BAGNO A RIPOLI – Non usare gli schermi per far stare buoni i più piccoli o per farli mangiare. Consegnare uno smartphone personale ai propri figli il più tardi possibile.
Spiegare ai bambini le opportunità ma anche i rischi della rete, e applicare sempre il “parental control”.
Limitare la condivisione delle foto dei figli sui social e favorire il più possibile attività “reali”, senza schermi, al posto di quelle virtuali.
Sono solo alcune delle linee guida contenute nei Patti digitali di Bagno a Ripoli, uno dei primi manifesti per l’uso consapevole della tecnologia e la diffusione di una cultura digitale che metta al centro i bambini e il loro benessere, che deve essere cura di tutti.
I Patti, contenenti una serie di consigli suddivisi per fasce d’età, sono il frutto del lavoro di nutrito gruppo composto da genitori, istituzioni e professionisti dell’infanzia e dell’educazione che negli ultimi mesi si sono riuniti e confrontati per delineare il “decalogo”.
Un percorso, nato nell’ambito del più ampio progetto “Custodi digitali” della Toscana in collaborazione con il Comune, gli istituti comprensivi “Caponnetto” e “Mattei” e l’associazione MEC – Media educazione e comunità, che dallo scorso anno hanno promosso numerosi appuntamenti pubblici per diffondere e promuovere una cultura per il benessere digitale, come weekend senza smartphone e laboratori pratici e creativi schermi-free.
I Patti, adesso, sono rivolti non solo a tutte le famiglie di Bagno a Ripoli che abbiano un figlio tra gli 0 e i 14 anni, ma anche a tutti coloro – educatori e docenti, nonni, zii, allenatori sportivi, animatori culturali, medici, operatori di scuolabus e centri estivi – che interagiscono col mondo dell’infanzia e pertanto fanno parte a pieno titolo della nostra “comunità educante”, anche solo col proprio esempio.
Il documento può essere consultato e sottoscritto all’indirizzo https://pattidigitali.it/bagnoaripoli, dove sono disponibili anche tanti materiali per approfondire, come video, bibliografie per giovani lettori, materiali di divulgazione e documentazione scientifica.
“I Patti – spiegano i promotori – non sono il punto di arrivo ma l’inizio di una sfida educativa che consiste nel riconoscere le insidie legate all’uso precoce o eccessivo della tecnologia per i piccoli. Non per negare l’importanza dell’uso del digitale ma per fare della tecnologia una risorsa preziosa e per stare meglio insieme, tutti noi”.
“Un grazie alle istituzioni che hanno supportato questo progetto – concludono – ai professionisti dell’associazione Mec, alle scuole ripolesi, ai formatori del progetto nazionale Custodi Digitali e a tutti gli sponsor che hanno creduto e sostenuto questo lavoro, consapevoli che è solo una tappa di un cammino che continua e che arricchirà il nostro territorio di importanti valori educativi”.
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