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sabato 20 Aprile 2024
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    M5S Greve in Chianti: “I nostri figli al sicuro in giardino mentre diserbano nelle vigne?”

    Lunga riflessione, con molte domande, del MoVimento 5 Stelle grevigiano sull'utilizzo della chimica in agricoltura

    GREVE IN CHIANTI – "Siamo cittadini che vivono lo splendido territorio del Chianti, e in quanto abitanti ci poniamo alcune domande in merito all'agricoltura che contorna le nostre vite, fatta per circa il 70% di chimica, usata su ettari ed ettari di vigne".

     

    Inizia così la riflessione del MoVimento 5 Stelle di Greve in Chianti su un tema, quello dell'utilizzo della chimica in agricoltura, da sempre al centro della sua attività politica. Tornato ancora una volta d'attualità con le recenti dichiarazioni dell'ex sindaco grevigiano Alberto Bencistà, che ha parlato di un Chianti "avvelenato".

     

    "Non mettiamo in dubbio – dicono i cinquestelle grevigiani – che l'introduzione del patentino dia una adeguata istruzione agli agricoltori in merito ai prodotti adoperati e al loro corretto utilizzo, è stato un passo culturale in avanti affinché, forse, si prenda coscienza di cosa un agricoltore non biologico abbia tra le mani quotidianamente. Ma a noi, che l'aria la vogliamo libera da pesticidi, questo non basta".

     

    "Il patentino – rimarcano – non toglie il fatto che il diserbante a base di Glyphosate (per esempio quelli sistemici usati nei grandi vigneti come i nostri del Chianti) sia stato catalogato dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, lo I.A.R.C. come “probabile cancerogeno umano”, dichiarando inoltre "esistono prove convincenti in grado di dimostrarne la cancerogenicità negli animali di laboratorio… . Il glyphosate, inoltre, causa danni al DNA e ai cromosomi nelle cellule umane ed è stato classificato in passato come interferente sul sistema endocrino; inoltre esistono correlazioni epidemiologiche tra l’esposizione al Glyphosato e il linfoma di non-Hodgkin, agli aumenti di leucemie infantili e a malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson".

     

    "Questo – dicono ancora – tanto per fare un esempio di un prodotto che viene ovviamente spiegato quando un agricoltore deve prendere il patentino. Al corso, inoltre, viene anche detto che ci deve essere una segnaletica specifica che ne indichi l'uso nel momento in cui viene diserbato, e la segnalazione del divieto d’ingresso nella zona trattata per le successive 48 ore. La segnaletica in questione è quella con la “mortesecca” ma che noi, nella nostra meticolosa attenzione non abbiamo mai visto. Forse perché l'immagine di un'azienda ne pagherebbe un prezzo troppo alto?".

     

    "Fatto sta – prosegue la riflessione del M5S di Greve in Chianti – che gli agricoltori che spruzzano questi prodotti, e che quindi hanno il patentino per il quale hanno studiato, sanno perfettamente che la responsabilità di questa mancanza è la loro. E la responsabilità del datore di lavoro? La normativa non ci pare chiara a riguardo".

     

    Ricordano che "l’Italia è uno dei maggiori utilizzatori di questo pesticida, che è addirittura incluso nel Piano Agricolo Nazionale (PAN) per l’uso (in)sostenibile dei fitofarmaci e l'Europa disconosce il “principio di precauzione” da lei stessa citato nell'articolo 191 del trattato sul funzionamento dell'Unione Europea, il cui scopo sarebbe quello di garantire un alto livello di protezione dell'ambiente e della salute umana e animale".

     

    "Così una domanda ci sorge spontanea – dicono – Se io vivo vicino ad una vigna (e nel Chianti non è difficile!) posso stare tranquillo se, mentre stanno diserbando o trattando con pesticidi, c'è mio figlio nel giardino di casa mia che gioca sull'altalena? E' mai possibile che le logiche fredde del denaro debbano sempre vincere sul rispetto della vita altrui?"

     

    E' lunga e articolata la riflessione dei pentastellati grevigiani sul tema: "Ci domandiamo poi cosa sia la “salubrità dei prodotti” usati in agricoltura di cui parla il direttore Cia Firenze-Prato Sandro Piccini, salubrità che diventa addirittura “un elevato valore aggiunto. competitivo”. Questo aspetto, del quale attendiamo con ansia dati scientifici che lo dimostrino, ci incuriosisce assai, ma ci sembra la solita originale logica omeopatica: se fa bene alle piante, respirarne un pochino farà bene anche a me!".

     

    "Ci sorprende – riprendono – ma vorremmo essere confortati dal fatto che le case farmaceutiche produttrici di fitofarmaci di sintesi abbiano a cuore la salute delle persone, in particolare quella dei bambini e delle donne in gravidanza e allattamento, che sono i soggetti più sensibili alle esposizioni ai pesticidi".

     

    "Ci permettiamo di far pubblica una speranza – annunciano – che pervade prepotentemente le nostre aspettative per il futuro, come cittadini, padri e madri: Se queste aziende vitivinicole, vista la sempre crescente attenzione della gente per un cibo più sano e sostenibile (e magari un'aria respirabile) iniziassero a cambiare rotta, verso un'agricoltura naturale, intelligente, biologica, in sintonia con l'ambiente, forse ne gioveremmo tutti, l'aria, la terra, l'acqua… e anche il loro vino. Ci siamo messi in testa di contribuire a salvare questo pianeta… perché è l'unico che abbiamo".

     

    Chiariscono anche che "non vogliamo minimamente sminuire il ruolo importantissimo degli agricoltori, né tanto meno vogliamo “fare tutto facile” dicendo semplicemente che devono smettere di diserbare. Il problema è più ampio: non ci sono solo i diserbanti, ci sono anche insetticidi, fungicidi, concimi chimici, anti-muffa… e siamo perfettamente consapevoli che anche in agricoltura biologica si possono usare prodotti che non fanno benissimo alla salute umana basti pensare al classico “ramato” (nelle sue varie formule, solfato di rame, ossicloruro di rame, poltiglia bordolese…) che però se usato in maniera corretta e nelle giuste dosi risulta ottimo per la salute delle piante e innocuo per quella umana".

     

    "E' altresi vero – riprendono – che esistono tipologie di agricoltura che addirittura escludono anche questi “antichi” metodi di difesa naturale,da sempre usati dai nostri “nonni”, alcuni ancora in forma sperimentale altri invece già rodati,pensiamo ad alcune espressioni di agricoltura biodinamica o degli esempi di agricoltura sinergica che sempre di più stanno prendendo “campo” (è il caso di dirlo) in vari parti del mondo e ovviamente anche in Italia e che magari, un giorno in un futuro più o meno prossimo prenderanno il sopravvento e diventeranno la principale tecnica di agricoltura praticata. Detto questo ovviamente siamo ben consapevoli che questa strada è ancora molto molto lunga specialmente per una zona così altamnte specializzata come quella del nostro Chianti ed è per questo che ci stiamo impegnando attivamente affinché almeno si inizi ad eliminare i pericoli principali per la salute umana, partendo per l'appunto dai diserbanti di qualunque tipo e dai pesticidi chimici".

     

    Perché, e il M5S grevigiano lo ribadisce da tempo, "un'altra agricoltura è possibile, basta volerlo, tanto è vero che la maggior parte degli agricoltori che usano il diserbante in maniera regolare a cui abbiamo chiesto il motivo di tale pratica ci ha risposto che lo fa per un discorso economico, in quanto con un “passaggio” di diserbante di, per esempio, quattro ore fa il lavoro che magari avrebbe fatto con due “passaggi” di estirpatore o scavallatore magari di sei ore l'uno. A questo punto il problema si sposta su un piano meramente economico che, tralasciando la “banale” considerazione di che valore vogliamo dare alla nostra salute e a quella dei nostri figli e nipoti, pensiamo sia facilmente superabile calcolando quanto incidono questi maggiori costi di lavorazione su una bottiglia di vino; questo è un conto che sicuramente avranno già fatto gli agricoltori che praticano il diserbo chimico ed è proprio a loro che ci piacerebbe rivolgerci chiedendo se sia  proprio impossibile recuperare quella cifra magari grazie ad un maggior valore che acquisirebbe quel vino".

     

    "Queste ovviamente sono nostre modeste considerazioni – dicono ancora – che speriamo possano servire da punto di partenza di una presa di coscienza sempre maggiore da parte di tutta la popolazione e ovviamente da parte degli agricoltori i quali ci auguriamo possano intervenire in maniera diretta magari anche aiutandoci a capire meglio i meccanismi per i quali ancora non è possibile sganciarci in maniera netta da un'agricoltura così fortemente condizionata dalla chimica. Per questo abbiamo convintamente sottoscritto la "Carta di Panzano", un documento che ha dato avvio ad un gruppo di lavoro che è nato a Greve e si è allargato già in ampia parte della Toscana, per sostenere l’agricoltura biologica a tutto tondo, unica speranza per andare incontro ad uno stile di vita davvero sostenibile, sia per l’ambiente che per l’uomo, elementi strettamente connessi tra loro".

     

    "Vogliamo infine concludere – dicono in conclusione – con una riflessione di Carlo Petrini, fondatore dell'associazione Slow Food di cui il comune di Greve In Chianti fa parte e con tanto ardore ne sbandiera la propria appartenenza: “L'agricoltura, che dovrebbe fondarsi su un'alleanza tra uomo e natura, è diventata invece una guerra. E non è un caso che le tecnologie per fare i pesticidi provengano tutte dall'industria bellica: L'agricoltura industriale è di fatto una dichiarazione di guerra alla Terra"”.

    di Redazione

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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