Era andato in Brasile per un mese di vacanza e per trovare un amico. Si è trovato "immerso" dentro la grande protesta brasiliana, quella di un popolo che vede spendere milioni e milioni per l'organizzazione dei mondiali. E che, dal canto suo, ha problemi a mettere insieme il pranzo con la cena.
Così il nostro giornalista Stefano Casprini ci ha mandato una lunga testimonianza dal Brasile, dopo aver vissuto a stretto contatto con le manifestazioni di protesta. Ve la proponiamo qui di seguito: anche le foto che trovate sopra le ha scattate Stefano.
In tutto il Brasile manifestazioni contro il governo di Dilma Rousseff per chiedere più investimenti nell’istruzione e nella sanità. Milioni di persone in piazza a San Paolo, Rio de Janeiro, Belo Horizonte, Fortaleza e nelle maggiori città del colosso Sudamericano.
A Salvador (Bahia), il 27 giugno si è svolta la seconda manifestazione organizzata dal Movimento Passe Livre Salvador. A differenza di quanto accaduto in occasione della partita Brasile – Italia, allo stadio Arena Fonte Nova, non ci sono stati incidenti esclusi alcuni atti di vandalismo verificatisi al margine della manifestazione.
Una corsa del bus costa 2,80 reali (poco meno di 1 euro), una larga parte di brasiliani vive con il salario minimo (poco più di 600 reali) e si muove quasi esclusivamente con i mezzi pubblici. Le proteste nel paese sono iniziate per contrastare l’aumento della tariffa e lo sperpero di denaro per i mondiali di calcio. Uno scontento crescente che ha portato in piazza migliaia di persone in ogni città.
Contro la corruzione e gli sprechi del governo e per chiedere investimenti nella sanità, nell’istruzione, nella cultura. Le immagini degli scontri fra manifestanti e polizia sono passate sui media di tutto il mondo e le tv brasiliane trasmettono ao vivo, dalle piazze e dagli elicotteri, praticamente h24.
A Salvador (Bahia) dopo i disordini dei giorni scorsi in occasione della partita Brasile-Italia, si è svolta una nuova, pacifica, manifestazione (la seconda nelle ultime due settimane).
Concentrazione a Campo Grande, sotto il monumento agli eroi delle battaglie per l’indipendenza di Bahia, di fronte al Teatro Castro Alves, a pochi metri dalla “Casa da Italia”. Nonostante la pioggia incessante, verso le tre del pomeriggio, qualche migliaio di persone ha imboccato Avenida Sete de Setembro in direzione Praça Castro Alves. Studenti, adulti, vecchi e bambini, mentre i commercianti serravano le saracinesche dei negozi, hanno sfilato lungo la tradizionale strada di commercio popolare, verso Praça da Aclamação, Largo da Piedade, Largo São Pedro.
La polizia ha accompagnato il corteo fino all’imbocco della strada per salire alla Prefeitura dove alcuni rappresentanti del municipio sono scesi per parlare con i manifestanti.
A ritmo di Batucada brasileira, suonata su bidoni di latta, il corteo è ripartito verso Lapa, la stazione rodoviaria più grande della città. Inaugurata nel 1982, riceve la maggior parte del traffico di bus della metropoli baiana ma presenta un aspetto a dir poco decadente. I manifestanti hanno bloccato i bus e solidarizzato con autisti, bigliettai, passeggeri.
Il Comune aprirà un confronto sui 21 punti presentati dal movimento MPL Salvador. Dalla riduzione del biglietto del bus alla messa in esecuzione del progetto “Cidade Bicicleta” fino alla richiesta di cambiare il nome dell’Aeroporto Internazionale di Salvador da “Deputado Luís Eduardo Magalhães” a “2 de Julho”(giorno dell’indipendenza di Bahia) com’era in origine.
La mobilitazione nel Paese continua. Il presidente Dilma Rousseff ha proposto un referendum popolare per una riforma costituzionale. La più grande potenza del Sud America, a fronte della crescita economica degli ultimi anni, deve colmare enormi differenze sociali.
di Stefano Casprini
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