SAN CASCIANO – Ci mancherà. Non potremo più incontrare per le vie di San Casciano quel signore alto, magro, fazzoletto al collo, cappello e paniere in vimini tra le mani.
Silenzioso, ma sorridente e rispettoso quando qualcuno lo salutava. In pochi sapevano che quell’uomo in realtà era il principe Karl Erkinger Schwarzenberg, archeologo, figlio di una delle più nobili famiglie d’Austria.
E’ venuto a mancare all’età di 89 anni, mentre stringeva tra le mani i suoi libri, amorevolmente assistito dalla moglie, la contessa Claudia Brandis.
Gli Schwarzenberg erano i più grandi proprietari della Boemia, regione dell’Europa centrale: i genitori del principe si spostarono successivamente a Vienna.
Nel 1946 i genitori avevano acquistato una bellissima villa quattrocentesca nella campagna di San Casciano.
Karl se ne innamora fin da subito, tanto che decide di tornarci definitivamente nel 1978.
Amante della natura, continua a studiare nella sua nuova tenuta nel Chianti fiorentino: ha studiato in Università pretigiose, come Oxford, Princeton e Monaco.
Conosceva sei lingue, ma andava fiero di fare anche il contadino.
Appassionato di archeologia, storia dell’arte: ogni cosa che lo interessasse per lui era motivo di studio.
Ha scritto anche dei libri: uno tra i più “stravaganti” è quello scritto sulle pietre di una baia dell’Isola d’Elba.
Dove descrive l’arrivo degli Argonauti, all’interno di una leggenda secondo cui i sassi della baia, bianchi con chiazze nere, hanno preso quel colore proprio da loro.
Che, arrivati sull’isola, si sarebbero asciugati il sudore con questi sassi, lasciandovi sopra i punti neri.
Un altro libro l’ha scritto su i colori, sulla trasparenza del bianco nell’antichità.
Il principe lascia cinque figli, che si trovano tutti all’estero, venti nipoti. E, naturalmente, l’amata moglie, la contessa Claudia Bramdìs.
E’ stato esposto nella chiesa del Suffragio a San Casciano nel pomeriggio di venerdì 29 aprile: nel suo ultimo viaggio la moglie ha voluto mettergli al fianco delle rose e dei fiori del suo giardino.
Nella sua villa rimangono tanti suoi ricordi.
Tra questi la sua panca, dove teneva i cappelli, i bastoni, la cesta di vimini, lo zaino. Sono lì, come in attesa che Karl Erkinger Schwarzenberg torni, un giorno, a riprenderne possesso.
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