BARBERINO TAVARNELLE – Settantasette anni fa, in una radura denominata del “Doccino”, in localitĂ Pratale (poco distante da Fabbrica), venivano uccise sotto i colpi di mitra dei soldati tedeschi dodici persone: Angiolo, Attilio e Oreste Cresti, Bruno, Giuseppe, Livio, Serafino, Marcello e Omero Gori, Carlo e Giuliano Lotti, Giovanni Raspollini.
A questi si aggiunge, dopo pochi giorni, anche il giovane Rino Raspollini, che i tedeschi avevano fatto allontanare insieme a donne e anziani perchĂ© febbricitante e malato di tifo, in un rifugio poco distante dal “Doccino”. MorirĂ il 10 agosto 1944 all’ospedale di Siena.
La cerimonia in ricordo, che si è svolta alle 9 di oggi, venerdì 23 luglio, alla presenza di alcuni familiari delle vittime, ha riservato una sorpresa inaspettata.
Il sindaco di Barberino Tavarnelle David Baroncelli ha infatti rivelato che un ufficiale tedesco, presente alla strage di Pratale, alla fine della guerra si fece sacerdote. Intraprendendo pure una carriera ecclesiastica.
Dobbiamo ricordare che per anni la strage è passata sotto silenzio. Poi furono Franco Bartalesi e Gabriella Congedo, appassionati di storia locale, a intervistare alcuni testimoni. Facendosi raccontare cosa accadde in quel tragico 23 luglio a Pratale.
Successivamente anche lo storico Claudio Biscarini riuscì a trovare nuovi indizi, grazie al ritrovamento di alcuni scritti tedeschi. Individuando il reparto di soldati tedeschi che si macchiò del crimine.
Sembrava che la svolta definitiva fosse arrivata nel maggio 2014, dopo un procedimento penale avviato nel 2011 dall’allora Comune di Tavarnelle per fare piena luce.
Il procuratore militare della Repubblica, Marco De Paolis, rese noto al sindaco di allora Sestilio Dirindelli, i nomi dei responsabili della strage di Pratale: una squadra di sei uomini alle dipendenze della seconda Compagnia del dodicesimo Reggimento, quarta Divisione Cacciatori Paracadutisti. Quattro tedeschi, un austriaco e un polacco, tutti deceduti tra il 1978 e il 2011.
E arriviamo a questa mattina quando il sindaco David Baroncelli, dopo le note del silenzio eseguite dal Maestro Adriano della Banda di Marcialla, e avere pronunciato i nomi delle vittime della strage ha detto: “Oggi per noi è una giornata di dolore, una giornata di memoria e una giornata di liberazione”.
“E’ difficile coniugare le cose – ha proseguito – ma fa parte della memoria civile portare avanti questo testimone che ci hanno lasciato, rendendolo vivo nelle nuove generazioni. Grazie all’impegno dell’amministrazione comunale, delle famiglie, delle donne, siamo riusciti a portare alla luce i fatti di Pratale”.
“E visto che la storia ha dei meccanismi – ha detto ancora Baroncelli – e che anche gli studi storici riservano sorprese, lacune, a volte ci sono elementi che ci permettono di andare un po’ piĂą avanti. Non con lo spirito della vendetta o della rivalsa, ma quello della veritĂ e della giustizia abbiamo deciso, con l’Istituto Storico della Resistenza, di provare a fare un ulteriore passo insieme”.
“Per vedere – ha annunciato – se possiamo dare altra luce a questi fatti. Per il dovere che abbiamo di fare storia e memoria nei confronti della comunitĂ , soprattutto quando s’indossa una fascia tricolore, quando si assolve a quelli che sono i diritti e i doveri che la Repubblica, la democrazia e la giustizia, ci impongono”.
“A settembre – ha anticipato Baroncelli – proveremo ad aprire un ulteriore filone di ricerca su ciò che avvenne ai responsabili che il Tribunale militare ha individuato come presenti e comandanti delle truppe tedesche qui a Pratale. Quali siano state le loro vite e le loro storie. Uno dei comandanti presenti ad esempio intraprese una carriera ecclesiastica, altri fecero altre vite, per questo proviamo a trovare il senso di veritĂ di quanto accaduto”.
“Non è la vendetta che ci spinge – ha concluso – ma la veritĂ . Che ci rende uomini e donne migliori”.
Subito dopo padre Rosario Landrini, prima di impartire la benedizione, ha detto: “Dalle parole del sindaco si capisce come questa vicenda sia andata avanti e progredito in quella veritĂ senza la quale non ci può essere amore. L’amore a queste famiglie, l’amore alla tradizione. Anche le nostre relazioni di amore, se non c’è la veritĂ , sono fasulle e si costruiscono sul nulla”.
“Stiamo calpestando una terra intrisa di sangue – ha ammonito il parroco di Montefiridolfi, Fabbrica e Bargino – Quel sangue che non è solo qui, ma che è stato nella vicenda storica del nostro Paese il fondamento perchĂ© oggi possiamo assaporare quella libertĂ , quella democrazia molto spesso denigrata”.
“Benedicendo – ha concluso – ci sentiamo sempre di dire che vogliamo bene alla nostra democrazia, vogliamo bene alla nostra societĂ , vogliamo bene alle nostre istituzioni. Questo sangue non è stato versato invano, perchĂ© ha dato la possibilitĂ di percorrere una strada di veritĂ e giustizia senza la quale non c’è nessuna convivenza”.
Erano presenti, accanto al gonfalone del Comune di Barberino Tavarnelle, l’associazione ANPI Barberino Tavarnelle, l’Associazione Internati e i carabinieri della Stazione di Barberino Tavarnelle, oltre ai familiari delle vittime e semplici cittadini.
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