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giovedì 25 Aprile 2024
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    Giuliano Guidotti: in ricordo di un uomo nella storia di Grassina. La testimonianza dei figli

    "Con il suo pensiero critico ha affrontato tutta la sua vita, nel bene e nel male. Una vita lunghissima cominciata attivamente a 16 anni, nel ’46 quando si iscrisse al PCI..."

    GRASSINA (BAGNO A RIPOLI) – Un ricordo che lascia intendere, a chi non lo avesse conosciuto, chi è stato Giuliano Guidotti e l’eredità che ha lasciato.

    Il primo agosto è scomparso un grassinese storico, impegnato fin da giovane nell’attivismo del partito. E nella politica come ideale di libertà in cui credere e da difendere.

    Valori per lui fondamentali sui quali ha fondato l’educazione per i suoi figli Susanna, Leonardo, Manuela e Valentina.

    Non solo per la sua famiglia. Giuliano ha rappresentato una figura di riferimento e importante per tanti ambienti nel territorio, negli anni fu anche presidente della casa del popolo di Grassina.

    Ma quello che noi abbiamo voluto raccogliere è proprio il ricordo di quello che è stato un padre presente per Susanna, Leonardo e Valentina. Un esempio per loro, fino agli ultimi giorni. 

    Pensiero critico.

    Si sente ripetere spesso in questi giorni, il babbo era un monumento al pensiero critico.

    Con quello ha affrontato tutta la sua vita nel bene e nel male, una vita lunghissima cominciata attivamente a 16 anni, nel ’46 quando si iscrisse al PCI.

    Chissà forse è la sua generazione di comunisti, che ha affrontato la guerra calda, quella fredda, lo stalinismo e l’VIII congresso del PCI, l’invasione dell’Ungheria e quella della Cecoslovacchia che è stata capace di “ragionare” trovare le cause e proporre soluzioni, sia nella vita pubblica che in quella privata.

    Come figli si poteva chiedere qualcosa solo se si aveva una ragione, “lo fanno tutti” era la giustificazione che preludeva ad un “no”. Anche da grandi, anzi quasi anziani, quello che siamo oggi, si rischiava risposte taglienti.

    Un pensiero critico che era sostenuto da una incrollabile fede nella libertà di ciascuno di determinare il proprio destino, e di scegliere, fuori dalle convenzioni.

    C’è una ragione perché è stato in campeggio fino a due giorni prima della morte.
    Una scelta nata agli inizi degli anni 60, dopo alcune brevi esperienze “in pensione” anche a Rimini.

    Troppe convenzioni, troppe ipocrisie piccolo borghesi, quindi la scelta di una grande tenda che ci contenesse tutti, e le più belle vacanze della nostra infanzia.

    Ogni anno, 2 mesi di libertà assoluta, a contatto con il mare, la natura, e questo era rimasto per il babbo il campeggio; vissuto pienamente da pensionato in quei 4 mesi sotto una delle più belle pinete della Toscana, come la definiva lui, inizialmente con la mamma, poi da solo da sette anni, libero nell’aria trasparente della pineta.

    Libero anche nei grandi viaggi in Italia ed in Europa, negli anni settanta, nella Jugoslavia titina, nel sud Italia ancora incontaminato della Puglia, della Sardegna e della Calabria fra le altre.

    Libero e capace di vedere e costruire una strada verso il futuro anche nella sua militanza politica, da fondatore del Circolo Vie Nuove a presidente della Casa del Popolo di Grassina ad animatore per tanti anni della politica locale del PCI, del PDS, dei DS a Bagno a Ripoli.

    Aveva fatto politica, era stato anche funzionario del PCI, la politica di professione l’aveva abbandonata perché aveva scelto una famiglia numerosa, ma non ha ma abbandonato la militanza, fino a che ha deciso che era giusto che altri più giovani prendessero il suo posto.

    Aveva sofferto per la svolta della Bolognina, ma molto di più per lo strappo di Rifondazione.

    Ed ancora la sera della sua morte parlava al telefono di Calenda e del campo largo, dell’angustia di visione dei tempi odierni, confinata nella personificazione dei partiti, ma non aveva paura della destra, aveva vissuto il periodo scelbiano, aveva fiducia che alla fine le forze democratiche avrebbero ritrovato il senso della loro visione del mondo.

    Verrebbe da dire: “beato lui”, ma se ne è andato prima, e non potremo godere dei sui commenti.

    E’ stato un babbo presente, anche se nascosto dall’Unità che leggeva rigorosamente a tavola. A cui fare riferimento per un consiglio o un parere, a cui spesso non ubbidivamo, ma che valeva la pena ascoltare.

    Ma in tutto questo racconto, manca una parte essenziale, che ha fatto parte di lui e di tutti noi, il legame solido e complice con la mamma, il braccio operativo e romantico di una coppia granitica, per tutti noi un esempio da onorare nella vita che continua.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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