"Abbiamo cambiato casa otto anni fa e dopo tutto questo tempo a mio figlio è stata sospesa, senza preavviso, la pensione di invalidità".
A scriverlo in una lettera al Gazzettino è una mamma sancascianese, che ci racconta questa storia di ordinaria disfunzionalità e di burocratica insensibilità.
"Il cambiamento della residenza – prosegue – è avvenuto quasi otto anni fa e in quell'occasione furono regolarmente effettuate tutte le comunicazioni di variazione di indirizzo ai vari enti pubblici, amministrativi eccetera, compreso l'Inps. Infatti il ragazzo disabile ha ricevuto almeno quattro importanti comunicazioni compresa la chiamata a visita per i suoi 18 anni. Tutto era sempre arrivato al nuovo indirizzo per raccomandata, certe volte a nome del ragazzo disabile e certe altre a nome mio in quanto suo amministratore di sostegno".
Nel settembre scorso l'amara sorpresa: "Mi accorgo – dice la madre – che la pensione non arriva più e così mi precipito all'Inps a Firenze per chiedere spiegazioni. Vengo rimproverata ed accusata di non aver accompagnato mio figlio ad una ennesima visita di controllo che, secondo loro, doveva avvenire nonostante che il ragazzo sia disabile dalla nascita e riconosciuto non rivedibile".
"E' bene precisare – dice la donna – che mio figlio è affetto da una sindrome genetica quindi la sua disabilità è stampata nel suo Dna in modo irreversibile. E' ovvio, o meglio dovrebbe essere ovvio, soprattutto ai medici, che il ragazzo non può guarire dalla propria patologia. Nonostante questo, secondo quanto detto dall'ufficio competente, il ragazzo era stato richiamato a visita di controllo per verificare l'autenticità dell'handicap, cosa molto, anzi molto umiliante".
Tralasciando l'amarezza, il dolore, il timore di perdere un sostegno indispensabile a una quotidianità fatta di mille impellenze, inizia tutta la trafica: "Non è stato facile – sostiene la donna – scoprire che la lettera che l'Inps avrebbe inviato era stata spedita al vecchio indirizzo valido otto anni fa e che non riporta la data di invio. Attraverso l'intervento del Difensore Civico Regionale e del nostro impegno, l'Inps ha rapidamente richiamato a visita mio figlio. Pesandolo, misurandolo e raccogliendo le fotocopie delle varie certificazioni che ha acquisito negli anni e che avevamo portato con noi".
"A dicembre – racconta la mamma sancascianese – è stata riattivata la pensione con gli arretrati, ovviamente senza nessuna lettera di scuse che forse avrebbe potuto compensare gli ingiusti sensi di colpa che mi avevano travolta, la rabbia, le giornate perse di lavoro, gli interessi perduti e l'umiliazione di doversi far riconoscere disabile per l'ennesima volta".
"Chi ringraziare? La lista è lunga – dice la madre – In primis vorrei ringraziare tutti i falsi invalidi e coloro che ingurgitano illecitamente i diritti dei veri bisognosi e, in secondo luogo, l'organizzazione fallace dei servizi pubblici e della troppo spesso carente competenza di chi ci lavora. Abbiamo poi scoperto che all'Inps esistono due banche dati che non comunicano fra loro. Una di queste pesca i dati dalla data di attivazione della richiesta di pensione, quindi possono essere passati anche molti anni".
"Dimenticavo – conclude con amarezza – Ringrazio anche alcune persone addette agli sportelli per i modi maleducati ed aggressivi usati".
di Redazione
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