IMPRUNETA – “Dal caos nasce l’equilibrio”: sembra la massima più appropriata per descrivere l’arte di Angiolo Lombardini, classe 1938, che abbiamo incontrato nella sua casa, in via Falciani, a Impruneta.
Diciamo arte, e non pittura, perché come ci dirà nel corso dell’incontro, “oltre alla pittura mi dedico anche alla scultura”.
Infatti, nonostante l’avesse abbandonata per qualche anno, da tempo l’ha riabbracciata, come testimoniano le decine di busti, ritratti, e nudi femminili in terracotta, che sembrano abbiano vita propria.
Angiolo ci riceve in casa sua, caratterizzata dai mille quadri e souvenir presi da ogni parte del mondo; ma soprattutto dimora dove ha abitato fin da piccolo con sua madre, alla quale ha dedicato moltissimi ritratti e busti di terracotta, come ci mostrerà.
Successivamente ci spostiamo nel suo studio, al piano terra dell’abitazione. E qui rimaniamo senza parole. Il piccolo laboratorio sembrerebbe un quadro stesso, se non fosse per le note di musica classica che invadono l’aria e ci riportano alla realtà.
Una realtà fatta di statue, corpi che emergono dalla terracotta, mezzi busti, libri e cd, centinaia di quadri in ogni angolo, fiori, paesaggi, nature morte, tele dipinte a metà, colori e ancora colori.
E’ proprio qui, in questo caos ordinato che Angiolo dà vita alle sue creature, che ricorda una ad una mentre ripercorre la sua storia.
Ha iniziato a lavorare dopo aver terminato la quinta elementare “anche se mia madre non era d’accordo”, ricorda, “e trovai un lavoro in una bottega orafa proprio su Ponte Vecchio a Firenze. Ma non era portato".
Infatti, più che apprendere l’arte dell’oreficeria, Angiolo dipingeva gli scorci che ammirava dalle finestre della bottega, come testimoniano diversi disegni di Ponte Santa Trinità, alla sola età di dodici anni.
Da lì "migra" poi alla Bottega di Bacci, che ricorda con tanto affetto “è stato il mio maestro, mi dava i compiti da fare a casa di pittura. Ho imparato molto da lui, e non lo ringrazierò mai abbastanza”.
Quando Bacci se ne andò da Firenze Angiolo gira diverse botteghe, ma viene seguito da quel senso di disagio costante e spaesamento che caratterizza tutti gli artisti finché non trovano il loro posto.
E il suo posto Angiolo lo trova a diciotto anni, quando inizia la gavetta per il mondo del restauro delle pitture murarie, che successivamente lo porterà molto in alto: da San Miniato a Monte a Firenze, a Siena, salendo sempre più in alto fino a Trento.
Nel frattempo non ha mai smesso di dipingere, anche perché ci dice che “lo faccio per me stesso in primis”. E quando gli chiediamo cosa sia la passione risponde che “la passione o ce l’hai oppure no”.
Ci parla poi delle varie mostre personali o collettive che ha tenuto e in particolare di “Le Stagioni” organizzata a Impruneta, nella galleria IAC-Impruneta Arte contemporanea, dove Angiolo, socio onorario di Art-Art, ha riscosso molto successo.
Intanto non possiamo fare a meno di guardarci intorno per assaporare e immagazzinare ogni dettaglio di questo scenario così surrealista, che però una costante in ogni angolo: luce e colori.
I suoi quadri brillano, che siano paesaggi, per lo più della nostra Impruneta, ammirati forse dalla sua finestra ad ogni ora e ogni stagione, oppure dettagli di essa, come alberi, fiori, cieli e prati, reali o rielaborati dalla sua sensibilità.
Al momento di salutarci ci ringrazia e ci rinnova l’invito a tornare a trovarlo. E scorgiamo, nel suo sguardo, la stessa luce che c’è nei suoi quadri.
di Costanza Masini
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