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venerdì 29 Marzo 2024
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    Cristina Lemmi: l’italiano insegnato a generazioni di sancascianesi

    L'ex professoressa di Lettere alle scuole medie protagonista settimanale dei Sancascianesi di Mestiere

    SAN CASCIANO – La qualità di un popolo si decide a scuola, tra banchi scritti di dediche e scie lasciate sulla lavagna da una cimosa polverosa.

    In una casa piena di colori e di libri ordinati per argomento, c’è una persona a cui molti devono riconoscenza, per il suo contributo alla nostra educazione.

    Professoressa di lettere alle scuole medie di San Casciano dal 1982 fino a sette anni fa, Cristina Lemmi ha insegnato ai figli dei suoi primi alunni e visto la storia di intere famiglie sancascianesi.

    “Questo lavoro è una vocazione – mi dice – come quella per la medicina. Io l’ho scoperta quand’ero piccola, proprio alle medie e grazie a un professore: Franco Lumachi“.

    “Utilizzava un metodo all’avanguardia – spiega Cristina – con ore di compresenza soprattutto nell’ambito letterario. Ho voluto subito insegnare lettere e ho studiato con l’unico obiettivo di fare questo mestiere”.

    “Mi è piaciuto molto, non ero mai stanca e pensavo con gioia al giorno dopo”, racconta.

    “Sono mancata poco. Anzi, sono stata più cagionevole una volta in pensione! I ragazzi si lamentavano perché speravano in qualche ora di pausa”, sorride. “La c’è anch’oggi – esclamavano – ma non s’ammala mai?”…”.

    “All’epoca mi chiedevo come far comprendere ai miei studenti che insegnare mi rendeva felice – continua – ma ora mi capita di non riconoscerli e sono loro a venirmi incontro perché ci tengono a farmi un saluto. Se si ricordano di me devo aver lasciato una traccia. È bello avere questo tipo di riscontro, anche adesso che sono in pensione”.

    “L’insegnante perfetto – afferma – conosce la propria materia, ma soprattutto riesce a relazionarsi con gli alunni ed a comprenderne la psicologia. Oggi i ragazzi sono di nazionalità diverse, con bagagli culturali distinti dal nostro. Hanno situazioni familiari complesse e spesso sono iperprotetti dai genitori”.

    “Si va in direzione opposta a quanto accadeva quando studiavo io – aggiunge – A casa si dava sempre ragione agli insegnanti, riconosciuti come educatori”.

    “Un altro problema è la tecnologia che avanza – continua Cristina – Io e i miei coetanei siamo inadeguati e non riusciamo a stare al passo coi tempi. Gli studenti non usano con furbizia certi strumenti: presentano relazioni identiche e scrivono sempre peggio, perché pensano che anche il foglio di carta si corregga da solo”.

    “La grammatica, che io amo molto, è ormai considerata una disciplina inutile che si può studiare online. Ma la scuola è la palestra della mente – insiste – e serve per formare le persone”.

    Secondo Cristina, San Casciano negli anni è cambiata molto: “Quando già lavoravo mi sono trasferita vicino alle medie e i miei alunni vedevano quando uscivo e a che ora tornavo a casa. Prima il paese era più provinciale perché ci si conosceva tutti. Alcuni miei familiari erano impiegati alla Stianti e tutti sapevano chi ero grazie alle mie radici”.

    “Per certi aspetti – aggiunge – speravo che avremmo fatto più progressi. San Casciano vive in funzione della città e dovrebbe essere più aperta a nuove prospettive, ma spesso risulta strutturata in una sorta di corporazioni. Per fare qualcosa sembra necessario avere una patente o appartenere a un gruppo e questo non è sintomo di mentalità libera come in molti vorrebbero far credere”.

    Cristina è andata in pensione con un leggero anticipo per aiutare sua figlia: “Forse ho un po’ di rimpianto, perché avevo ancora energia e voglia di fare”.

    “Per l’insegnante il lavoro finisce anche se si è ancora culturalmente e mentalmente attivi – afferma – Non si può continuare a stare nella propria ditta, come succede per altri mestieri”.

    Da allora ha fatto soprattutto la nonna, ma ha anche avuto modo di scrivere un libro di poesie: “L’ho dedicato a mio padre e l’ho pubblicato a mie spese nel 2011”.

    “Si intitola Nonostante Tutto e contiene alcuni componimenti sul paese – spiega – Vorrei ristamparlo con l’aiuto di uno sponsor, dato che me ne rimangono solo due copie. Sarei felice di devolvere tutto ad una Onlus e di far conoscere le illustrazioni di mia sorella Elisabetta, Marcello Manzoli e Sonia Nunziati“.

    “San Casciano è un bel paese dove sto molto bene – conclude – ma nonostante il mio affetto per la comunità ho fatto solo l’insegnante, senza impegnarmi in attività di volontariato come altri colleghi: avevo poco tempo, una famiglia ed amavo preparare le lezioni. Ho cercato di dare il mio contributo facendo il mio lavoro con senso del dovere”.

    Un regalo prezioso, ad una comunità che ringrazia. Perché chi insegna con amore è il seme di un futuro radioso e tramanda cultura, passione e sete di sapere ad un’Italia che ne ha sempre più bisogno.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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