SAN CASCIANO – Dopo una lunga attesa, prolungata anche a causa della pandemia da Covid-19, ieri (giovedì 25 marzo) i pm che si occupano della vicenda (Luca Turco e Giuseppe Ledda), hanno ufficialmente chiesto le condanne per i 15 imputati dei vertici di ChiantiBanca nel 2015 e 2016.
Da 2 a 3 anni, in un processo con rito abbreviato che si svolge a Firenze, chiesti a carico dei vertici in carica nel periodo 2015-2016.
Tra i 15 l’ex direttore generale Andrea Bianchi e l’ex presidente Claudio Corsi: fra i reati contestati, a vario titolo, ci sono l’ostacolo all’esercizio delle funzioni di autoritĂ pubbliche di vigilanza (ovvero Banca d’Italia) e false comunicazioni sociali.Â
Tra le presunte irregolaritĂ , che sarebbero state accertate dalle indagini coordinate da Turco e Ledda, la modalitĂ di classificazione del Btp 2046, acquistato per un valore nominale di 100 milioni di euro tra il 30 marzo e l’1 aprile 2015 come attivitĂ finanziaria di categoria Afs (available for sale, disponibile per la vendita).
Ma poi riclassificato, in via retroattiva, attraverso una modifica posteriore dei verbali, come attivitĂ finanziaria di categoria Htm (held to maturity, detenibile fino a scadenza) con un valore di 126.436.000 euro.
In questo modo, secondo i pm, con una modifica non lecita su un atto della banca, i vertici della Bcc chiantigiana avrebbero tratto in inganno le migliaia di soci (e la clientela) su quelle che erano le effettive condizioni patrimoniali.
Sempre secondo la procura fiorentina gli indagati avrebbero omesso di dedurre dal patrimonio un negativo di circa 22,6 milioni di euro derivante dalle perdite subite dal Btp 2046.
Ad essere contestata anche la contabilizzazione di mezzi propri superiori a quelli reali (228 milioni di euro anzichè 210).
Infine, un’altra condotta illecita, sarebbe stata quella tenuta verso la Banca d’Italia: all’organo di vigilanza sarebbero state inviate, sempre secondo i pm, comunicazioni non veritiere.Â
La prossima udienza è fissata per il 15 aprile.
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