Una volta tanto che ne avevano azzeccata una, chiedono scusa e anche peggio…
Con qualche giorno di ritardo, ci occupiamo di questa vicenda abbastanza inquietante.
A febbraio eravamo rimasti piacevolmente stupiti nel constatare che l’amministrazione comunale si era “scordata” di celebrare il Giorno del Ricordo.
Una ricorrenza nata come contraltare alla Giornata della Memoria, uno strumento per legittimare una narrazione che vuol mettere sullo stesso piano chi diede la vita per la Liberazione e chi lo fece per ritardare il collasso di un regime genocida.
L’amministrazione e il sindaco si erano pubblicamente scusati con Fratelli d’Italia (non certo con la comunità ripolese) che aveva sottolineato la dimenticanza.
Quel “non risuccederà, scusate” di Pignotti ha messo fine alle nostre speranze di vedere la Giunta sottrarsi al dovere istituzionale di celebrare una giornata dedicata al revisionismo e al rovescismo.
Spesso, come è stato fatto anche nello scorso consiglio comunale dal consigliere di Fratelli d’Italia Barbarossa, viene usata la formula “colpevoli solo di essere italiani” riferendosi alle vittime delle azioni portate avanti dall’Esercito Popolare Jugoslavo.
Non è vero nulla!
270 sono i cadaveri a cui fu possibile dare un nome ed un cognome, di quelli estratti dalle foibe; nemmeno uno è appartenuto a persone che si adoperarono nella Resistenza (a volte si sente perfino questa bufala) e nessuno che potesse esser definito come vittima di un cieco odio etnico.
Non erano colpevoli dell’essere italiani, ma dell’essere nazifascisti. La differenza è sostanziale.
Altro che “sistematico genocidio”… Tito non era Netanyahu.
La stessa Norma Cossetto che spesso viene adottata a totem del 10 febbraio, era figlia di un gerarca fascista e lei stessa lo era.
Civili sì, ne furono uccisi, nessuno lo nega; ma si poteva esser nazifascisti pure esercitando professioni non legate all’ambito militare.
L’Esercito Popolare Jugoslavo ha ucciso preti, contadini, farmacisti…? Sì, lo ha fatto, nel momento in cui essi collaborarono e/o agirono in supporto al regime nazifascista.
All’ultimo consiglio comunale di marzo, il Pd e le opposizioni civiche, che quando si parla di temi tracimanti le vicende del territorio ripolese, fanno esattamente quel che fa la maggioranza (vedi genocidio palestinese), hanno votato a favore di una mozione di Fratelli d’Italia che chiede di porre una targa nel nostro territorio ove recarsi il 10 febbraio per ricordare le vittime delle foibe e la vicenda dell’esodo volontario degli italiani dalla Jugoslavia.
Come Potere al Popolo rilanciamo chiedendo che se il consiglio comunale spinto da Fratelli d’Italia sente il dovere – giustamente – di ricordare quei drammatici eventi, che accanto a tale targa ne venga apposta un’altra in ricordo dei 280mila jugoslavi – quelli si in gran parte civili colpevoli solo di essere slavi – morti a causa dell’occupazione nazifascista della loro terra.
Un’altra che ricordi le centinaia di italiani che donarono la propria vita tra le file della resistenza jugoslava, per liberare quelle terre e quei popoli dalla piaga nazifascista.
Tanto per ricordare a chi vuol descrivere quei drammatici eventi come un conflitto etnico, che non c’erano italiani contro jugoslavi ma antifascisti contro nazifascisti.
Ricordiamo in ultimo che 800 furono i cadaveri recuperati dalle foibe, 800 furono anche i criminali di guerra italiani rei delle più disumane crudeltà in Jugoslavia che l’Italia non ha mai consegnato al governo di Belgrado salvandoli dal dover rispondere delle proprie azioni disumane.
Dunque chi parla di tragedia dimenticata, di Italia disattenta alle sofferenze dei propri cittadini di Istria e Dalmazia, vogliamo ricordare che quell’Italia si è drammaticamente scordata si, ma di far pagare com’è giusto che fosse, chi aveva dato ed eseguito ordini criminali ai danni dei popoli jugoslavi (e non solo chiaramente).
È sconcertante veder attuare ancora una volta il fenomeno che da decenni porta il centrosinistra ad accettare di farsi trascinare dalla destra in quest’opera di revisionismo storico che mira ad affibbiare ai liberatori un marchio di antagonisti.
Se a Bagno a Ripoli, all’unanimità c’è un consiglio comunale che dà manforte a Fratelli d’Italia in quest’opera di redenzione dei fascisti, fuori da esso ci siamo noi che a tutto questo diciamo un secco no!
Potere al Popolo Bagno a Ripoli
©RIPRODUZIONE RISERVATA