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venerdì 26 Aprile 2024
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    Chianti Classico, il presidente del Consorzio Giovanni Manetti certifica lo stato di salute: “E’ ottimo”

    Tantissimi i segnali positivi lanciati dalla Collection alla Stazione Leopolda. Dove il Gallo Nero punta fortissimo sulla territorialità dei vini: "I terroir e le loro identità portano valore aggiunto"

    FIRENZE – Tante notizie positive per il mondo del vino chiantigiano. Che vede la sua denominazione di riferimento, ovvero il Chianti Classico, veleggiare su numeri in crescita e prospettive molto positive.

    E poterlo dire in un periodo come quello che stiamo vivendo, porta ulteriore valore aggiunto.

    A “certificarlo”, nella conferenza stampa di apertura ufficiale della due giorni della Chianti Classico Collection alla Stazione Leopolda di Firenze, è stato il presidente del Consorzio del Gallo Nero, Giovanni Manetti.

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    Prima della mini “relazione” del presidente Manetti però, alla Leopolda anche i saluti ufficiali delle cariche istituzionali, presentate dal direttore generale del Consorzio, Carlotta Gori.

    Che ha ammesso di essere “emozionata per essere tornati dopo due anni in presenza, con tutti i nostri produttori. E’, per tutti noi, un momento importante. Di grande unione”.

    I saluti delle istituzioni

    La parola è passata al presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, che ha ricordato che “la Stazione Leopolda fu un grande segno dell’innovazione, in quanto il primo treno a Firenze arrivo qui. Ma quasi da subito, poco più di dieci anni dopo, era già un grande polo espositivo. Come lo è oggi. Come lo è in questi giorni, ospitando l’eccellenza enologica della nostra Toscana”.

    Dopo Giani, ha prese la parola Stefania Saccardi. Vicepresidente regionale con delega all’agricoltura.

    “Siamo di fronte a un vino – ha detto – e a una denominazione che portano il nome della Toscana nel mondo. Un valore unico, assoluto per la nostra regione. Declinata adesso anche sui diversi territori, con le unità geografiche. Una denominazione che rappresenta degnamente anche altri due prodotti straordinari, come l’olio e il Vinsanto”.

    “Stiamo davvero riprendendo forza e vigore – ha rimarcato Saccardi – dopo il periodo della pandemia, i dati ci confortano moltissimo. La Toscana ha avuto un trend di crescita delle vendite di vino superiori ai livelli nazionali”.

    “Certo – ha concluso – siamo in un momento drammatico a livello mondiale; mi fa piacere che all’ingresso della Stazione Leopolda il Consorzio abbia proposto una raccolta di fondi per l’Ucraina. Sappiamo tutti, inoltre, quali sono i problemi che questo comporta anche per i costi delle materie prime e dell’energia. Ma la nuova Pac europea porta risorse importanti: sono sicura che anche il Consorzio, e quindi le aziende del Chianti Classico, sapranno sfruttarle”.

    Presente anche Caterina Biti, senatrice e vice presidente della commissione agricoltura in Senato: “Emozionante – ha detto guardando il lunghissimo tavolo nella sala degustazione riservata alla stampa – vedere questa distesa di etichette, che posso rappresentare in commissione agricoltura al Senato. Etichette che connotano un territorio”.

    “A noi – ha promesso la senatrice Biti – anche in questo momento storico così complesso, l’onere e l’onore di lavorare per aiutare questi comparti a diventare ancora più forti. Per tutelare, agevolare, semplificare e promuovere. Tutti i livelli istituzionali devono stringersi per lavorare in questa direzione”.

    Le parole del presidente Manetti

    Ed eccole, infine, le parole del presidente del Consorzio Vino Chianti Classico, Giovanni Manetti (che poi, attorno alle 14, ha accompagnato in giro per la rassegna anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella).

    Pronunciate in un intervento iniziato con chiarezza estrema: “Lo stato di salute del Chianti Classico è ottimo, le vendite del 2021 in grande crescita anche rispetto al 2019. Quindi non è rimbalzo tecnico ma crescita vera e propria. Che si sta consolidando anche nel 2022″.

    “Numeri – ha proseguito Manetti – che confermano che il Chianti Classico, presente in oltre 130 Paesi, è apprezzato in tutto il mondo: la crescita, infatti, è trasversale ovunque. Anche sul mercato interno. Numeri che sono la riprova che il Chianti Classico è apprezzato per la sua qualità, per il suo dinamismo. Per la sua territorialità”.

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    La territorialità, appunto. Ovvero il filo conduttore della Collection 2022, la prima dopo la nascita ufficiale delle Unità Geografiche Aggiuntive (UGA). Ovvero di quella che, a lungo, è stata chiamata “zonazione”.

    “Perché quello che produciamo – ha evidenziato Manetti – non è solo un vino in grado di soddisfare i palati, ma è un qualcosa di unico e inimitabile. È stata questa la base del lavoro sulle Unità Geografiche Aggiuntive, di cui si parlava fin dagli anni Ottanta. Della suddivisione del territorio in aree più ristrette”.

    “E finalmente – ha detto orgoglioso – ci siamo arrivati. Alla fine di un percorso che, sono sicuro, porterà ulteriore valorizzazione alle produzioni. Aree più ristrette e ed omogenee, prendendo a riferimento il concerto di terroir, che mischia concetti tecnici e sociali. Per una vera e propria identità enologica”.

    Giovanni Manetti

    Una scelta di identità. Ma anche saldamente legata al mercato: “E’ la risposta – ha ripreso Manetti – a una domanda che sempre di più ci arriva, soprattutto dai consumatori più giovani. Che vogliono conoscere in modo stretto il legame del vino con il territorio in cui viene prodotto”.

    Identità racchiusa anche in un’altra delle grandi scelte del 2021 del Consorzio del Chianti Classico, ovvero la variazione della base ampeleografica della Gran Selezione.

    “Per la quale – ha ricordato il presidente Manetti – abbiamo aumentato la percentuale minima del Sangiovese (dall’80% al 90%), facendo scomparire i vitigni internazionali. E lasciando la possibilità di inserire vitigni tipici locali”.

    Infine, terzo elemento del saldo legame con il territorio da parte dei produttori di Chianti Classico, la sostenibilità.

    “La superficie dei vigneti condotti in biologico – ha messo in luce Manetti in conclusione – sta crescendo anno su anno, siamo oltre il 50% ufficiale. Ma un questionario che abbiamo appena realizzato con tutta la nostra base produttiva, ci dice che il 75% sta già coltivando in biologico. Ed è un numero di cui andiamo orgogliosi”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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