BARBERINO TAVARNELLE – Oggi, giovedì 8 ottobre, si è tenuto uno sciopero, che ha coinvolto tantissimi studenti della provincia di Siena e di Firenze.
Chi pensa che i giovani non facciano niente dovrebbe pensarci due, tre, dieci volte. Perché ci sono molti casi (come questo) in cui dimostrano grande maturità e coraggio.
Consapevoli della contagiosità del Covid-19 e delle conseguenze del virus, preoccupati per le persone a loro care (i genitori, i nonni, i compagni di classe), i ragazzi hanno saltato un giorno di scuola per attirare l’attenzione sul disagio che stanno vivendo.
Specialmente sul bus, che ogni giorno li porta a scuola e poi li riporta a casa.
Chiunque sia stato pendolare sa che la situazione sugli autobus non era semplice neppure prima del Covid-19 per via, per esempio, delle poche corse.
“Ma ora è proprio invivibile”, ci dice Carolina Ostini: diciassettenne tavarnellina, studentessa del Liceo delle Scienze Umane all’Istituto San Giovanni Bosco (Colle Val d’Elsa), che si è fatta portavoce della protesta.
“Per i viaggi di un quarto d’ora come il nostro – a parlare è Carolina – gli autobus dovrebbero avere una capienza dell’80%, ma sono sempre pieni e addirittura a volte ci sono persone in piedi. Spesso i ragazzi non indossano la mascherina e nessuno dice loro niente”.
“Inoltre capita che gli autisti tengano la mascherina abbassata e che i finestrini siano chiusi – racconta – Il contenitore del gel disinfettante a volte non c’è oppure è vuoto. Un altro problema è che sui bus si “mischiano” scuole diverse”.
Un’altra questione che i ragazzi vorrebbero risolvere è quella a scuola.
“La nostra scuola rispetta le normative anti-contagio – premette Carolina – Infatti in classe siamo tranquilli, perché la sicurezza è garantita. E, avendo confidenza tra noi, ci correggiamo a vicenda”.
“Ma nei bagni le classi si mischiano – prosegue – E soprattutto quando siamo fuori da scuola (al momento dell’ingresso e dell’uscita) non ci sentiamo sicuri”.
“Per queste ragioni abbiamo deciso di fare lo sciopero – dice – L’idea è nata da alcuni studenti dell’Istituto San Giovanni Bosco e poi, tramite la pagina Instagram che abbiamo creato (sciopero8ottobre), si è estesa a studenti di altre scuole della provincia di Siena e di Firenze”.
“In tanti hanno pensato che lo sciopero fosse per saltare un giorno di scuola – aggiunge – Ma non è così. Il nostro obiettivo era di farci ascoltare: chiediamo che gli studenti vengano responsabilizzati e che vengano fatti più controlli, sia sui bus che negli spazi comuni della scuola”.
“Vogliamo che la cosa non si fermi qui – la determinazione di questi ragazzi è lodevole – Parleremo con l’azienda che gestisce i trasporti. E per la settimana prossima abbiamo già fissato un colloquio con gli assessori di Poggibonsi e Colle”.
“La nostra paura è di essere asintomatici – conclude Carolina – Andare a scuola senza sapere di essere malati e contagiare i nostri compagni, oltre che la nostra famiglia”.
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