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giovedì 5 Giugno 2025
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    Un inglese di 77 anni a Chiesanuova: alla scoperta di un padre (italiano) mai conosciuto

    L'incredibile storia di Peter Arnold. Della madre Claire. Del padre Alfredo Masini, che lo concepì mentre era prigioniero di guerra in Inghilterra. E di un lungo cammino alla scoperta della verità

    CHIESANUOVA (SAN CASCIANO) – All’età di 77 anni, dopo una lunga e tenace ricerca, Peter Arnold (residente a Hexham, nella contea di Northumberland, in Gran Bretagna), è riuscito a realizzare un grande sogno: scoprire finalmente chi fosse il suo vero padre.

    Grazie al tenace aiuto della moglie Claire, al Comitato Internazionale della Croce Rossa di Ginevra, e a quelli che scoprirà essere i suoi cugini italiani, Daniela Masini di Scandicci e Alessandro Masini di San Martino alla Palma.

    La svolta è arrivata il 16 giugno 2020 quando nella casa di Hexham, da San Martino alla Palma (Scandicci), una mail avrebbe riunito per sempre la famiglia Masini.

    A raccontarci questa straordinaria storia sono Paolo e Gianna Poggianti di Chiesanuova, Daniela Masini di Scandicci, Peter e Claire Arnold di Hexham.

    La storia inizia nel 1942, durante la Seconda guerra mondiale, quando il soldato Alfredo Masini (di San Martino alla Palma) fu inviato in nord Africa per prendere parte ai combattimenti contro gli Alleati.

    Come migliaia di altri italiani fu catturato dagli inglesi nella prima battaglia di El Alamein, e inviato al Campo 69 dei prigionieri di guerra (POW) nel Northumberland, a nord dell’Inghilterra, dove rimase per quasi tre anni.

    A differenza dei soldati tedeschi, gli italiani potevano lasciare il campo per recarsi a lavorare nelle fattorie locali, negli orti e nei giardini.

    Alfredo Masini fu inviato al villaggio di Prestwick per aiutare una famiglia nella produzione di ortaggi nel proprio terreno. E fare anche altri lavori.

    Dopo un po’ Alfredo s’innamora della donna di casa, Minnie Arnold, il cui matrimonio era sull’orlo del fallimento. Da questa relazione Minnie rimane incinta e, nell’agosto 1944, nasce il loro figlio. Peter.

    Alfredo rimase al Campo 69 fino alla fine della guerra, per poi rientrare in Italia nel 1945, lasciando a Prestwick la donna di cui si era innamorato. E il loro figlio.

    Il marito di Minnie, Stan Arnold, che era in un’altra parte dell’Inghilterra nell’esercito britannico, arruolato nel 1940, non fece ritorno a casa dopo la fine della guerra. Aveva trovato un’altra donna e voleva il divorzio da sua moglie per potersi risposare.

    Tuttavia a Peter fu dato il cognome di Stan, anche se Minnie e Stan erano consapevoli che era il figlio di Alfredo Masini.

    Nel 1947 fu regolato il divorzio, Minnie inviò ad Alfredo una cartolina per dirgli che lei e Peter sarebbero partiti per l’Italia per stare con lui e la sua famiglia, a San Martino alla Palma. Dove rimasero, in via Calcinaia, per nove mesi. Ma poi, nel 1948, tornarono nel Regno Unito.

    Perché Minnie e Peter se ne andarono? Non c’è mai stata una spiegazione, ma è probabile che la vita dura che l’Italia stava attraversando in quel momento si fosse rivelata troppo difficile per Minnie, forse anche per le difficoltà legate alla non conoscenza dell’italiano.

    Qualunque sia stata la causa, i due se ne andarono per non tornare mai più: la donna lasciò solo una foto che ritraeva lei e il piccolo Peter in braccio.

    Nel tempo tutti i tentativi di riprendere i contatti andarono falliti, causando molta tristezza in famiglia. Nel 1948 Alfredo si sposò con Gina, una donna che conosceva da diversi anni: la coppia non ebbe figli.

    Nel frattempo, nel Regno Unito Peter cresceva sapendo che Stan Arnold era suo padre, anche perché era quello il suo nome sul certificato di nascita. Ma aveva sempre saputo che aveva vissuto per poco tempo in Italia, senza però conoscerne i motivi.

    Sua madre non glielo aveva mai detto. E lui non ha mai chiesto spiegazioni. Tutto quello che aveva erano dei ricordi lontani di alcuni episodi durante la sua permanenza. Quando nel 2000 sua madre Minnie morì, tra le sue carte non fu trovato nulla che potesse spiegare quella breve permanenza in Italia.

    All’età di sette o otto anni, Peter scoprì di avere una sorella, Elizabeth, prima figlia di Minnie e Stan, nata nel 1940. Passarono quasi trent’anni prima che si riunissero, ma le loro conversazioni non li aiutarono a capire cosa fosse successo. E perché Minnie fosse andata con Peter in Italia.

    Dopo il divorzio nel 1947 infatti, sua sorella Elizabeth era andata con suo padre, il quale era ancora nell’esercito britannico. Inviato in Estremo Oriente, la figlia fu messa in un collegio del Regno Unito fino al termine della scuola.

    Nel tempo Elizabeth, tra i suoi ricordi di bambina passati nella casa a Prestwick, rammentò che un prigioniero del Campo 69 la portava in giro seduta sul manubrio della bicicletta. E forse quell’uomo poteva essere il prigioniero che aiutava sua madre nei lavori in fattoria.

    Cinque anni fa Peter, afflitto dal dubbio, ha iniziato a chiedersi chi fosse il suo vero padre. Così ha deciso di fare un test del DNA, da cui risultava avere un elemento italiano. E se fosse stato quel prigioniero italiano che aveva descritto la sorella?

    Dopo aver convinto anche Elizabeth a fare un test del DNA, scoprirono che mentre la madre era la stessa, ma i padri erano diversi.

    A questo punto Peter, più determinato che mai, voleva scoprire chi era il vero padre. Il racconto di sua sorella sul prigioniero che la portava in bicicletta poteva essere un indizio interessante: c’era da riuscire a trovare i nomi dei prigionieri del Campo 69 che vivevano nei dintorni di Firenze.

    Dopo avere interpellato il Comitato Internazionale della Croce Rossa e ottenuto i nomi, inizia aiutandosi con le Pagine Bianche italiane a cercare persone con gli stessi cognomi. Insieme alla moglie Claire inviano quarantanove lettere senza ottenere risposte.

    Decidono di inviarne un’ultima, la cinquantesima, dopo di che avrebbero rinunciato alla ricerca. L’ultima viene inviata a un indirizzo aziendale intestato a Alessandro Masini, a Scandicci.

    Nel frattempo Alessandro aveva ricevuto una telefonata da un’amica di Lastra a Signa, anche lei di cognome Masini, la quale lo informava di avere ricevuto la lettera di un britannico che chiedeva informazioni su un prigioniero di guerra italiano detenuto in Inghilterra.

    Alessandro sapeva che suo zio Alfredo aveva parlato ad altri membri della famiglia di un legame britannico, e dopo una consultazione tra parenti, tutto coincideva.

    Il destino ha voluto che la lettera inviata ad Alessandro arrivasse all’indirizzo che aveva da poco lasciato: ma anche qui una “mano invisibile” ha voluto che la missiva giungesse comunque nel posto giusto.

    Alessandro invia così una mail a Peter: la foto in bianco e nero che ritraeva Minnie e il piccolo Peter era uguale a quella conservata a casa Masini. Ed era la prova che il cugino perduto era stato ritrovato. Dopo molti anni, finalmente, Peter aveva scoperto chi era suo padre, Alfredo Masini: venuto a mancare il 15 novembre 1972.

    Da quel giorno è iniziata una fitta corrispondenza tra l’Italia e l’Inghilterra, Daniela ha passato molte ore a rispondere alle raffiche di domande di Peter. Ed è stata determinante a riunire la famiglia e a ricostruire l’albero genealogico.

    Ha anche ricordato le parole di Gina, moglie di Alfredo, che ogni volta in cui la famiglia Masini si riuniva, in occasione delle feste, non mancava di ricordare questo cugino perduto. Tanto che prima di morire nel 2014, all’età di 99 anni, Gina disse alla nipote Daniela: “Per favore, trova Peter”.

    La pandemia del Covid-19 ha reso impossibile il ricongiungimento fisico della famiglia per molti mesi. Ma appena è stato possibile viaggiare Peter e Claire, nell’ottobre 2021, sono arrivati in Italia, dove la famiglia finalmente si è potuta riunire.

    All’incontro con i parenti di Chiesanuova abbiamo partecipato anche noi del Gazzettino del Chianti. In un momento a dir poco emozionante.

    Peter, si sente un po’ italiano adesso che ha trovato suo padre?

    “Sì, sono molto orgoglioso di appartenere alla famiglia Masini. E sono felice di essere italiano oltre che britannico!”.

    Come è stata la sua vita?

    “Sono cresciuto senza un padre. Per vent’anni ho vissuto con mia madre, in case di famiglie nel nord dell’Inghilterra, dove lei lavorava come domestica. Dopo la scuola sono andato in un college per diventare insegnante, dopodiché ho insegnato per diciotto anni nelle scuole secondarie. In diverse occasioni sono stato anche un funzionario educativo per un consiglio locale, preparatore di ginnastica, governatore scolastico, consigliere a Newcastle upon Tyne, capo del consiglio, sceriffo e sindaco della città, magistrato. Sono stato coinvolto in politica come liberale da quando avevo quindici anni. E alla fine, nel 1995 sono riuscito a essere eletto al consiglio comunale di Newcastle nel nord-est. Per più di vent’anni sono stato presidente di un’organizzazione dedicata alla promozione dell’antico dialetto della Northumbrian. Oggi però sono ufficialmente in pensione”.

    Dopo tutti questi impegni, è rimasto del tempo per qualche hobby?

    “Amo leggere, ascoltare musica, fare Tai Chi e… sforzarmi di essere un buon marito”.

    Nell’impresa di trovare suo padre Alfredo è stata importantissima sua moglie Claire…

    “E’ stato grazie a lei e al suo intuito che oggi abbiamo realizzato questo sogno. Quando ci siamo messi insieme le ho raccontato la mia storia. E lei mi disse: “Perché tua madre, che non era mai stata all’estero, sarebbe dovuta partire portando con sé il figlio piccolo per vivere con una famiglia in Italia se non per stare con l’uomo che era il padre di suo figlio?”. Aveva ragione”.

    Vi siete dunque finalmente ritrovati dopo tanti anni, e oltre a Chiesanuova siete stati a San Martino alla Palma.

    “Per prima cosa siamo stati al cimitero, dove abbiamo visitato le tombe dei miei nonni italiani, di mio padre e di altri membri della famiglia Masini. Abbiamo visitato la casa dove io e mia madre siamo stati, e abbiamo anche conosciuto alcune persone del paese che si ricordavano di me. Tutto è stato perfettamente organizzato da Daniela, insieme alla nostra amica Ludovica Bacci di Calenzano, che abbiamo conosciuto a Firenze e che è stata anche la nostra traduttrice. Perché il mio italiano è molto peggio del suo eccellente inglese! Inoltre ho suggerito di creare un evento”.

    Quale?

    “Il “Masini Family Day” che si terrà il 16 giugno di ogni anno”.

    Perché questa data? 

    “E’ il grande giorno in cui mio cugino Alessandro mi ha contattato per farmi sapere che ero suo zio. E che Alfredo Masini era il mio vero padre. Non posso descrivere quanto sono orgoglioso di essere un Masini, un toscano e un italiano, oltre che un Northumbrian e un britannico!”.

    Come scriverebbe il titolo dell’articolo che scriveremo?

    “Perso e ritrovato. La storia di un… Britalian”.

    Questa bella storia continuerà. Così come continueranno le lacrime di gioia ogni volta che gli sguardi tra i Masini e gli Arnold si incroceranno. Per tutta la vita. 

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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