SAN CASCIANO – Da un incidente domestico mentre stava facendo le pulizie per le scale, avvenuto a giugno, solo adesso (sono passati quattro mesi) ha iniziato a camminare con una stampella.
Ma a caro prezzo, perché se si è rimessa in piedi è solo grazie alla terapia di riabilitazione fatta a proprie spese.
“Purtroppo nel cadere mi sono rotta la rotula del ginocchio destro – ci racconta Clementina Risorti, sancascianese, a dir poco amareggiata – Fui portata al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria Annunziata, a Ponte a Niccheri, con l’ambulanza. Da lì è iniziato il mio calvario. Sono stata tre ore seduta su una carrozzina per cominciare”.
Era andata in ospedale senza nessuno dei suoi familiari?
“Mio marito non guida e non ha una buona salute. Siamo entrambi pensionati, i miei figli erano al lavoro. Quando poi finalmente mi hanno portato alla visita, subito l’ortopedico si è risentito con il personale: “Una donna con la rotula del ginocchio rotto me la portate su una carrozzina? Va distesa su una barella!”. Già eravamo partiti male, sta di fatto che per tre giorni mi hanno applicato una doccia di gesso per poi arrivare all’intervento. Dimessa, sono tornata a casa e ho passato trenta giorni a letto ferma con un tutore. Il 30 giugno sono andata alla visita, mi hanno tolto trentasette punti e rimandata a casa”.
Siamo nel mese di…?
“Agosto. Al secondo controllo mi hanno detto che dovevo iniziare una serie di dieci terapie per la riabilitazione, con tanto di prescrizione su ricetta. Vado al distretto Asl di San Casciano per prendere gli appuntamenti, e mi sento dire che la riabilitazione devo andare a farla a Barberino di Mugello. Naturalmente la mia reazione non fu buona. Chi mi avrebbe portava a Barberino di Mugello visto che mio marito non guida e miei figli lavorano? Chiesi un incontro con la direttrice del distretto ed ecco un’altra doccia fredda. La ricetta che mi avevano fatto all’ospedale non andava bene, ci voleva una ricetta scritta dal fisiatra, che però dall’1 al 21 agosto era in ferie; e non c’era nessun che lo sostituiva”.
Dunque la soluzione qual è stata?
“Sono dovuta andare in una struttura a pagamento di San Casciano se volevo riprendere a camminare. E devo dire che sono riconoscente a chi ancora oggi mi segue con professionalità. A oggi ho speso 560 euro. Ripeto, siamo due pensionati, entrambi operai, quindi con una pensione che lascio immaginare (colgo l’occasione per ringraziare i miei figli, mio marito e due vicine di casa, Luana e Silvana)”.
“Paghiamo un affitto – dice ancora – e non ci possiamo permettere grandi cose: ma le sembra giusto dover pagare un privato quando abbiamo alla nostra Asl un centro di riabilitazione? Se avessi accettato di andare a Barberino di Mugello, sarei dovuta andare con un taxi, con i costi e i disagi immaginabili: quanto mi sarebbe costato?”.
“Per questo – conclude Clementina – mi sono rivolta a voi del Gazzettino del Chianti. Perché spesso le persone ragionano tra di loro senza portare in evidenza i problemi a chi di dovere. E spero vivamente che finiscano con la mia disavventura”.
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