SAN CASCIANO – Beatrice Visibelli è un’attrice solare e piena di vita che sorride del verde della nostra terra. Col suo talento ha portato anche noi in giro per l’Italia e quand’è tornata ha scoperto in San Casciano una potenzialità tutta diversa.
“Il mio legame col paese è stato discontinuo – spiega – ma non si è mai interrotto. Sono nata a San Casciano nel ’66 e inizialmente ho coltivato qui la passione che è diventata il mio mestiere, con un laboratorio all’Arci”.
Finito il liceo, ha pensato che il teatro potesse trasformarsi in lavoro ed ha deciso di studiare per bene: “Ho vinto una borsa di studio alla Bottega di Gassman e preso una stanza a Firenze. Al primo saggio, Pino Quartullo mi scelse per una tournée, poi Giancarlo Sepe mi volle a Roma”.
“Anche il padre di mia figlia l’ho conosciuto qui, per l’esattezza a Montefiridolfi”. Il regista Nicola Zavagli è di Rimini, ma a 18 anni è venuto a studiare a Firenze.
Nicola e Beatrice hanno vissuto a lungo nella capitale e lavorato in città diverse, ma nel 2001, alla nascita di Matilde, hanno avuto il desiderio di tornare: “Pensavamo di fermarci per un periodo, ma l’Associazione Teatri D’Imbarco è divenuta compagnia e il Teatro delle Spiagge ci ha offerto una maggior stabilità e prospettive di lavoro interessanti”.
“Mi sono accorta che tornavo volentieri – prosegue Beatrice – nonostante Roma fosse tutta la mia gioventù. San Casciano è un piccolo centro con tutti i servizi, che ci ha permesso di non trattare Matilde come una valigia nel traffico e di coniugare lavoro e famiglia. Il nostro mestiere poi si nutre della vita e niente lo fa meglio della possibilità di viversi una figlia”.
“I miei occhi di bambina – aggiunge – ricordano un posto splendido e un’infanzia felice e credo che quelli di Matilde saranno pieni delle stesse cose. San Casciano è una realtà protettiva, con tanta libertà di movimento. Le persone ti conoscono e non è scontato vivere in una comunità che si cura di te”.
Ma una volta cresciuta, le sensazioni di Beatrice erano diverse: “La me adolescente ha memoria di un posto buio e triste, di un tempo in cui volevo soltanto una vespa per poter andar via. Forse quest’atteggiamento è tipico di quell’età di mezzo, ma a San Casciano non c’è molto per i giovani. Si potrebbe pensarci di più”.
In virtù della sua assenza da qui, oggi affronta in modo più imparziale le problematiche che tanti lamentano: “Questo paese è stato una riscoperta fantastica. Probabilmente l’esperienza di altri luoghi mi ha aiutato ad apprezzarlo, perché altrove la vita è anche più difficile, ma è molto più bello di quando sono andata via e ha più possibilità d’offerta turistica”.
Fin da piccola, è stata indifferente alle chiacchiere: “Chi fa il mio mestiere è già strano per conto suo e per questo risulta poco classificabile. Oppure, come si dice, sono anch’io una che a San Casciano ci dorme soltanto. Allora diciamo che ci dormo volentieri!”.
“Il pubblico sancascianese è affettuoso e intelligente – tiene a dire – e di questo vorrei ringraziarlo. Gli abitanti sono sempre protettivi, ma hanno orizzonti più aperti grazie allo studio. I rapporti che ho qui mi danno un senso di vacanza dallo stress e non respiro l’aria che sento raccontare, in cui a volte si manifesta il brutto del paese. Come all’arrivo dei migranti: ci sono momenti in cui mi fa paura, ma dopo ti rendi conto che esiste un’altra faccia della medaglia, che risponde meravigliosamente”.
“Credo che questa terra sia pronta per superare il concetto di paese – consiglia – inteso come piccola provincia in cui ci si batte per confinare il proprio. A volte sarebbe meglio fare un passo indietro piuttosto che partecipare per forza alle lotte della comunità. Se si ha un obiettivo, la condivisione degli orti serve, mentre la tendenza a recintare scatena una caccia a chi ti pesta i piedi che è una perdita d’energia inutile”.
“Stiamo affrontando un cambiamento epocale – aggiunge – e ci auguro di essere pronti a supportare e sopportare quello che il nostro tempo ci chiede. Mantenere una visione positiva ci aiuta a vivere meglio, perché sprofondando nella critica si abbassano gli occhi al buio e alla polvere, mentre possiamo permetterci di tenere lo sguardo alto e pulito e di riempirlo di un paesaggio incantevole. Coi miei nuovi occhi su San Casciano, questa bellezza l’ho vista di più. Per questo ho voluto che mia figlia crescesse qui”.
“Non dimentichiamo di difendere il nostro vino, le nostre piante cariche e la possibilità di respirare appieno”, conclude.
E insieme a loro, chi ci ricorda che il viaggio è splendido, ma anche tornare a casa può essere bello davvero.
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