SAN CASCIANO – “Dopo aver contribuito alla campagna di raccolta firme, necessaria per poter ottenere il referendum abrogativo e promossa sul territorio dal Pd locale, con Cgil e Anpi (aderendo al Comitato Nazionale, Sì all’Italia unita, libera e giusta), il gruppo del Partito democratico, unitamente alla lista Volpe il cuore civico di San Casciano, durante il consiglio comunale svoltosi lo scorso 26 settembre, ha posto l’attenzione politica sulla legge n.86/2024, che regolamenta l’autonomia differenziata delle Regioni a Statuto ordinario”.
Lo fa sapere Ketty Niccolini, capogruppo Pd nel consiglio comunale sancascianese.
“L’approvazione di questa legge – dice – insieme ad altre riforme proposte dall’attuale Governo Meloni, come il Premierato e il ddl sicurezza, rappresenta un grave attacco all’impianto costituzionale del nostro Paese perché accentrano il potere sul governo e nelle mani del/la premier togliendolo al Parlamento e al presidente della Repubblica”.
“Il governo – riprende – si giustifica sostenendo di aver “soltanto” reso operativa una norma costituzionale (art.116 comma 3) inserita dal centrosinistra con la riforma del Titolo V nel 2001. Una narrazione menzognera, in quanto attualmente, l’ampliamento del potere regionale previsto da quella norma, risulta limitato e relativo solo a specifiche esigenze territoriali. Al contrario, l’intervento realizzato con la legge Calderoli, risulta del tutto fuorviante rispetto alla norma costituzionale, in quanto prevede che le Regioni possano chiedere di poter gestire fino a 23 materie il cui impatto sulla gestione del sistema Paese ha una rilevanza enorme”.
“Per citarne solo alcune – elenca – tutela della salute; istruzione; protezione civile; tutela dell’ambiente; professioni; tutela e sicurezza sul lavoro; rapporti internazionali; commercio con l’estero; produzione trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario”.
“Inoltre – dice ancora Niccolini – non è prevista alcuna copertura finanziaria per il raggiungimento dei LEP (livelli essenziali di prestazione), ed i Comuni e gli altri Enti Locali non risultano essere coinvolti in nessun passaggio relativo all’ individuazione sia degli stessi LEP, sia dei costi/fabbisogni standard necessari a coprire i diritti costituzionali essenziali previsti per i cittadini. Questo significa, per i Comuni, dover gestire le risorse attraverso delle modalità di assegnazione, sulle quali però non si è avuto la possibilità di incidere nel merito dei reali bisogni dei territori”.
“Alla luce di tutto questo – conclude – e in vista del voto al referendum, crediamo sia importante coinvolgere ancora la cittadinanza, affrontando la tematica sia nelle sedi istituzionali che nelle piazze, mobilitandoci in maniera compatta e spiegando concretamente i motivi della nostra contrarietà e disapprovazione davanti ad una legge che isola il Paese ed aumenta le disparità civili e sociali già esistenti”.
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