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giovedì 27 Marzo 2025
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    Oltre la morte di un figlio, Cristina Giordana a San Casciano: “A un tratto il buio si squarcia e riappare l’aurora”

    La donna, che ha scritto un libro ("Portami lassù"), dopo la morte in montagna del figlio Luca, ha dialogato con Elisabetta Sani, che ha perso la figlia Rebecca in un incidente simile

    SAN CASCIANO – Sabato 8 febbraio, nella cornice del Cappellone di Sant’Antonio Abate, a San Casciano, si è svolto un incontro speciale. Quello con Cristina Giordana.

    Che davanti a una platea gremita ha parlato del suo libro, “Portami lassù”, pubblicato da Mondadori nel 2018.

    L’incontro è stato organizzato dall’Associazione Rebecca94, con Plantula ApS e il patrocinio del Comune di San Casciano.

    Si è trattato di una chiacchierata fra Elisabetta Sani (mamma di Rebecca) e Cristina Giordana (mamma di Luca).

    Entrambe accomunate dalla perdita di un figlio avvenuta in circostanze simili (incidenti di montagna): ed è proprio da lì che è nata la loro amicizia.

    Insieme hanno voluto dialogare con i tanti partecipanti sul mistero del dolore che, improvvisamente, ha travolto le loro vite. Ma anche su come esse hanno trovato la spinta e la forza per andare avanti.

    Cristina, all’indomani della dipartita di Luca, ventiduenne, sul Monte Cervino, ha scritto questo libro. Che è una storia di luce, di amore e di montagne.

    Dove Luca, il protagonista del libro, che parla in prima persona, dice: “… Però mettete via i fazzoletti, questa non è una storia lacrimevole: non mi importa niente di commuovervi e roba simile, la vita è troppo breve per prenderla per il verso sbagliato”.

    Si è parlato anche del loro rapporto con la montagna, che molte persone non capiscono perché, sulla montagna, le vite dei loro figli si sono spezzate. 

    Entrambe invece continuano ad amarla, la montagna. Ad andare in quei luoghi perché se non facessero così sentirebbero di tradire i loro figli; che se ne sono andati facendo ciò che più di tutto amavano, nel paesaggio dei loro sogni.

    La serata è stata introdotta da Roberta Tassini, dell’associazione Plantula Aps, che ha fatto gli onori di casa.

    Poi il dialogo fra Elisabetta e Cristina è andato avanti con naturalezza, proprio come possono dialogare due amiche che conoscono i sentimenti l’una dell’altra.

    Ci sono state poi letture di altri brani significativi del libro, e la visione di un filmato su Luca. 

    Cristina ha parlato in maniera aperta dei suoi stati d’animo e della sua grande fede, che fin dall’inizio le ha dato la forza per affrontare il tutto.

    Elisabetta dal canto suo ha più volte ribadito l’importanza dell’appartenere a una comunità dove è possibile rendere partecipi gli altri, trovando in modo naturale comprensione, affetto e forza. 

    “Nessuno di noi è un’isola separata dal resto del mondo – ha detto – I nostri dolori, così come  le nostre gioie, devono essere materia di condivisione; affinché la nostra umanità acquisisca un valore autentico”.

    Cristina ed Elisabetta hanno più volte ribadito che nessuno può permettersi di giudicare il modo di reagire davanti a simili eventi, non esistono ricette o “kit” di sopravvivenza.  

    Il messaggio invece è apparso forte e chiaro: “Non siamo sole o soli nei nostri dolori.  Ciascuno ha la sua notte, ma ad un certo punto il buio si squarcia e riappare l’aurora”.

    Alla fine dell’incontro le “donne del Cappellone” hanno offerto un aperitivo ai partecipanti, visibilmente commossi ma anche sorridenti. Perché, come qualcuno ha affermato, “stasera ho colto una luce e tante  parole di speranza su cui poter riflettere”.

    Gli organizzatori ringraziano infine il sindaco di San Casciano, Roberto Ciappi, “che ha onorato Cristina ed Elisabetta della sua presenza”.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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