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sabato 20 Aprile 2024
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    Il presidente Cotugno: “La causa? Le restrizioni ai centri donazione locali”. Poi fa il punto sul bar dell’FPG

    GRASSINA (BAGNO A RIPOLI) – Sulla scia dei festeggiamenti per i quarant’anni dalla nascita della Fratellanza Popolare di Grassina incontriamo il  presidente, Michele Cotugno, per fare il punto su una situazione che sta a cuore di tutti. Ovvero la condizione attuale della raccolta sangue relativa alla nostra regione.

     

    “Quest’anno – dice Cotugno – per la prima volta in Toscana l’emergenza ha anticipato l’arrivo dell’estate, periodo nel quale già di solito si registrava una forte diminuzione delle donazioni, dovuta stavolta anche ad alcune ultime restrizioni imposte dalla Regione per garantire standard di sicurezza sempre maggiori”.

     

    Con estrema precisione spiega quelli che sono stati i cambiamenti: "Una recente legge emanata dalla Regione Toscana ha stabilito quali fossero i parametri necessari da rispettare per i centri mobili di raccolta, le emoteche, affinché potesse essere garantita una migliore qualità del sangue raccolto". 

     

    "Tali ristrettive caratteristiche richieste – prosegue Cotugno – non consentono più le raccolte con i centri mobili nel raggio di 10 km dai centri emotrasfusionali accreditati. Tutto questo avrebbe dovuto incoraggiare i donatori a recarsi direttamente agli ospedali dove l’assistenza è fornita da medici altamente qualificati e professionali tramite i quali si ottiene un accurato screening gratuito".

     

    Ma questo non è accaduto: "Queste variazioni, insieme alle problematiche del lavoro, invece hanno modificato le abitudini dei donatori. Adesso possono contare su una struttura costantemente aperta e pronta permettendogli però di rimandarne l’appuntamento a data da destinarsi; inoltre per essere registrati come donatori la prima volta si deve sostenere una visita, dopodiché si può tornare a donarlo. In tal modo sono necessari almeno due permessi lavorativi, cosa che non sempre è possibile permettersi".

     

    "Diversamente – ricorda – prima erano appuntamenti che richiamavano l’attenzione, appositamente creati quasi sempre di domenica per facilitarne proprio l’affluenza”.

     

    Ma l'emergenza non aspetta: “Il sangue non si può riprodurre in laboratorio e non serve solo seguito di gravi incidenti, ma spesso è indispensabile ad esempio per pazienti che affrontano lunghi cicli di chemioterapia o interventi chirurgici complessi, ed è materia prima insostituibile per la produzione di importanti farmaci".

     

    "Attualmente – spiega ancora – consideriamo che per fare fronte alle richieste giornaliere degli ospedali vengono importate le quantità necessarie di sangue dalle altre regioni o addirittura dall’estero. Molto importanti in questi periodi critici sono coloro i quali hanno donato da meno di 24 mesi e sono quindi già conosciuti, potendo così tornare facilmente a riproporsi".

     

    “L’importanza della donazione – dice ancora Michele Cotugno – va vista a tutto tondo. Non solo come atto di civiltà e di grande generosità all’interno di una società di cui tutti facciamo parte, ma anche a vantaggio di noi stessi che possiamo utilizzarla come forma preventiva all’insorgere di malattie cardiovascolari".

     

    "Mi riferisco soprattutto agli uomini – tiene a dire – che  a differenza delle donne non hanno un ricambio di sangue periodico. Per donare è sufficiente essere maggiorenne, in buona condizione di salute che comunque sarà verificata, pesare più di 50 kg. La Regione Toscana inoltre, attraverso i gruppi donatori come il nostro, mette a disposizione anche AngenDona, ovvero il sistema di prenotazione della poltrona per garantire al donatore il miglior servizio e nessuna attesa”.

     

    Per maggiori informazioni si può consultare questo link oppure rivolgersi tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 20 alla Fratellanza Popolare Grassina al numero 055 646331.

     

    Altro argomento, meno urgente ma che non ha ancora trovato una sua identità, è il bar che si trova all’interno delle mura della Fratellanza, chiuso in seguito a un'indagine dei carabinieri che hanno scoperto un giro di spaccio da parte dei gestori, che addirittura vi coltivavano piantine di marijuana.

     

    “In otto anni – dice il presidente -si sono susseguite varie gestioni esterne che non sono riuscite a farlo funzionare come avrebbe dovuto. Adesso che è di nuovo inattivo una delle proposte sarebbe quella di riportare questo spazio il più vicino possibile a quella che è la natura dell’associazione, rendendolo socialmente fruibile da chi la frequenta".

     

    "Restituirlo insomma ai volontari e ai soci – conclude – piuttosto che ai gruppi che saltuariamente si ritrovano per passare qualche ora insieme".

    di Silvia Rabatti

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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