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venerdì 20 Giugno 2025
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    Il giardino delle rose di Maria Giulia, con fiori “che hanno fatto la storia”

    Seicento varietà coltivate con metodi biologici, in armonia con il bosco

    CHIESANUOVA (SAN CASCIANO) –  “Passi echeggiavano nella memoria lungo il corridoio che non prendemmo. Verso la porta che non aprimmo mai sul giardino delle rose”.

     

    Così recita una famosa frase di Thomas Eliot e nel mese in cui fioriscono le rose siamo stati a Chiesanuova in via Palastra  a visitare il Giardino delle Rose di Maria Giulia Cimarelli per farci raccontare come nasce l’idea di questo giardino-vivaio sui generis: un luogo dove rose “importanti” regalano al visitatore profumi e colori indimenticabili.  

    “Io sono stata un’amante del giardino – comincia a raccontare Maria Giulia – fin da bambina e quando negli anni ’90 anni tornai ad abitare in questa casa decisi di piantare rose antiche che avevo avuto modo di ammirare nei giardini francesi ed inglesi.”

    “Tra l’altro – continua Maria Giulia – avevo nel frattempo scoperto che le rose antiche sono costantemente presenti nella letteratura, nella storia e nella storia dell’arte e visto la mia formazione umanistica, tutto questo mi appassionò. Ma la vera svolta fu al Chelsea Flowers Show di Londra nel 1990  quando ebbi modo di conoscere un importante rosaista: Sir Peter Beales,  che mi convinse a creare un giardino di rose e farne una vera e propria attività.”

    Maria Giulia, in accordo con il marito, scelse da subito di fare coltivazione biologica, visto il suo enorme rispetto per l’ambiente e di creare così un giardino di rose antiche e classiche, rose inglesi e clementidi in armonia con il bosco, dove è situata la sua casa insieme ad un vivaio annesso, dove il visitatore ha la possibilità di comprare le piante in vaso desiderate.

    Nel giardino che conta ad oggi circa 600 varietà di rose, si cammina in mezzo ad un tripudio di colori e si è avvolti da profumi irrepetibili che nessuna rosa moderna sarà mai capace di eguagliare.

    La particolarità di queste rose è che ognuna di loro ha una storia da raccontare perché Maria Giulia ha scelto di coltivare proprio quelle rose in cui è possibile imbattersi in un quadro del rinascimento piuttosto che in un romanzo dell’800.

    “C’è qui nel giardino – ci spiega Maria Giulia- una rosa a cinque petali nemmeno tanto spettacolare che tuttavia i faraoni si portavano nella tomba. Si chiama Rosa di San Giovanni che cresce in larghezza ed io l’ho vista al Museo del Cairo dentro una teca: un tralcio di questa rosa insieme a dei calzari.”

    “Poi – continua Maria Giulia – c’è la Damascena Bifera, profumatissima, che cresce a mazzi, che era piantata a Pompei ed  a Phaestum. Questa rosa era così importante per i Romani che quando conquistarono l’Egitto la piantarono lì perché grazie al clima rifioriva tantissime volte.”

    “C’è poi la rosa simbolo della casa di York – racconta Maria Giulia- nella Guerra delle due rose, presente anche in un quadro di Caravaggio “ Ragazzo morso da un ramarro” che si chiama Alba Maxima e c’è poi la mia adorata la Maiden’s Blush dipinta da Botticelli sia nella Primavera che nella Nascita di Venere. Ai tempi di Botticelli si chiamava Alba Incarnata dal colore roseo delle guance. Una rosa seducente che venne portata in Inghilterra dalla Francia”.

    “Da non dimenticare la rosa Paul Neyron di color rosa fucsia – aggiunge Maria Giulia- amatissima dalle signore dell’800 che di questo colore si facevano cucire gli abiti e alla quale il Principe Tomasi di Lampedusa dedica una descrizione nelle prime pagine de Il Gattopardo”.

     

    Maria Giulia ha incontrato nel tempo tanti estimatori del suo giardino, anche privati appassionati che hanno acquistato le sue rose e con i quali è nata una bella amicizia. Uno tra tutti fu Giorgio Galletti, curatore dei giardini storici delle ville medicee, appassionato e molto competente, con il quale a metà degli anni ’90, Maria Giulia adornò di rose antiche il giardino di Boboli, quello di villa La Petraia e della Villa di Castello, sede dell’Accademia della Crusca.

    Tra le rose scelte per questi allestimenti  anche la Rambling Rector, la rosa preferita di Shakespeare che il poeta amava chiamare, “my sweet rosa moscata”. Una rosa semplice dal colore chiaro e dal profumo inebriante che rimanda agli odori delle spezie.

    Bellezza, vitalità e storia si mischiano insomma nel giardino di Maria Giulia, dove c’è tanto da imparare ed infatti qui è possibile seguire anche corsi di storia delle rose, corsi di potatura e di tecniche di coltivazione.

    Come Elena Molteni, pittrice di acquerelli che è qui da Maria Giulia per imparare l’arte della cura delle rose “ qui dove si respira un amore, una cura un vissuto che fanno bene all’anima”.

    di Silvia Luis

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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