ANTELLA (BAGNO A RIPOLI) – Debora Bertini e il marito Marco vengono a trovarci nel nostro ufficio di redazione, a San Casciano. Al centro della nostra chiacchierata c’è una storia di dolore, di famiglia, di amore. Di voglia di ricordare facendo del bene.
C’è la storia di Massimo Bertini, fratello di Debora. Antellese “emigrato” in Spagna, a Siviglia, venuto a mancare il 2 dicembre 2024, a 37 anni.
Nel febbraio 2024 la scoperta di un rarissimo tumore al cervello, il glioblastoma. Una di quelle diagnosi che fanno cadere il mondo addosso. Il cuore in gola, la ricerca di un percorso clinico, di una speranza che purtroppo non c’è.
Fino all’ultimo saluto, il 2 dicembre scorso. Accanto a lui, a Siviglia (lì Massimo viveva e lavorava), la compagna. E poi tutta la famiglia arrivata dall’Antella: la sorella Debora con il marito Marco e i loro figli; il fratello gemello Luca; mamma Patrizia e babbo Claudio.
“Quella sera stessa – ci racconta Debora, tanta energia, tanta grinta, una spinta propulsiva che vuole guardare avanti nel nome del fratello – ci siamo guardati negli occhi e abbiamo deciso subito che volevamo fare qualcosa. Quella sera è nata l’idea di creare un’associazione: abbiamo così iniziato a raccogliere informazioni”.
Nasce così l’associazione La Squadra di Massimo Bertini, contro il glioblastoma: “Il nome dell’associazione deriva da un libro che aveva scritto da giovane, con un gruppo di amici, dal titolo “La squadra”. Il logo è un disegno che lui faceva spesso, un paesaggio di Tahiti, un suo sogno. Presidente è Luca, noi tutti ci diamo da fare”.
“Un dolore del genere rischia di mandarti completamente fuori dalla realtà – prosegue Debora – Così abbiamo subito deciso di cercare di aiutare qualcun altro. E’ la spinta che ci fa andare avanti, cercando di rendere concrete alcune cose. E sentendo Massimo ancora accanto a noi”.
“Lo scopo dell’associazione – spiega – è quello di muoversi su due fronti: da un lato collaborare con Neurochirurgia di Careggi (dottor Guido Pecchioli) per capire quali possono essere le problematiche di quel reparto per una malattia del genere (e quindi dare una mano); dall’altro affiancarsi a un’associazione che si occupa di cure palliative (abbiamo scelto Pallium), visto che siamo rimasti molto colpiti dall’accudimento che danno ai malati”.
“In Spagna è stato trattato come un figlio da chi si occupa di cure palliative – tiene a dire Debora – Abbiamo cercato qualcosa di speculare in questo senso qua da noi. Con Pallium abbiamo iniziato questo progetto, che si occuperà delle persone alle quali viene diagnosticata questa malattia, fin dalla diagnosi. Perché quando succede una cosa del genere è fondamentale avere qualcuno che ti supporta. Come sarebbe servito a noi. Compreso il supporto psicologico: sia per la persona malata, sia per chi gli sta intorno”.
Crearla, l’associazione, non è stato facile: “Non avevamo mai fatto un percorso del genere – ammette Debora – Certo, abbiamo svolto attività di volontariato al Crc dell’Antella, ma mai c’eravamo interessati su cosa serva per crearla da zero una associazione: fra firme digitali, accreditamenti per poter essere destinatari del 5 per mille…”.
Ma la volontà è ferrea, e l’associazione nasce. Il 18 giugno scorso il primo evento, una cena con 150 persone nel giardino della casa del popolo di via di Pulicciano: una soddisfazione enorme, un’emozione che sfocia nella commozione.
Debora ha ancora gli occhi pieni di quei volti, di quella serata: “E’ stato come dire a Massimo… eccoci, guardaci, è la nostra gocciolina nel mare. Partiamo da qui. Alla cena abbiamo raccolto 2.650 euro, donati a Pallium (presente alla serata con la direttrice sanitaria Valeria Cavallini)”.
“I passi ora sono quelli di farsi conoscere il più possibile – conclude Debora guardando avanti – Per associare persone, raccogliere donazioni, essere supportati dalle amministrazioni comunali. All’Antella abbiamo sentito tanta vicinanza, ringraziamo di cuore tutti. Adesso la sfida è quella di uscire fuori dai “confini” del paese”.
Nel nome di Massimo. Che ha affrontato la malattia con dignità enorme, razionalità, altruismo.
Quell’altruismo che ora vive nel suo nome, nell’associazione che lo porta avanti con orgoglio. In quelle due palme e in quel tramonto sul mare di Tahiti… .
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