FIRENZE – Secondo e ultimo giorno di Chianti Classico Collection alla Stazione Leopolda di Firenze.Ā
E la denominazione del Gallo Nero fa il punto su numeri e dati che, messi in fila dal Consorzio, raccontano nero su bianco il grande momento di sviluppo e fiducia del settore.
Che, pur nelle difficoltĆ globali (da vedere, ad esempio, con l’aumento di costi se e come ci sarĆ riduzione delle marginalitĆ nei profitti) sta vivendo una fase espansiva.
Lo aveva annunciato giĆ ieri il presidente, Giovanni Manetti. Lo confermano tutti gli indicatori.
“Il 2021 – spiegano dal Consorzio – pur caratterizzato dallāevento eccezionale della pandemia, si ĆØ concluso con un bilancio migliore delle aspettative, con un + 21% rispetto al 2020Ā e +11% rispetto al 2019. Un trend di crescita che continua anche nel 2022 che, a fine febbraio, fa registrare giĆ un +7% rispetto al primo bimestre del 2021”.
“In generale – si evidenzia – aumenta il valore globale della denominazione, anche a partire dalle uve: la quotazione al quintale della vendemmia 2021 ĆØ stata piĆ¹ alta del 20% rispetto allāanno precedente, offrendo una maggiore remunerativitĆ anche alle aziende che non imbottigliano”.
Per quel che riguarda il prodotto imbottigliato, “si conferma la tendenza alla crescita del peso – in volumi venduti e in valore – delle tipologie āpremiumā del Chianti Classico, Riserva e Gran Selezione. Nel 2021 le due tipologie hanno rappresentato, congiuntamente, il 43% della produzione e il 55% del fatturato (fonte Maxidata)”.
Guardando ai mercati del Chianti Classico, “gli USA – specifica il Consorzio – si confermano ancora una volta al primo posto, una posizione che ormai detengono da oltre 15 anni: una bottiglia su tre di Chianti Classico trova infatti sbocco in questo Paese (33% delle vendite totali); stabile al secondo posto il mercato interno dove oggi viene venduto il 20% del totale dei vini Chianti Classico commercializzati. Segue il Canada al terzo posto (10%), un mercato che negli ultimi anni ci ha dato grandi soddisfazioni”.
“Buona – affermano – anche la performance del Regno Unito che si attesta al quarto posto (8%): un paese dove il Consorzio Vino Chianti Classico continuerĆ ad investire anche nel 2022 con vari eventi e attivitĆ promozionali. Poi, fra i mercati consolidati, la preziosa Germania, anchāessa oggetto di particolare attenzione nella strategia consortile (6%). A seguire i Paesi Scandinavi, la Svizzera, il Benelux e il Giappone”.
“Da evidenziare – tengono a sottolineare – fra i mercati emergenti che hanno mostrato maggiore dinamicitĆ ed interesse verso la denominazione Chianti Classico, la Corea del Sud che nel 2021 ha raddoppiato le importazioni di Chianti Classico rispetto allāanno precedente eĀ addirittura quadruplicato il numero delle bottiglie importate nel 2019”.
āSiamo molto soddisfatti dellāaffermazione del Chianti Classico sui mercati internazionali ā dichiara Giovanni ManettiĀ ā e, in particolare, del trend positivo degli Stati Uniti e del Canada e della tenuta di tutti gli altri mercati storici per i vini del Gallo Nero. Apprezziamo anche il risultato del mercato interno, che premia il lungo lavoro di rilancio della denominazione svolto negli anni che ha visto lāintroduzione della tipologia Gran Selezione nel 2014 e che oggi presenta ilĀ progetto UGA del Chianti Classico. Ancora molto puĆ² e deve essere fatto ed ĆØ uno dei principali obiettivi del mio mandato di presidente quello di āvalorizzare ulteriormenteā la denominazione continuando a consolidarne il valore e lāimmagine nella sfera delle eccellenze enologiche mondiali”.
Dallāindagine sulle vendite del Gallo Nero effettuata dal Consorzio, il Chianti Classico vanta “una penetrazione commerciale davvero particolare; pur rimanendo infatti spiccata la concentrazione delle vendite nei suoi mercati storici, i vini del Gallo Nero raggiungono anche mete insolite, al di fuori dalle normali rotte commerciali e in tutti i continenti: i vini a denominazione sono infatti distribuiti in oltre 130 paesi in tutto il mondo”.
Obiettivo programmatico del Consorzio, si legge ancora nell’analisi, “ĆØ una equa e stabile remunerazione per tutta la filiera, fattore indispensabile per la programmazione aziendale nel medio-lungo periodo ed elemento fondamentale in un processo di crescita del valore globale della denominazione”.
“Il quadro economico positivo – si rivendica in conclusione – ĆØ frutto di una ricerca di qualitĆ che ĆØ un percorso in continuo itinere: lāattenzione alla compatibilitĆ della viticoltura con lāecosistema della zona di produzione del Chianti Classico ĆØ una chiave per assicurare lunga vita a un territorio vocato. Territorio che sarĆ ulteriormente valorizzato dalle attivitĆ del Distretto Rurale del Chianti (costituitosi nel maggio del 2019) e dalla Candidatura UNESCO del Paesaggio Culturale”.
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