SAN CASCIANO – E’ venuto a mancare giovedì 17 marzo, all’età di 87 anni, l’avvocato Pietro Fioravanti.
Ovvero colui che insieme all’avvocato Rosario Bevacqua ha difeso fino all’estremo Pietro Pacciani dall’accusa di essere il mostro di Firenze, con il contadino di Mercatale condannato in primo grado e assolto in appello.
Fioravanti per molti anni ha frequentato la frazione di Mercatale, durante l’assenza di Pacciani perché in carcere: andava a trovare la moglie, Angiolina Manni e le figlie.
Ma è stato spesso anche a San Casciano. Nel 1995 fu ospite presso la Libreria Lotti per la presentazione del libro “La leggenda del Vampa – La storia del Mostro di Firenze?” (Loggia dei Lanzi) scritto da Giuseppe Alessandri, docente di storia e filosofia e appassionato di criminologia.
In quella occasione Fioravanti si arrabbiò con l’autore, dicendo: “Appena esco da qui vado in caserma dei carabinieri e la querelo per questo suo libro”.
Era talmente arrabbiato l’avvocato, che la querela la fece davvero. E chiese anche il sequestro del libro.
Un’altra volta, insieme al collega avvocato Bevaqua, fu tra i protagonisti di uno speciale “Porta a Porta” (nel settembre 2001) condotto da Bruno Vespa.
Che, con diversi ospiti in studio (tra questi Michele Giuttari), si collegò in diretta dal bar di piazza Pierozzi, nel centro storico di San Casciano, insieme al corrispondente della Rai Mimmo Tartaglia.
In quell’occasione Fioravanti, davanti alle telecamere, sfoderò il quaderno dove Pietro Pacciani teneva minuziosamente i conti dei buoni postali e bancari, smontando l’ipotesi e spiegando anche che le due case di Mercatale erano state “acquistate con soldi puliti”.
E che tutti i soldi che aveva Pacciani, “erano frutto del suo lavoro”, così come dieci milioni delle vecchie lire, “erano la cifra del risarcimento di una causa contro il datore di lavoro di Pacciani”.
Abbiamo incontrato l’ultima volta l’avvocato Piero Fioravanti il 2 agosto 2011 durante la presentazione del libro scritto dal figlio, Alessio Fioravanti (con Alessandro Bartolomeoli), “Occhio. I Mostri di Firenze” (Aiep Editore).
Come sta avvocato, gli chiedemmo: “Purtroppo non vedo quasi più, sono costretto a farmi accompagnare ovunque vada, gli anni ci sono, che posso fare…”.
Si rivolse a noi con lo sguardo, come a sforzarsi di capire con chi stesse parlando, ma con il suo immancabile sorriso sotto i baffi bianchi.
Sempre convinto che Pacciani non fosse il mostro di Firenze? “Certo! – tuonò alzando la testa – Lo sa cosa gli dicevo a Pietro? Caro Pietrino, tu ti chiami come me: anch’io come te vengo da una famiglia povera, in un certo senso ci assomigliamo!”.
“Che storia è stata quella vissuta – proseguì – E dire che c’è stato anche chi ha detto che nel difendere Pacciani mi sono arricchito. Ci crede? E pensare che non ho riscosso una lira da Pacciani!”.
Ci lasciò con una stretta di mano, avviandosi accompagnato verso piazza Beccaria, passando accanto all’aula bunker di Santa Verdiana.
Dove per tanto tempo, udienza dopo udienza, aveva difeso il suo assistito. Pietro Pacciani.
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