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lunedì 28 Aprile 2025
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    Legge autonomia differenziata, Khalil e Calamandrei (FdI) replicano a Niccolini (Pd): “Voluta da un Parlamento votato”

    "E’ falso dire che con l’autonomia differenziata si ampliano le diseguaglianze. La principale finalità̀ della legge è quella di rendere effettivi i diritti in ogni parte del territorio nazionale"

    SAN CASCIANO – “Riguardo la mozione presentata dal PD e Lista Volpe e le parole del capogruppo Dem Ketty Niccolini contro la Legge 26 luglio 2024 N° 86 recante disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario.. se hanno firmato e detto no 1 milione e 300 mila persone va anche ricordato che gli aventi diritto al voto sono oltre 46 milioni…”.

    Rispondono così le due consigliere comunali di Fratelli d’Italia, Francesca Calamandrei e Roseline Khalil, alla presa di posizione della capopgruppo del Pd sancascianese, Ketty Niccolini, a proposito della legge sull’autonomia differenziata.

    Ketty Niccolini (Pd San Casciano): “L’autonomia differenziata fa male all’Italia, 1 milione e 300mila… no”

    “Forse a San Casciano o in generale in Toscana – dicono le due consigliere – essendo una regione di sinistra, si è dimenticato che il popolo italiano ha votato alle elezioni dando delega al governo attuale di amministrare e governare questo Paese. Il centrodestra ha vinto e questa legge è stata legittimante votata: alla Camera 172 voti favorevoli e 99 contrarie e al Senato 110 favorevoli, 64 contrari e 3 astenuti”.

    “Come detto dal capogruppo Dem Ketty Niccolini – proseguono – il problema dell’ Art. 116, 3° comma è di non aver previsto una normativa d’attuazione di carattere generale che indicasse una linea valida per tutte le Regioni ordinarie in tema di autonomia differenziata. E pensare che la modifica del Titolo V della Costituzione, a favore dell’autonomia differenziata, fu approvata da una maggioranza di centro-sinistra, nel 2001 con il Governo Amato concludendo un percorso iniziato nel 1997 dal governo Prodi e poi D’Alema“.

    “Quindi – rimarcano – l’autonomia differenziata non è frutto di volontà della destra ma purtroppo già dal 2001 e sono passati 23 anni. Da allora nessun governo è riuscito a approvare alcuna legge che superi l’ostacolo di come individuare questi livelli essenziali delle prestazioni, per far si che le regioni possano richiedere ciò che è previsto nella Costituzione, se non il Governo Meloni che alla Camera ha ottenuto 172 voti favorevoli e 99 contrarie e al Senato 110 favorevoli, 64 contrari e 3 astenuti”.

    “Il tutto – dicono ancora – in conformità dell’Art. 5 che sancisce il principio autonomistico, riconosce quindi l’ autonomia agli enti locali, cui la legislazione statale è chiamata ad adeguarsi: voluto dalla sinistra!”.

    “Facciamo anche presente – rilanciano – che a voler usufruire di quella modifica sull’autonomia differenziata alla Costituzione non sono stati solo regioni di centrodestra come la Lombardia o il Veneto ma anche l’Emilia-Romagna e la stessa Toscana”.

    “E’ falso – incalzano Calamandrei e Khalil – dire che con l’autonomia differenziata si ampliano le diseguaglianze. La principale finalità̀ della legge, prima ancora dell’autonomia, è quella di rendere effettivi i diritti in ogni parte del territorio nazionale e di realizzare il pieno superamento dei divari territoriali nel godimento delle prestazioni inerenti ai diritti civili e sociali. Poi, una volta aperta la strada per le intese, chi sarà̀ più capace otterrà̀ più autonomia. Non c’è disuguaglianza. Solo meritocrazia”.

    “Questa è una legge procedimentale che non stanzia risorse – sottolineano – ma si limita ad attuare e determinare le regole ed i criteri già sanciti in Costituzione. Le risorse saranno trovate quando si passerà alla fase successiva e saranno stanziate con le leggi che il Parlamento sarà chiamato ad esitare in sede di approvazione delle intese con le Regioni che hanno richiesto la competenza per le materie previste”.

    “A questo punto però – concludono – noi consigliere del gruppo di Fratelli d’Italia ci chiediamo se la riforma non piace più alla sinistra solo perché ad essere riuscito a renderla attuativa è un governo di centrodestra, per cui il pensiero non è più rivolto al bene dei cittadini italiani”.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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