PONTEROTTO (SAN CASCIANO) – Si parte dalla GKN, dalla durissima lotta in corso a Campi Bisenzio, per risalire fino nel Chianti fiorentino.
E “atterrare” nella zona artigianale e industriale del Ponterotto. Dove tanti anni fa la battaglia (politica e sindacale) infuriò fu per costruirlo uno stabilimento, quello della Laika.
Stabilimento che però, ed è evidente da anni, non è adeguato ai volumi dell’azienda di camper. In un’area che ha complessivamente bisogno di una profonda revisione, anche per lo sviluppo di altre realtà.
A sottolinearlo, richiamando con durezza la politica alle sue responsabilità, è Iuri Campofiloni, della Fiom Cgil. E le sue non sono parole leggere.
“Oggi – inizia Campofiloni – intorno alla GKN si muovono dal semplice consigliere comunale al membro di governo. Ordinanze, interrogazioni, prese di posizione: bene, molto molto bene!”.
Poi, come detto, passa da Campi Bisenzio al Ponterotto: “A qualche chilometro di distanza la stessa identica classe politica e relative cariche istituzionali disattendono la zona industriale del Ponterotto, in termini di variante urbanistica, dal 2016!”.
“Infatti oggi – ricorda – tra Laika, Lippert, Euro ed altre piccole realtà, qui siamo arrivati a 1.200 lavoratori: 1.200! La sola Laika ha sfondato gli 800 dipendenti”.
“Bene direte – prosegue Campofiloni – sì bene… c’è un però. Questa zona industriale è collegata solo dal ponte sopra la Pesa, che speriamo non si rompa mai”.
“E bene – ammonisce, introducendo un’altra problematica – se quel ponticino, nato 600 anni fa per i carri e i buoi, e oggi percorso da bisarche e auto come fosse l’autostrada A1, dovesse crollare quella zona sarebbe isolata dal mondo”.
“Oltre la zona industriale – dice ancora Campofiloni – sale la collina, con curve a gomito inaccessibili a mezzi pesanti”.
“Dal 2016 – ricorda ancora tornando all’area artigianale-industriale – aspettiamo un intervento urbanistico adeguato, intervento che doveva essere pronto nel 2016. Ora la zona è satura, e se le multinazionali Lippert e Hymer volessero espandersi ed investire potrebbero non farlo. Con le conseguenze che già conosciamo”.
“Quindi – conclude – può la politica fare la sua parte prima invece di recitarla dopo? Attendiamo con trepidazione”.

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