi chiederete perchĂ© non è scappata e rimasta in Italia: semplice, perchĂ© per venire a trovarci doveva lasciare delle persone in garanzia, e se non fosse tornata si sarebbero rifatti su di loro”.

    “Il mio piĂą grande dispiacere? Ad oggi – ha risposto Mulaz – che la Jugoslavia non abbia mai chiesto scusa per la strage delle foibe. E che lo Stato italiano non le abbia mai pretese. Inoltre, vorrei precisare che una parte di quella storia non è stata ancora ben raccontata: quella del mancato risarcimento alle famiglie italiane istriane, giuliane e dalmate”.

    Luigi Mulaz ha mostrato anche un documento, la risposta della Tesoreria di Stato alla richiesta del risarcimento di tutti i beni persi dalla sua famiglia: una battaglia che ha voluto portare avanti fino in fondo, e in cui il Ministero del Tesoro, riconosce 225.000 lire. Il documento è datato 1999.

    “Alla fine ho rinunciato – ha sottolineato –  perchĂ© ci costava di piĂą di notaio e bolli. Con tutti quei soldi il Governo ha in parte risarcito la Jugoslavia per i debiti di guerra, ma chi lo sa questo?”.

    Ha concluso con una richiesta: “Viste le tante manifestazioni e eventi e ricordanze che sempre vengono organizzate in ricordo delle donne, mi piacerebbe vederne una per Norma Cossetto, martire delle nostre terre”.

    “Ci sembra il minimo – conclude la consigliera comunale Calamandrei – Noi di Fratelli d’Italia non possiamo che accogliere tale richiesta per la memoria di una giovane donna, torturata, violentata e gettata in una foiba. E solo dal 2005 insignita dalla medaglia d’oro al merito civile, ma ancora sconosciuta alla maggior parte delle persone”.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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