SAN CASCIANO – Una rosa per onorare la memoria di Ottavio Calonaci, il soldato-contadino. Personaggio scomparso da anni ma che ha lasciato una traccia indelebile: in famiglia, ma anche nella comunità sancascianese.
Nasce per lui, appunto, la nuova "Rosa Calonaci", che verrà presentata ufficialmente in questo fine settimana.
A spiegare com’è nata l’idea è uno dei figli, Carlo Calonaci: "Premetto che al momento la nuova rosa non è in vendita – spiega Carlo al quale abbiamo promesso di non fotografarla lasciando la sorpresa a chi si recherà a vederla al vivaio – saranno donate solo due rose a due persone che oltre ad essere nostre clienti sono persone davvero speciali. Con molta probabilità sarà disponibile alla vendita dal prossimo anno".
Quante piante siete riusciti a creare?
"Per il momento sono trenta, ad agosto faremo gli innesti e da questa produzione contiamo di realizzare circa 2.000 Rose Calonaci".
Ma come siete riusciti a crearla?
"Quando realizzammo il vivaio avevamo recintato tutta l’area con delle rose. Nel tempo l’erbaccia e i pruni presero il sopravvento sulle rose, così decidemmo di toglierle tutte. Dopo qualche anno notammo che era rispuntata una rosa che non aveva le caratteristiche di quelle che avevamo piantato. Non solo, ci accorgemmo che era su un solo ramo, mezza in un modo e mezza in un altro. Praticamente aveva avuto un cambiamento genetico per via dell’impollinazione. Nemmeno un grande esperto che interpellammo riuscì ad assegnarle un nome preciso. A quel punto decidemmo di innestarla, era il 2010, senza darle un gran valore, per poi arrivare al 2019 quando decidemmo di metterla in produzione chiamandola Rosa Calonaci".
Con una caratteristica: il colore non è rosso ma…
"Sì assomiglia al colore di una pesca, come le pesche Cotogne del Poggio che produceva il babbo poco sopra il vivaio".
Ricordiamo che Ottavio Calonaci, di famiglia contadina come teneva sempre a precisare, venuto a mancare nell’ottobre 2006, fu chiamato alle armi come soldato.
Dopo i fatti di Fiume fu internato a Stablack e, in seguito, trasferito nei campi di lavoro. Ricoverato in gravi condizioni all’infermeria di Gorlitz, trovò infine rifugio presso una famiglia tedesca di Rosenhein, per poi rimpatriare il 5 luglio 1945.
Nel dopoguerra è stato protagonista della vita comunitaria di San Casciano, ricoprendo il ruolo di presidente dell’Associazione Combattenti e Reduci del paese. Durante gli anni di guerra riuscì a scrivere un prezioso diario di guerra. Divenuto una preziosa testimonianza e diventato un libro.
di Antonio Taddei
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