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giovedì 28 Marzo 2024
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    Sarebbe addirittura sbagliata la data. Uno dei tre autori: “Il processo va riaperto”

     

     

     

    Di libri riguardanti le vicende sanguinarie del “mostro di Firenze” in tutti questi anni ne sono stati scritti decine: in alcuni casi anche da chi, preso da queste vicende, si è improvvisato detective e scrittore, creando spesso confusione e inesattezze in una vicenda giàingarbugliata e con molti lati oscuri.

     

    Stavolta però è uscito un libro che segue le carte processuali, descrivendo nei minimi particolari quanto avvenuto nell'ambito dell'ultimo delitto, quello dell'8 settembre 1985 agli Scopeti. Lo fa attraverso una ricostruzione accurata, portando in evidenza alcuni errori investigativi e lacune processuali.

     

    Suddiviso in quattordici capitoli incentrati  appunto sull’ultimo delitto avvenuto in località Scopeti, ai margini del bosco dove si erano accampati con la loro tenda  Jean-Michel Kraveichvili, 25 anni, e Nadine Mauriot, 36 anni. Il titolo del libro è “Delitto degli Scopeti Giustizia mancata” (Ed. Ibiskos Ulivieri) è stato scritto a seimani da Vieri Adriani, Francesco Cappelletti, Salvatore Maugeri

     

    I giovani francesi erano partiti per l'Italia, associando una breve vacanza a motivi di lavoro: l’occasione era di visitare una fiera di scarpe che interessava a Nadine, essendo una commerciante di calzature. Da notare che la mostra si teneva a Bologna dal 6 al 9 settembre 1985. I due arrivarono in Italia il 4 settembre, come testimoniano le ricevute autostradali rimaste nell’auto e che nessuno degli inquirenti sembra abbia mai preso in considerazione; così come altre ricevute importanti per la ricostruzione dei vari spostamenti sul territorio della coppia.

     

    Fu il fratello di Jean-Michel, dopo che gli fu restituita l’auto, una Golf, a rinvenire al suo interno le ricevute, poi consegnate all’avvocato di parte civile Santoni Franchetti che rappresentava i familiari dei due francesi, e purtroppo venuto a mancare prematuramente prima del processo di appello (fra l'altro, incredibilmente, nessuno aveva avvisato i familiari delle vittime francesi del suo decesso).

     

    Altro punto di approfondimento del libro, è stabilire addirittura la data esatta della morte di Jan-Michel e Nadine Mauriot: data contestata anche in altre occasioni dal giornalista Mario Spezi, poiché si sostiene che la morte dei due giovani debba risalire quanto meno alla notte tra sabato 7 e domenica 8 settembre, se non addirittura a quella precedente fra venerdì 6 e sabato 7 settembre, contrariamente alle fonti ufficiali processuali che ricostruiscono la cronologia della morte attribuendola alla notte fra domenica 8 e lunedì 9 settembre.

     

    Da tenere presente che il ritorno in Francia della coppia era previsto per domenica 8 settembre, al massimo nella giornata di lunedì 9 settembre, e che l'ultimo giorno utile per visitare la fiera delle scarpe di Bologna era l’8 settembre. Tra tanti altri particolari che si trovano nella perfetta cronologia del libro, un altro elemento incredibile. Il 24 settembre 1996 gli inquirenti, su indicazione di Giancarlo Lotti, tornano nella piazzola dell’ultimo delitto, stavolta alla ricerca di una “buca” in cui a detta di Lotti, Mario Vanni e Pietro Pacciani vi avrebbero nascosto la famigerata  pistola calibro 22.

     

    Le operazioni blindate di “scavo”, con l’ausilio di escavatori e vigili del fuoco, vanno avanti fino al 3 marzo 1996. Quella “buca”, profonda 40 cm (vi mostriamo le foto in esclusiva), altro non era che una tana di un roditore con all’interno provviste di pinoli e gusci di bacche. 

     

    Durante la presentazione del libro avvenuta nelle scorse settimane uno degli autori, Salvatore Maugeri, nato a Montbèliard (Francia) e amico fraterno di Jean Michel, ha ricordato i momenti passati in giovane età assieme all’amico: con lui suonava all’interno di una band. Ha anche smentito categoricamente che la coppia praticasse riti satanici, una pratica che nel loro Paese non è assolutamente diffusa. E ha precisato che a Monte Morello i due non hanno mai fatto tappa con la loro tenda, come invece hanno sostenuto due guardia caccia che testimoniarono di aver sollecitato i due turisti ad allontanarsi dalla zona, per poi sostenere di avere trovato dove erano accampati, segni di riti satanici.

     

    Francesco Cappelletti (altro autore) a fini di studio chiese alla cancelleria una copia della sentenza nei confronti di Mario Vanni e altri, cosa che gli fu negata.  Si rivolse così all’avvocato Vieri  Adriani, e da lì nacque l’idea di scrivere il libro, ma non solo. "C’è la volontà oggi – dice Adriani – come rappresentante dei familiari dei francesi uccisi a Scopeti, di potere riaprire il processo al mostro di Firenze, questo grazie anche all’esatta data dell’uccisione di Jean e Nadine, che come sosteniamo, è avvenuta tra venerdì 6 e sabato 7 settembre".

     

    "Per questo – sottolinea il legale – vengono meno le testimonianze di molti "teste", giudicate fondamentali per la Pubblica Accusa, i quali hanno sostenuto di avere assistito a cose e viste persone in giorni diversi a quelli sui quali si è concentrato il processo. Può sembrare assurdo, ma emerge anche che alla famiglia non è stata restituita la macchina fotografica usata dai due, contenente 16 scatti mai sviluppati, i quali potrebbero contenere anche immagini importanti per le indagini”.

    di Antonio Taddei

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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