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mercoledì 1 Ottobre 2025
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    L’ultimo saluto a Lucrezia Borghi: un addio pieno di dolore, amore e gratitudine

    Partecipazione incredibile, tante testimonianze. Giovane donna dal sorriso luminoso: "Le tue scintille diventino luce"

    GREVE IN CHIANTI – C'è sole, tanta musica, canzoni, testimonianze. Dolore e cuore, tanto cuore. C'è tutta Greve in Chianti all'ultimo saluto per Lucrezia Borghi, la 22enne grevigiana rimasta uccisa, insieme ad altre dodici ragazzi (sei italiane) nel drammatico incidente di domenica 20 marzo in Catalogna.

     

    In questo Venerdì Santo in cui la primavera si affaccia sulla piazza di Greve tutti i negozi chiudono le saracinseche come chiesto dall'amministrazione comunale. L'inizio è previsto per le 11 ma già alle 10 la chiesa di Santa Croce è piena. Bambini, mamme con i passeggini, tantissimi giovani, ma anche gli anziani. Che una partecipazione così non la ricordano.

     

    Ci sono anche le istituzioni, con i gonfaloni listati a lutto: quello del Comune di Greve in Chianti, quello della Città Metropolitana, quello della Regione Toscana. C'è il sindaco grevigiano Paolo Sottani, i colleghi dei Comuni del Chianti Fiorentino.

     

    Nessuno nasconde le lacrime. Non c'è niente di male nel pianto. Un pianto che i familiari, il fidanzato, gli amici di Lucrezia hanno come compagno di viaggio da quella maledetta domenica. Un pianto che diventa collettivo, partecipato, rispettoso.

     

    A celebrare la funzione don Luca Albizzi, l'ex parroco di Greve in Chianti. Che Lucrezia l'ha conosciuta bene. Un sacerdote, un uomo che ammette la sua fragilità. Che scrive una lettera aperta per lei. Per non scordarsi le parole, per non perdersi nel dolore.

     

    "Lucrezia carissima – dice don Luca –  non vorrei essere qui a scriverti, ma mi sento di doverlo fare. Lo devo a te e alla tua famiglia. Ed eccomi a balbettare qualcosa al di là della notte e della sofferenza, del buio e in qualche modo della fede".

     

    "Si cammina nel buio – continua don Luca – e si cercano risposte. Ma non si trovano in questo momento. Ho pregato tanto domenica per un miracolo, ma non è arrivato. Adesso confido in lui, e penso che la pace arriverà".

     

    Poi ricorda la "sua" Lucrezia: "Sono arrivato ed eri nel gruppo cresima. Poi i centri estivi, la musica, il Re Leone ricordi… . Eri la nostra coreografa, allegra solare, ma anche tosta e determinata. Una piccola donna con le idee chiare: ti invidiavo quasi, io che alla tua età ero pieno di dubbi e timori".

     

    "E penso alla nostra amicizia – prosegue – al tuo diciottesimo compleanno, al pellegrinaggio insieme in Terra Santa. Penso a te, alla tua passione nel fare le cose, all'Erasmus, a quel tuo volo di libertà. Oggi è un giorno speciale a Gerusalemme, un sepolcro rimarrà vuoto ma non abbiate paura. Ci lasci un impegno, di essere costruttori di pace e di amore. Lo dico con il cuore colmo di dolore: per chi ama, la morte, pur terribile che sia, non c'è".

     

    "E penso a te – conclude con la voce rotta – Da lassù ora guardaci, proteggici, abbiamo bisogno di forza. Il babbo Fabrizio, la mamma Cecilia, tuo fratello Gregorio, il tuo fidanzato Filippo, i nonni e tutti coloro che ti vogliono bene. Ciao Luli, un bacio".

     

    "Lucrezia – recita una preghiera – ti vedo sorridere, ti vedo danzare, con quegli occhi pieni di luce. Fa che i nostri occhi non si chiudano mai alla luce". Poi vengono letti i nomi delle altre sei ragazze che in quel maledetto pullman hanno visto spegnersi il loro futuro.

     

    Prende la parola don Flavio Rossetti, parroco di Greve in Chianti: "Questo momento di emozione e di commozione è un regalo della Lucrezia, delle sue belle radici. In questi giorni ho pensato molto, a ciascuno di noi. Vorrei che ci facessimo un po' forza".

     

    "Noi tutti – dice – in un modo o nell'altro siamo il frutto della Lucrezia, dell'amore che ci ha dato, semplice e pulito. Una pianta robusta e delicata che ha dato frutti grandi, che non devono essere sfuocati. Le scintille e i bagliori della sua vita devono diventare la nostra luce. Una vita di ragazza, di donna innamorata della fede e del Vangelo".

     

    Poi, altre testimonianze. Quella di un'amica: "Ho sperato, ma poi non più. Mi rimane di ricordarti come compagna di banco, come compagna di vita. Non ci sarai alla mia laurea, ma ti sentirò comunque vicina; non ci sarai quando avrò dei figli, non potrai prenderli in braccio".

     

    La voce trema, ma non si ferma: "Dormivi, non hai sofferto, è l'unica consolazione. Siamo amiche, saremo amiche, io ti sento sempre viva, ci ho sperato fino all'ultimo amica mia. Mi hai lasciato così, solo un soffio di cielo per dirmi che sei il mio angelo. Mi restano i ricordi, la maturità, i ragazzi. Non c'erano e non ci saranno segreti fra noi. Tua Ali".

     

    Molti anche i professori, delle medie e delle superiori, venuti qui a salutarla. Fra questi Lorella Rotondi, che Lucrezia l'ha avuta in classe alle medie: "Non sono preparata – dice – ho cercato a lungo le parole per descriverti. Alla veglia i ragazzi ce l'hanno fatta, sono cresciuti all'improvviso. Noi adulti invece siamo diventati all'improvviso piccini e fragili".

     

    "Tu sei un capolavoro – la descrive così – un tessuto fine e autentico. Un capolavoro dei tuoi genitori. Hai finito di essere mia alunna e sei divenuta mia amica. Schietta, autentica, diretta. Andavi dritta ai valori, devota all'amicizia e all'onestà. Poi hai trovato il tuo amore, Filippo. Mi dicesti: è lui".

     

    La decisione dell'Erasmus la professoressa la tratteggia così: "Ti ha amato così tanto da lasciarti andare, perché lui voleva il tuo bene. Ti divertivi faticando, al contrario di tanti, di tutti noi. Eri una contaminazione di gioia autentica. C'eri anche da lontano, c'eri sempre, eri un dono continuo, eri grata della vita, felice di vivere. Con giudizio, attenta, curiosa. Determinata e lucida come solo i puri di cuore sanno essere".

     

    "Su quel pullman io pensavo che non ci fossi – dice – mi sono ricordata che ti faceva male il pullman. E invece c'eri: è stato un azzeramento. E adesso suggerisci a me, che sono tornata piccina, che l'unica arma che abbiamo è la fede. Il tuo è un messaggio ostinato e meraviglioso. Oggi cantiamo e balliamo per te".

     

    Un'altra insegnante ricorda che "per cinque anni ti ho visto davanti a me, scuola, sempre volenterosa. Ci hai insengnato a dire grazie e io oggi lo dico a te. Lo hai imparato dalla tua mamma, insieme a lei ti abbiamo sempre incoraggiato, con il tuo affetto ci hai sempre dato tanto. L'altro giorno ho ritrovato la tua tesina sulla libertà della donna, che iniziava con una frase di madre Teresa di Calcutta. Tu hai insegnato a me".

     

    Anche un'ex insegnante di matematica prende la parola: "Ti saluto con i numeri: 1 come il primo banco dove sei sempre stata, 2 come i tuoi occhi meravigliosi, 3 come queste parole. Ti voglio bene".

     

    Parla anche il sindaco, Paolo Sottani: "Queste testimonianze rappresentano Lucrezia come era veramente. Io stamani a Cecilia ho detto che non sapevo come fare a dire qualcosa. Parla da Paolo mi ha detto".

     

    "Di discorsi istituzionali se ne sono sentiti tanti in questi giorni – dice il sindaco – forse troppi. I familiari ringraziano le istituzioni che si sono impegnate e date da fare. Ma sono stati giorni lunghissimi e siamo arrivati a oggi, il giorno in cui la salutiamo. Conosco bene i suoi genitori, siamo quasi coetanei, Lucrezia non la conoscevo benissimo ma ogni volta che la incrociavo alternava il sorriso al saluto. Vorrei che i nostri figli imparassero quel sorriso e quell'educazione".

     

    Poi un messaggio ai grevigiani: "In questi giorni la nostra comunità è stata discreta, silenziosa, siamo stati comunità nel pieno senso della parola. Ognuno di noi ne ha parlato a bassa voce. Ricordando: chi di ricordi ne aveva tantissimi, chi meno. Ma tutti sono andati a cercarli in silenzio. Da stasera si spengano o riflettori e si dimostri lo stesso rispetto ai familiari dimostrato fino ad oggi".

     

    L'ultimo ricordo è quello di uno degli zii: "Fin dall'inizio ho capito che eri speciale per me, ma anche per tutti gli altri. Per la tua curiosità. Eri la mia diva, che ha toccato tutto e tutti. Solo Dio aveva potuto crearti così, piena di luce e amore. Hai visitato i nostri cuori, i pensieri, le anime. Sarà eterna la tua vita. Mia adorata diva sei già un angelo e tutti ti celebriamo con amore profondo. Per sempre tuo zio Leo".

     

    Poi ancora musica, canti, l'Eucarestia portata dai sacerdoti fin fuori, nella piazza gremita di persone. Un silenzio totale, pieno di rispetto e di dolore. Che si rompre solo per un istante, per un applauso quando la bara esce dalla chiesa.

     

    Si alza un soffio di vento, che fa capire che ancora la primavera dovrà lottare per scacciare via l'inverno. A Greve in Chianti fa freddo nei cuori, scaldati però da una fiamma viva. Quella del ricordo di una ragazza speciale.

    di Matteo Pucci

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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