SAN CASCIANO – Intorno alla mezzanotte fra il 9 e il 10 agosto 2005, festa di San Lorenzo, venne a mancare un sacerdote che ha lasciato nel cuore di tutti quelli che lo hanno conosciuto un grande segno.
Stiamo parlando di don Gino Gamannossi, “il prete di Decimo”: ovvero della chiesa di Santa Cecilia a Decimo, piccolo gioiello di fede nella campagna subito fuori le mura di San Casciano.
Nato il 13 maggio 1914 da una famiglia umile di contadini, il babbo Piero e la mamma Ernesta, risiedevano in località chiamata Zobi, sotto Fabbrica, nel comune di San Casciano. Gino fu battezzato nella chiesa di Montefiridolfi.
All’età di 13 anni manifestò il desiderio di entrare in seminario, fu accontentato nonostante il prete di Fabbrica pensasse che Gino sarebbe ben presto tornato a casa: non fu così, il 29 giugno 1940 festa di San Pietro e Paolo l’allora cardinale Elia Dalla Costa celebrò l’ordinazione di 17 nuovi sacerdoti nel Duomo di Firenze. Tra questi c’era anche quello don Gino Gamannossi.
La prima domenica da sacerdote don Gino volle andare a celebrare la Santa Messa nella chiesa di Fabbrica, dove c’era ancora il vecchio parroco che non aveva creduto fino in fondo nella sua "chiamata". Era presente tutto il popolo quella domenica e alcuni testimoni ricordano l’abbraccio e il pianto tra il prete novello e il vecchio parroco.
Dopo i vari trasferimenti, anche al confine tra la Toscana e Romagna, il 6 agosto 1946 don Gino torna nel suo comune come parroco della chiesa di Castelbonsi. E il 15 agosto 1961, festa dell’Assunta, celebrò ufficialmente la prima Messa da priore a Santa Cecilia a Decimo, da dove poi si distaccherà dalla vita terrena nell’agosto del 2005.
Di don Gino si potrebbero scrivere pagine e pagine: in parte ci ha pensato la comunità parrocchiale con un bel libro scritto nel 2008. Nella prefazione don Massimiliano Gori (oggi Proposto della Collegiata di San Cassiano e parroco di San Cecilia a Decimo) scrive: "Don Gino è stato ed è ancora un prete speciale, il prete di tutti, capace, come da vivo, di parlare sempre ai cuori della gente".
di Antonio Taddei
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